Non molti giorni or sono, si era straparlato del ritrovato disegno attribuito a Leonardo da Vinci, in un foglio dimenticato tra altre carte, in Francia.

Ed ecco che l’ennesimo, in questo caso molto dubbio, “Leonardo”, nella manifestazione sua per eccellenza che è la “Gioconda”, si manifesta nuovamente facendo un rombante capolino su tutte le notizie e i lanci d’agenzia. La povera, bistrattata, sfruttatissima Monna Lisa da opera imperitura è ormai più di un’icona pop, con o senza baffi, con o senza le lenti a specchio in perfetto stile cyberpunk.

Ma la “Gioconda” in questione, una delle varianti sul tema, ancora attribuita al Genio fiorentino, suscita numerosi dubbi e perplessità, anche a me che scrivo. Chiunque avesse una dimestichezza non superficiale con l’opera leonardiana si potrebbe facilmente rendere conto di ciò, con una sufficiente conoscenza e una bastevole sensibilità intuitiva, per avere la quasi matematica certezza (in arte l’assoluta sicurezza è sempre rara) che l’opera esposta non sia di mano del Maestro di Vinci, e forse neanche dei suoi allievi, così come quasi certamente è il Salvator Mundi che con buona probabilità è attribuibile più a Marco d’Oggiono che non al pennello del suo mentore neoplatonico.

La Monna Lisa di Isleworth che è esposta a Torino dunque, per una serie di evidenti motivi non l’attribuirei a Leonardo, ma piuttosto è probabile essa sia una copia più tarda della stessa ipercelebrata opera esposta al Louvre. Certo che, com’era uso all’epoca, di “copie” della Gioconda ne esistono e possono esistere ancora, questo è normale secondo la cultura del Rinascimento in tutta Europa. Ricordo che Torino custodisce nella sua Biblioteca Reale, il cosiddetto Autoritratto “a sanguigna”, sempre di Leonardo, insieme con altre opere del Vinciano compreso il Codice sul Volo degli Uccelli e adesso espone questa tela… sì perché anche questo differenzia la vera Monna Lisa di Ser Giocondo (che poi vai veramente a sapere se è lei, e io non lo credo per nulla) dalla Monna Lisa di Isleworth o anche Earlier Mona Lisa, in quanto la prima è stata dipinta su una tavola di legno di pioppo e forse, era anche di maggiori dimensioni e con uno sfondo lievemente diverso da quello che vediamo noi oggi da alcuni secoli.

La tela esposta è di proprietà della Mona Lisa Foundation – in collaborazione con Sm.Art e WeAreBeside – una fondazione svizzera non lucrativa, esposta in un allestimento multimediale che durerà sino a maggio 2024. Considerata ovviamente originale dallo Swiss Federal Institute of Technology e da alcuni studiosi d’oltreoceano, ne lascia perplessi altrettanti qua da noi.

Le diatribe senza fine tra gli studiosi d’arte sono quindi destinate a proseguire, come trovo sia giusto, in una materia che sfugge a ogni tentativo di incasellamento e invece si rivela sempre essere psicotropa e avventurosa lungo vie non consuete del pensiero e dell’idea, laddove ad esempio, per rimanere su un tema attuale, nessuno ha mai osato rendersi conto della “somiglianza” iconica tra l’immagine – e l’immaginario – con la quale conosciamo Leonardo e il personaggio di Gandalf creato da JRR Tolkien. Fateci caso e scoprirete – questa sì per molti potrà essere una novità – come l’autore de Il Signore degli Anelli, abbia disegnato l’aspetto del suo Stregone Grigio proprio sulla figura del “Mago” di Vinci, a cominciare dalla sua apparizione con i fuochi d’artificio nella festa degli Hobbit per il compleanno di Bilbo Baggins.

Leonardo da Vinci dunque è sempre garanzia di attrattive turistiche popolari e al tempo stesso d’interminabili discussioni tra esperti, sedicenti tali e critici d’ogni sorta, perché ognuno coglie un frammento di quell’inafferrabile caleidoscopio di filosofia ermetica, d’arte sublime e di tanto altro che fu quest’uomo misterioso, vissuto a cavallo tra due secoli, in un mondo che andava trasformandosi tra guerre sanguinose e splendori senza pari... Leonardo è una sfera di imprendibile mercurio, un argento vivo che sfugge a qualsiasi tentativo di catalogazione, unicamente sostituto a Fontainebleau, nel suo stesso compito di supremo Maestro d’Arte soltanto dal suo concittadino Benvenuto Cellini, molti anni dopo la sua morte.

Pertanto è facile prevedere che della Monna Lisa di Isleworth si parlerà ancora per alcuni mesi sulle pagine dei giornali e sui servizi televisivi, in un costante gossip che va in cerca dello “strano” sul quale ricamare vicende che non hanno risposte, senza così focalizzare l’attenzione invece proprio sul fatto che Leonardo da Vinci e qualsiasi sua opera, anche la più documentata, resterà sempre incognita e inafferrabile, così come deve essere il vero mistero che racchiude l’essenza del mondo.tero che racchiude l’essenza del mondo.

Aggiornato il 29 novembre 2023 alle ore 11:38