L’Intelligenza artificiale (Ia) ci può portare a una società politicamente corretta e priva di innovazioni, cioè a una società cristallizzata di massa il cui modello profetico è la scuola di massa e le sue tendenze appiattimentiste. Il problema della Ia è il posizionamento delle idee. Prendiamo come esempio un contesto storico X: la guerra tra A e B. È evidente che Ia può in teoria “parteggiare” per A oppure per B. Ma ciò non può valere in tempi di relativismo culturale e di esasperazione di atteggiamenti polarizzati su due posizioni (invece che su infinite posizioni). Pertanto, quale sarebbe la probabile scelta di posizione della Ia su questioni come una valutazione estetica (un quadro, un libro), oppure politica? È probabile che il posizionamento di un dispositivo di Ia finirebbe per essere il mainstream, ovvero il valutare ugualmente sia una ciofeca sia Leonardo da Vinci, come fa il sistema scolastico attuale. In pratica, si creerebbe una società “buonista di massa” basata sul relativismo culturale e un politicamente corretto elevato all’ennesima (im)potenza. Sarebbe un sistema che rischierebbe di bloccare ogni innovazione politica, culturale, artistica e persino scientifica. L’umanità progredisce integrando, attraverso l’esperimento, gli errori e le varianti anche involontarie, finalizzando ogni idea nuova e offrendoci un cambiamento continuo del quadro esistente. Sarebbe una società paralizzata. Questo è ciò che temo, vedendo quanto è già successo con i social: il trionfo del principio del Terzo escluso. Con la Ia si rischia di escludere anche le attuali e a volte insopportabili spaccature in due su ogni questione. Ma ci si faranno ancora delle domande, nel futuro? I bambini si e ci chiederanno ancora “perché”? E noi sapremo rispondere?
LA TEORIA DEL BISOGNO INDOTTO SECONDO HERBERT MARCUSE
“Il termine totalitario non si applica soltanto ai regimi (dittatoriali), ma anche a una (società) economico-tecnica, non terrorizzante, che opera mediante la manipolazione dei bisogni” (L’uomo a una dimensione, Boston, 1964). Oggi il quadro è cambiato, comunque la si pensi. Non c’è più spazio per analisi anarco-marxiste, perché al surplus di bisogni indotti delle società ricche del Novecento, dopo che i bisogni primari erano soddisfatti, nel XXI secolo il problema diventa un altro: quello della rete prima, dei social dopo. Non si mette comunque a rischio la libertà (se non portandola a un livello tale da creare un caos mentale di massa, manipolato dall’esterno). Infine, l’Intelligenza artificiale, accoppiata con sistemi scolastici che tendono a uniformare il pensiero di ognuno sulla linea mainstream, rischia di essere la Macchina del pensiero per tutti, cioè un dispositivo mentale iperconnesso, a partire da chi non ha autonomia culturale”. Il rischio, quindi, sarebbe quello della dittatura del mainstream.
L’ISTRUZIONE E IL PENSIERO NOBILE SECONDO CONFUCIO, IN 8 FRASI
In Confucio il problema è l’uomo ordinario e come renderlo “nobile”.
1) L’educazione è l’opposto dell’istruzione. In-struere significa: introdurre nozioni nel discente senza connotazioni etiche. Mentre ex-ducere vuol dire: lasciare uscire dal discente il sé migliore, dando risposta a una domanda che quasi nessuno si pone, cioè “come devo vivere?” (nota di Vito Mancuso);
2) La polis dovrebbe essere un concerto di soci (societas), ma noi – figli di Matrix e della serializzazione – non abbiamo più riti (impegni pubblici) comuni, per cui non siamo più una società ma una massa priva di direzione e in balia dei flutti.
3) Secondo Confucio gli uomini non sono e non devono essere tutti uguali: chi segue Li, Tao e Ren praticando la reciprocità diventa nobile, una nobiltà interiore.
