Rattrista dover annotare la scomparsa di persone note e conosciute direttamente. Ma è necessario, per la memoria e per un riconoscimento. Gianni Vattimo era un giovanottone alto precisamente quanto me. Larghi occhi castani, pelle bronzea, capelli presenti gettati da un lato, lievi. Un’aria rustica che la voce ingentiliva.
Erano gli anni Ottanta. Facevamo colazione all’Hotel Internazionale, a Palermo, al tempo dei convegni su Friedrich Nietzsche promossi da Alfredo Fallica e Tommaso Romano. Convegni mondiali, tra gli italiani c’erano Eugenio Scalfari, Emanuele Severino, Claudio Magris, Sossio Giametta.
A colazione Severino, Vattimo e io conversavamo. Anzi, dialogavano Severino e Vattimo. Non di filosofia, ma di quanto percepiva un parlamentare europeo. Vattimo si scherniva, Severino voleva saperne di più. Io venivo da una recente pubblicazione della più analitica biografia su Friedrich Nietzsche (Ho ucciso Dio. Nietzsche) e ne parlai. Vattimo mi disse che quel che avevo dichiarato era il pensiero di Nietzsche. Pochissimi rispettano il pensiero, tremendo, di Nietzsche: chi è veramente il superuomo che pretendono le caste, gli schiavi ripristinati. Lo stesso Vattimo dava una intesa dolciastra del superuomo e non parlava del Nietzsche schiavista, castale, disposto al dominio più violento purché non trionfasse la massa. Non ho avuto modo di notare in decine di incontri che qualcuno osasse mettere in bella vista lo schiavismo di Nietzsche. Severino temeva che la volontà di potenza costituisse la “metafisica”! Giorgio Penzo rendeva Nietzsche “cristiano”. Ma Nietzsche resta un pensatore tragico.
Vattimo non riteneva possibile una concezione definitiva. Più che ai grandi sistemi tendeva allo scorrimento di un impegno mondano in favore dell’uomo. Persino la religione, specie quella cristiana, la volgeva al bene sulla terra. Una religione per l’umanità non per l’oltreumano, l’aldilà. Ovviamente la “fedeltà alla terra” si incontrava con il massimo fedele alla terra, Nietzsche, e altrettanto con Karl Marx.
Vattimo di Nietzsche esaminava la visione del dominio del più potente o considerava il più potente, il superuomo, non al di sopra del male. Un errore assoluto. Su Marx, Vattimo da ultimo riprese l’umanesimo del lavoro, l’armonizzazione con la natura. Al dunque, credo che Vattimo fosse un cristiano in grado di tagliare l’ipotesi ultramondana. E che cercasse nel mondo la natura, gli animali, la fraternità, la pace. Una religione sociale. Mi disse di inviargli il mio libro. Era di una serenità signorile e comprendente.
Aggiornato il 21 settembre 2023 alle ore 13:47