I “miracoli” di Napoli. In quale Paese resisterebbe da oltre quarant’anni un campo sfollati di cartone e amianto? È la storia del “campo bipiani di Ponticelli”, le baracche allestite per dare un tetto ai terremotati della catastrofe dell’Irpinia, quando la terra, tra Campania e Basilicata, tremò fino a 6,9, quell’indimenticabile 23 novembre 1980. Sono ancora lì le casette, cartone e amianto, degrado e malattia. Anche se perfino Alfredo Carosella ammette che “ora qualcosa si muove”. Dopo la visita a Caivano della premier Giorgia Meloni un attivismo è disceso su questa terra inamovibile e martoriata. Coi fondi del Pnrr saranno costruiti 104 nuovi alloggi per una spesa di 25,7 milioni di euro: la promessa. Tuttavia, è tra quelle colate di cemento, come alle Vele di Scampia, nei quartieri dell’abbandono e dell’incuria del napoletano, che si sviluppa l’ultima storia di Alfredo Carosella, architetto e scrittore nato a Campobasso: A casa io e te per La bottega delle parole è l’opera vincitrice del Concorso Talenti Vesuviani 2023, sezione Narrativa Legalità.
L’autore affida al personaggio principale, Mario Russo, una memoria tra cronaca e romanzo, che inizia coi ricordi dopo il terremoto quando, a dieci anni, come tante altre famiglie anche quella di Mario “perde tutto” e si ritrova “in strada”. L’offerta dello zio paterno, che abita a Posillipo in un palazzo signorile rimasto intatto, di trasferirsi presso di lui cambia il destino del protagonista. Si capisce che tra padre e zio c’è della ruggine, ma l’evento ribalta la normalità e Mario, affidato alle cure della premurosa e virtuosa zia, può rimaneggiare l’esistenza senza perdere il confronto con la durezza e le difficoltà. Mario Russo ripensa al terremoto, agli zii, a tutto quello che è venuto dopo, fatti e persone, storie e volti, scrutando la realtà dalla finestra dell’alloggio di periferia dove vive con la moglie e il figlio, affetto dalla sindrome dello spettro autistico. È questa alternanza tra possibile e precipizio che connota la narrativa di Alfredo Carosella. Con una particolarità. La sua scrittura non è intrisa di negatività, di dolore e di violenza, è invece densa di piccoli piaceri, di fortunati attimi, di una sorgente e dilagante fiducia. Carosella è “uno scrittore buono”, in cui la positività prevale sul male e la buona educazione fiorisce anche negli angoli più afflitti. “È la speranza”, spiega l’omaggio al valore di Sant’Agostino, al sentimento che riscatta, illumina e salva, durante la presentazione romana della rassegna Iplac presso lo Spazio Arte Sempione. Una speranza coriacea, connaturata, continua, come un fiore che rinasce tra cemento e baracche.
Per questa scrittura Alfredo Carosella è stato insignito, dopo i tanti riconoscimenti collezionati, del Premio “Talenti Vesuviani 2023” sezione “legalità”, perché il romanzo rappresenta una vittoria contro il degrado e le mafie. Vittoria che non è solo sociale e politica, ma è l’invincibile natura dell’uomo. “La malavita cerca di stroncare il bello, la gioia, la cultura – riflette lui –, perché è il modo di dominare le vite, soprattutto dei giovani. Ma basta un murales per cambiare la destinazione, basta il passaggio dell’arte anche nel quartiere più degradato per spezzare le catene”. A questo proposito lo scrittore narra un aneddoto: “A una presentazione avevo adocchiato due ragazzetti, uno di 19 e uno più piccolo di 10 anni, che ascoltavano intenti. Al termine mi chiedono l’autografo e lo scugnizzo di 10 anni dice a bruciapelo ‘io abito lì’, indicando col dito la foto di copertina col murales di Maradona e la scritta essere umani”. “Certe volte, la mano che ci fa deviare può avere la delicatezza di una carezza ed è tutto meno scontato” è la frase del libro che Alfredo Carosella ha scelto per la quarta di copertina, che è il suo messaggio per questo tempo convulso e gridato.
(*) A casa io e te di Alfredo Carosella, La bottega delle parole 2023, 204 pagine, 15 euro
Aggiornato il 20 dicembre 2023 alle ore 11:11