“Il metodo Fenoglio”, la serie di Rai 1, dalla penna di Carofiglio

Il maresciallo Pietro Fenoglio ha il volto di Alessio Boni. L’attore 57enne, originario di Sarnico (Bergamo), debutta lunedì 27 novembre su Rai 1, per 4 serate (2 episodi a puntata), con Il metodo Fenoglio-L’estate fredda, per la regia di Alessandro Casale, una nuova serie tivù tratta dalla trilogia letteraria Il maresciallo Fenoglio (Giulio Einaudi editore), firmata da Gianrico Carofiglio. Lo scrittore barese ha firmato l’adattamento televisivo insieme agli sceneggiatori Antonio Leotti, Doriana Leondeff e Oliviero Del Papa. La serie tivù è una coproduzione Rai Fiction – Clemart, distribuita da Beta Film. Nel cast figurano: Paolo Sassanelli (Antonio Pellecchia, il braccio destro di Fenoglio), Giulia Bevilacqua (Serena Morandi), Giulia Vecchio (Gemma D’Angelo), Michele Venitucci (Vito Lopez), Marcello Prayer (Nicola Grimaldi), Bianca Nappi, Betti Pedrazzi, Gianpiero Borgia, Pio Stellaccio, Francesco Foti, Alessandro Carbonara e Francesco Centorame.  “Il mio personaggio – afferma Boni – è un uomo che ama la letteratura, la musica classica (oggetto caratterizzante è un walkman che indossa sulle orecchie), odia la violenza e non vorrebbe neanche avere l’arma di ordinanza, arrestare i criminali non con le manette ma attraverso la psiche. Vuole conoscere l’essere umano e lo fa con scrupolo e pazienza per arrivare alla verità e al colpevole”. Fenoglio “è un piemontese trapiantato in Puglia, siamo a Bari nel 1991. Voleva fare l’insegnante di Lettere, diventa carabiniere per caso dopo la morte del padre. A Bari si ferma per amore di una professoressa, Serena Morandi, e inizia a penetrare in quella matassa criminale, ma a modo suo, senza mai alzare le mani e le armi”.

Secondo Boni, la capacità del suo personaggio consiste “nel metodo basato sull’empatia: è convinto, infatti, che per contrastare la mafia occorra conoscerla a fondo”. L’attore ricorda: “In passato, dopo La meglio gioventù di Marco Tullio Giordana, mi hanno proposto vari ruoli investigativi, che però ho sempre rifiutato perché mancava la veridicità. Del personaggio di Carofiglio amo la capacità di non volere tutto subito. È un uomo che ha pazienza, non crede alle coincidenze, al caso, va a fondo è scrupoloso nei dettagli, dotato di intuito e fiuto. Perché la fretta, al contrario, rischia di farti fare errori nelle indagini. Per poter districare la matassa devi saper arrivare al punto preciso come facevano Maigret, Sherlock Holmes e, anche, Giorgio Ambrosoli. Confesso: mi sono ispirato anche a questi personaggi per interpretarlo. Fenoglio vuole anche capire perché uno è diventato un criminale. Spero che un po’ della sua pazienza mi sia rimasta perché io divento sempre più intollerante, anche se mi aiutano i miei figli di 3 anni e 2 anni. Grazie a loro riesco a ponderare con giusta distanza”. Il metodo Fenoglio propone il racconto epico di come negli anni Novanta la criminalità barese si sia trasformata in una vera e propria mafia, negli stessi anni in cui in Sicilia si consuma l’attacco di Cosa nostra al cuore dello Stato con i massacri di Giovanni Falcone, Paolo Borsellino e delle rispettive scorte. Carofiglio definisce il racconto della serie “un’epoca storica ben restituita sullo schermo, ma errore aspettarsi una replica identica del libro. Ci si può auspicare che il film o la serie riescano a replicare lo spirito dei personaggi e il senso delle storie con in più un senso di verità e credibilità nel lavoro investigativo che non è facile trovare. Il metodo Fenoglio ci è riuscito”.

Aggiornato il 22 novembre 2023 alle ore 18:06