Giunge quasi al termine la mostra dedicata alla creazione artistica di uno dei più importanti scultori contemporanei, Arnaldo Pomodoro, e in programma fino al primo ottobre. L’esposizione, ospitata da Fendi all’esterno e all’interno del Palazzo della civiltà italiana di Roma, mette in luce la lunga ricerca dell’artista 97enne in un “teatro” autobiografico che fa emergere la visione progettuale del noto scultore.
A ornare gli ambienti razionalisti del Colosseo Quadrato vi sono circa trenta lavori realizzati da Pomodoro tra la fine degli anni Cinquanta e il 2021, insieme a fotografie, lettere, documenti, bozzetti, disegni – molti dei quali inediti – che descrivono lo spirito e lo studio dell’artista. Si tratta di un prezioso archivio che, per la prima volta, esce dallo studio milanese di Pomodoro per essere esposto in una mostra e diventa materiale liberamente consultabile dai visitatori.
Il percorso espositivo inizia all’esterno con le quattro sculture “Forme del mito” – Il potere (Agamennone), L’ambizione (Clitennestra), La macchina (Egisto) e La profezia (Cassandra) – tratte dalle macchine sceniche che furono realizzate per il ciclo teatrale di Emilio Isgrò, ispirato all’Orestea di Eschilo. E poi prosegue nelle due sale interne, dove le opere di Pomodoro risaltano negli spazi aperti del palazzo.
Se le sculture poste all’esterno ridisegnano l’architettura moderna del Palazzo della civiltà, rendendola una produzione aperta, all’interno le opere sono collocate in due sale speculari e in una di raccordo, dando l’idea di un percorso che mostra negli anni il sempre più crescente legame di Pomodoro tra il progetto e la realizzazione dell’opera.
Si tratta, infatti, di una mostra dove ad assumere centralità è la passione del maestro per le forme geometriche e per la materia. L’intento di Pomodoro è quello di rompere la loro perfezione esterna e scoprire il mistero che vi è racchiuso: andare oltre la superficie e comprenderne la dimensione vera era la sua dedizione più grande. Così come sale in cattedra la passione dell’artista per le antiche civiltà e per le scritture più arcaiche, tali da essere fonte di ispirazione importante per i suoi lavori.
La mostra, inoltre, è l’occasione per scoprire e conoscere la presenza del lascito di Pomodoro nella città di Roma, così come nel resto del mondo: dalla Capitale a Copenaghen, da Brisbane a Los Angeles, dai Musei Vaticani all’Onu. Nel corso della sua settantennale ricerca, Arnaldo Pomodoro si è confrontato con numerosi spazi pubblici e con aree urbane di tutto il globo, dove le opere scultoree, oggi allestite in permanenza, prendono vita con l’ambiente circostante.
L’evento curato da Lorenzo Respi e Andrea Viliani, nato dalla collaborazione tra la Fondazione Arnaldo Pomodoro e la maison italiana, riesce perfettamente nel suo intento: diffondere e promuovere il linguaggio artistico del più importante artista contemporaneo italiano.
(*) Foto di Gianmarco Mattei, architetto
Aggiornato il 26 settembre 2023 alle ore 10:16