“L’Été dernier”, film su come disorientare e far crescere male i giovani

L’Été dernier (La scorsa estate) della regista francese Catherine Breillat, presente a Roma per l’edizione 2023 del Festival di film Villa Medici, è un film dalla trama improbabile. Un film comunque non auspicabile, che intende – come credo tutti i film della regista, famosa per i suoi film erotici drammatici o drammatici erotici, “épater les bourgeois”  distruggere o meglio immolare la sua idea di “famiglia” al piacere erotico o sensuale. Si tratta della storia di una donna di quasi mezza età (quarantanove, cinquantadue anni al massimo), avvocato attivo nella professione legale, che in pratica fa sesso con il figlio diciassettenne di suo marito, avuto cioè da una moglie precedente. Il ritratto voluto dalla regista è quello di una famiglia medio-alto borghese francese – il marito è un imprenditore con dipendenti e qualche problema fiscale – che vive fuori città con le piccole figlie asiatiche adottate. Il “tran tran” della vita è normale e piuttosto benestante. C’è armonia tra marito e moglie, le bambine sono accudite tra tranquilli bagni nel fiume e lezioni di equitazione.

In questo insieme si inserisce il figlio del marito, già con precedenti con la giustizia e dall’aria poco tenebrosa e molto angelica, che svaligia loro la casa. I due, la matrigna Anne e Theó il figlio, si frequentano, si conoscono, fanno sesso. Lui quasi si infatua. Lei cercherà di negare la liaison quando lo stesso Theó racconterà tutto al padre. Fino a portare l’amante – Anne – dall’avvocato penalista per incesto o abuso di minore. Esattamente l’oggetto della professione legale di lei. Con un obiettivo: farle pagare un sacco di soldi di risarcimento per danni. All’evidenza la regista francese è “all’assalto” della famiglia tradizionale e non, davanti cui mette il piacere erotico. Il film sottopone lo spettatore a una trafila infinita di sospiri, davvero molto insistita. Per il resto è chiara la “guerra” alla famiglia, o piuttosto ciò che la regista pensa sia la “famiglia”, male intesa come una specie di gabbia in cui si è per forza molto tristi, e decisamente sacrificati. Il concetto è molto ripetuto. Il film è lungo, pur essendo solo di un centinaio di minuti.

La famiglia della regista è infatti di una noia mortale, a tratti come lo è lo stesso film. Il marito conversa di cose noiosissime e irrilevanti, gli “amici” sono invitati non si sa perché visto che ci si annoia e sono superflui. Nonostante la coppia vada d’accordo, il sesso che Anne fa con il giovane Theó la riempie evidentemente di soddisfazione fisica personale. Stante che la famiglia non è ciò che descrive Catherine Breillat, il problema qui è un altro: cosa ne è dell’educazione e disciplina? Come crescerà il bel Theó? A soli diciassette anni constata di potere rimorchiare e stare con una donna agée (vecchia per lui), che, per di più e a maggior ragione, di fatto, è anche la sua matrigna? Dal film emerge prepotentemente che in Francia ogni regola, comportamento o autorità o autorevolezza non solo sia saltata – e questo film lo certifica – ma anche gli effetti che ne conseguono sono pericolosi e dannosi, a cominciare per la personalità di Theó.

Questi diverrà ciò che già era entrando nella casa, cioè ancora più sbandato e senza alcun appiglio su cui fare perno per “costruire” una propria emotività e stabilità di persona adulta e matura. Insomma, questa Anne, per soddisfare il proprio piacere, fa “strike” contro il povero Theó, “abbattendolo”, per non parlare del marito che, quando alla fine capisce tutto (duro a capire, drammaticamente in ritardo), dovrà fare qualche considerazione su se stesso oltre che su chi e “cosa” è Anne come soggetto e soprattutto con lui, sul loro “rapporto”. Per finire un’osservazione ovvia. Ma cosa ci fa un ragazzo bello giovane e “in costruzione” adolescenziale, con una donna che, seppur bella e ben tenuta, mostra inevitabilmente la propria età? Perché non si trova e lo si lasci trovare una bella ragazza della sua età, come peraltro aveva anche fatto ma di cui Anne era “gelosa”? Essere maturi e non cretini significa anche fare il bene degli altri.

Aggiornato il 19 settembre 2023 alle ore 11:07