4) “Il nobile ha una visione complessiva e non parziale, l’uomo ordinario ha una visione parziale e non complessiva”. Il nobile è guidato dalla giustizia, è pacato, fiducioso. L’uomo da poco è ansioso e preoccupato di tutto, e sbaglia perché si crede di essere sempre dalla parte giusta. Si crede di essere lui stesso l’Universale. Quello di Confucio diventa un percorso e, come in ogni viaggio, c’è chi arriva prima, chi arriva dopo e chi non parte nemmeno. In questo non ci sono differenze dal cammino del cristiano delle origini, quello che viveva seguendo il comandamento unico del Messia, mancando il sistema di algoritmi e regole costruito dalla chiesa umana allo scopo di codificare la chiesa Invisibile di Cristo.
5) “L’uomo nobile esamina se stesso, l’uomo ordinario esamina gli altri”.
6) “Per tre cose il nobile prova timore e riverenza: per il Decreto celeste, per le autorità governative, per le parole dei santi uomini. L’uomo ordinario non comprende il Decreto e quindi nemmeno lo teme, non presta orecchio alle autorità, si fa gioco degli uomini saggi e santi”.
7) In Occidente non c’è legame diretto tra Etica e Politica, dopo Aristotele (Etica Nicomachea, Libro 1: 1 e seguenti, vedi anche l’incipit della Politica); vale piuttosto la gestione del Potere, come in Niccolò Machiavelli.
7.1) Eppure per Confucio solo il Buon Governo può durare a lungo, soltanto la virtù e l’etica danno efficacia al governare.
7.2) “Se si guida la nazione facendo affidamento sulle leggi e si mantiene l’ordine mediante le punizioni, il popolo cercherà di eludere l’azione di Governo e non acquisirà coscienza etica. Se invece si guida la nazione affidandosi alla virtù e stabilendo l’ordine mediante la ritualità (cioè mediante la “sacralizzazione” delle proprie azioni), allora il popolo acquisirà coscienza e tenderà naturalmente verso il bene”.
7.3) “Se si elevano alle cariche le persone rette e si destituiscono i disonesti (aggiungerei “e gli inetti”), si guadagnerà la fiducia del popolo”. Infatti, le masse utilizzano la imitazione (mimesi) dei loro prossimi. Se i professori, i manager, i capi sono persone rette, anche noi tenderemo a imitarli. Viceversa, se un padre dice una cosa e poi ne fa un’altra, tenderemo a fare così anche noi.
8) Confucio è un ottimista con raziocinio: chi non ha rettitudine è un malato, uno che non compie il suo senso di umanità (Ren), che non si realizza e quindi è un fallito: “Se non sei umano, non sei un uomo”.
IL PENSIERO LOGICO-ALGORITMICO SECONDO LUDWIG WITTGENSTEIN
1) “Il mondo è la totalità dei fatti” (Tractatus logico-philosophicus, Vienna 1918, proposizione 1.1). “Noi ci facciamo immagini dei fatti” (cioè ci riferiamo a modelli dei fatti, e questo è un problema, quando si tratta di riferire un fatto” (2.1).
2) “L’immagine (il virtuale) è un fatto” (2.141).
3) “L’immagine logica dei fatti è il pensiero”.
4) “Si diceva una volta che Dio può creare tutto, ma nulla che sia contro le leggi logiche. Non potremmo infatti dire come sarebbe un mondo illogico” (3.031). Questa frase è dolente: la fisica, la logica, la storia del Novecento, la fisica quantistica, il relativismo, la Shoah hanno messo in crisi il monopolio monoteista della logica classica.
5) “Il linguaggio traveste i pensieri” (4.002). Tema importante nel pensiero artificiale.
6) “Il più delle proposizioni e questioni su temi filosofici è non falso, ma insensato. A questioni di questa specie non possiamo rispondere, ma solo stabilire la loro insensatezza logica” (4.003).
7) “La filosofia limita il campo della scienza naturale deve delimitare il pensabile e con ciò l’impensabile. Essa significherà (indicherà, ndr) l’indicibile rappresentando chiaro il dicibile” (4.113-4.116).
8) “Il senso del mondo dev’essere fuori di esso”. “L’etica è trascendente come l’estetica”. Ciò non significa che non esista, fuori dallo spazio logico: “V’è davvero dell’ineffabile. Esso si mostra nel mistico” (6 passim).
9) “Su ciò di cui non si può parlare, si deve tacere” (7).
Aggiornato il 20 ottobre 2023 alle ore 15:57