Il film Barbie è l’operazione marketing più brillante e di successo degli ultimi anni. Alla Mattel – storica casa produttrice delle bambole Barbie – sono dei geni. Acconsentendo e probabilmente pagando la produzione del film oggi ai primi posti di incassi nelle sale cinematografiche, sono riusciti in un solo colpo a svecchiare l’immagine e a rilanciare alla grande il prodotto, Barbie appunto. E Ken, nel bel film, non è da meno della sua amata Barbie. Io da piccola andavo a casa di una mia carissima amica, quasi una sorella per me, che aveva sia la casa di Barbie che la casa di Ken e giocavamo interi pomeriggi con tutte le Barbie che erano numerosissime. E poi le cambiavi gli abiti e avevi tra le mani un altro personaggio.
Da un po’ di tempo il marchio Barbie e la stessa bambola erano caduti un po’ in disuso, nonostante ne siano state immesse nel mercato moltissime altre, bianche, nere, incinte, smart, lavoratrici, con video incorporato. Il mercato è attento e veloce. Barbie era ormai surclassata da altre bambole per bambine di tutto il mondo. Ma, adesso, con il film Barbie campione di incassi e davvero intelligente e spettacolare dal punto di vista della coreografia, non ce n’è più per nessuno. Barbie ha trionfato. La storia è molto carina. Barbie del mondo di Barbie in cui tutto è tanto perfetto quanto di colore rosa, viene risucchiata nel nostro mondo reale. Qui sappiamo come stanno le cose: poca magia e tante difficoltà e sconforto per le donne – per Ken è tutto capovolto, perché qui apprende il patriarcato e tenta di esportarlo nel mondo, quello sì magico, dei sogni di Barbie.
I due mondi sono in qualche modo comunicanti e Barbie si trova a guardare in faccia il vero mondo, e a viverne l’amarezza. Dopo alcune traversie, si riprenderà e ristabilirà con le altre Barbie lavoratrici – nel mondo delle Barbie sono tutte super affermate e di successo comandando gli uomini a bacchetta – il suo regno, rivedendolo e correggendolo, e soprattutto acquistando l’umanità, cioè il fatto di essere umana. Prima era senza vagina lei e senza pene lui, Ken. Poi lei, divenendo umana nel mondo reale, va orgogliosa ed emozionantissima a una visita ginecologica. Ho letto che il film è stato bandito in alcuni Paesi islamici.
Pensavo, prima di vedere il film, che la ragione potesse essere un Ken, cioè un uomo femminilizzato, ma non è così. Non conosco le ragioni che sono state raccontate, ma credo la principale sia proprio il ruolo della donna nelle nostre società civili occidentali. È l’affermazione della donna, o meglio la donna affermata e soddisfatta che non solo non ha bisogno degli uomini ma che li comanda, a essere stata la ragione di una tale retrograda censura. La liberazione della donna, la Barbie come modello evoluto della donna che si esprime e si accetta così com’è: questo deve essere difficile da mostrare quando si impongono ancora veli e ottusi blocchi e ostacoli. Nel film peraltro è la stessa Barbie a smussare con il suo Ken innamorato tutte le possibili carenze o lacune che una società sfrenatamente maschilista potrebbe ancora avere. È un film bello e intelligente. Da vedere.
Aggiornato il 29 agosto 2023 alle ore 16:50