Era il 1223 e la Terra Santa era attanagliata dalle Crociate. In quel tempo San Francesco si trovava nel reatino perché voleva che la sua regola venisse riconosciuta dalla Chiesa romana da Papa Onorio III che risiedeva presso il Palazzo Papale di Rieti. Preso dallo sconforto per le violenze e per lo spargimento di sangue che investiva Betlemme, disse al suo amico Giovanni Velita e sua moglie Alticama di portare una mangiatoia, un bue, un asino e di invitare tutta la popolazione di Greccio a radunarsi la sera del 24 dicembre. Ecco che prendeva vita la sua grande intuizione: il presepe.

In occasione dell’ottavo centenario (1223-2023), il presepe in piazza San Pietro, per volontà della Diocesi di Rieti, è un omaggio al primo Presepe vivente realizzato San Francesco Greccio. Questa grande intuizione che ha determinato nel tempo il significato del Presepe (rilanciato con la lettera apostolica “Admirabile Signum” che Papa Francesco il 1° dicembre 2019 ha donato al Santuario di Greccio) è stata interpretata come un’istallazione artistica che prende la forma concreta di una scenografia teatrale. La realizzazione è stata possibile grazie al contributo di partner privati, ed affidata agli esperti artigiani di Cinecittà che hanno interpretato il disegno dell’artista presepista Francesco Artese del maestro artigiano presepiale Antonio Cantone di Napoli coordinati dai curatori Enrico Bressan e Giovanna Zabotti di Fondaco Italia.

“Il nostro obiettivo – ha spiegato Enrico Bressan, presidente di Fondaco Italia – è soprattutto la tutela del patrimonio artistico italiano. L’idea del presepe in piazza San Pietro nasce dal restauro del santuario di Greccio, l’eremo francescano in provincia di Rieti dove, nel 1223, ottocento anni fa, San Francesco inventò il presepe. Oltre ad ispirarci al santo di Assisi, al quale è dedicato questo progetto, ci siamo rifatti a quella straordinaria comunità di intenti e abbiamo coinvolto una serie di realtà imprenditoriali ed eccellenze artistiche per realizzare i due presepi vaticani”.

“Al centro di piazza San Pietro – continua Bressan – sorgerà una vera e propria scenografia teatrale, sviluppata su tutti i lati, non solo frontale mentre in Aula Paolo VI ci sarà un presepe musivo creato dalle mani del Maestro mosaicista Alessandro Serena.”

Orsoni Venezia 1888 che ha contribuito alla realizzazione di questo secondo presepe. L’unica fornace a fuoco vivo a Venezia – che utilizza le stesse tecniche dal 1888 per produrre mosaici in foglia d’oro 24 carati, ori colorati e smalti in più di 3.500 colori, dai rossi imperiali ai blu Madonna fino ad una gamma che conta più di 120 toni differenti per i colori degli incarnati – ha realizzato le tessere per quest’opera sacra (4,5 metri quadri di smalti di cui il 5 per cento di tessere in foglia d’oro 24 carati).

“La tradizione musiva – spiega Riccardo Bisazza, presidente di Orsoni Venezia 1888 – è uno degli elementi dei luoghi di culto della cristianità, ha giocato un ruolo cruciale nell’arte sacra, trasmettendo la fede attraverso la bellezza visiva e contribuendo a creare luoghi sacri che ispirano la devozione e la contemplazione. Da secoli, i mosaici raccontano in immagini la vita di Gesù e dei Santi: quelli della Natività sono tra i più diffusi al mondo. Roma è un esempio straordinario di questa tradizione, basti pensare al presepe musivo del XIV secolo di Pietro Cavallini Santa Maria in Trastevere, al mosaico della Natività, ispirato al presepe di Arnolfo di Cambio a Santa Maria Maggiore e a quello presente nella Necropoli vaticana che ritrae Gesù come Sol Invictus, forse la prima icona che lega la sua nascita al 25 dicembre”.

I due presepi, espressioni di diverse forme artistiche, saranno svelati al pubblico sabato 9 dicembre.

Aggiornato il 07 dicembre 2023 alle ore 18:19