Può un libro contribuire alla verità storica? Sembra proprio di sì leggendo M.M. nome in codice Unico edito dalla casa editrice “La nave di Teseo”. Autori il Generale e Prefetto Mario Mori e l’avvocato Fabio Ghiberti. Il libro scorre via deciso e senza fronzoli, capace di ricostruire gli ultimi sessant’anni della storia d’Italia, della lotta al terrorismo e alla mafia, con lo sguardo di un uomo che ha servito le istituzioni, con la testimonianza di colui che, da una parte di esse, è stato coinvolto in una vicenda giudiziaria finita lo scorso aprile con il pronunciamento della Cassazione che ha ridato piena dignità al Generale Mario Mori. Con l’avvocato Ghiberti scopriamo come è nato il libro e cosa intende testimoniare.
Ci racconta come è nata l’idea del titolo “M.M. nome in codice Unico”?
L’idea titolo nasce dal nome in codice adottato dal Generale all’epoca del Ros. C’era Sergio De Caprio, Ultimo, c’era Giuseppe De Donno, Grande, nome azzeccatissimo perché è veramente un grande, e Mori, Unico, perché in effetti è unico per intelligenza, rettezza e tenacia.
Questo libro ripercorre circa sessant’anni della storia d’Italia vissuti dal Generale Mori. Quali sono state le fondamenta dell’opera editoriale?
Le fondamenta sono due. Da un lato uscire dalla vicenda giudiziaria per far capire quanto abbia fatto quest’uomo per la nostra nazione, dall’altro raccontare vicende importantissime con lo sguardo laico e tagliente di un testimone. La Guerra fredda, il conflitto israelo-palestinese, il terrorismo interno, il caso Moro, gli intrecci internazionali, la caccia ai grandi latitanti, il contrasto al terrorismo islamico, la mafia, l’economia criminale, raccontati da chi li ha combattuti, con qualche importante rivelazione: come si collocò l’Italia durante la storia repubblicana nello scacchiere mondiale, chi infiltrò le Brigate rosse, chi isolò Carlo Alberto Dalla Chiesa, Giovanni Falcone e Paolo Borsellino nel Paese che divora i migliori, che fine hanno fatto le indagini sui rapporti tra mafia, politica e impresa, perché Raul Gardini si suicidò.
Il libro vuole anche essere una testimonianza storica. Quanto è difficile raccontare la realtà dei fatti e, quindi, la verità?
In realtà è semplice, le regole sono due: basarsi su documenti e testimonianze e avere il coraggio di dirla, la verità. Noi abbiamo fatto così. Un metodo del tutto opposto a certi metodi giudiziari e a certe inchieste giornalistiche che sono nient’altro che teoremi, anzi belle sceneggiature.
Il Generale Mori si è detto disponibile a girare l’Italia per presentarli anche assieme a lei. Vi stanno arrivando molti inviti?
Il Generale Mori ha grandi energie e disponibilità. Le richieste sono tante, le lascio a lui perché è lui l’assoluto protagonista.
Infine, se dovesse consigliare, magari ai ragazzi di oggi, desiderosi di informarsi e scoprire la storia d’Italia, cosa gli direbbe per invogliarli a leggere questo libro?
Ho già detto tutto: leggano questo libro e imparino il metodo di ricerca che più ci avvicina alla verità. E leggano questo libro perché la cosa più importante per un giovane è l’esempio e Mori è un esempio di coraggio, di impegno, di fedeltà. Ne ha bisogno la società italiana, così come ne ha bisogno l’Occidente sempre più in crisi.
Aggiornato il 18 novembre 2023 alle ore 14:24