Come possono due nazioni lontane tra loro, non solo geograficamente, ma anche molto diverse per organizzazione politica e sociale, come l’Italia e la Cina popolare, collaborare in iniziative – sul piano delle rispettive società civili – capaci di avviare un vero scambio culturale e un dialogo sincero tra popoli, fuori dalla retorica buonista ma anche da quella catastrofistica degli scontri di civiltà?
È proprio quello che, dal 2014, da Napoli sta cercando di fare l’associazione culturale “Ciao Cina”, fondata nove anni fa da nove studenti e imprenditori cinesi, con lo scopo di promuovere gli scambi culturali tra Cina e Italia, migliorare la conoscenza reciproca dei due popoli e incentivare il miglioramento artistico dei suoi soci. L’associazione, precisa il suo sito ufficiale, non ha fini di lucro. E i suoi fondi provengono principalmente da quote associative, contributi di Enti pubblici e privati, fondi personali o collettivi.
Tra “l’Aquila e il Dragone” (per riprendere il titolo d’una grande mostra accuratamente organizzata dalla Sovrintendenza, anni fa, al Museo di Castel Sant’Angelo), rapporti commerciali e culturali, in realtà, iniziarono già nell’antichità, esattamente al tempo dell’imperatore Marco Aurelio (121-180 dopo Cristo). Rapporti, poi, intensamente proseguiti nel tempo, dai viaggi di Marco Polo a quelli di proselitismo cristiano del gesuita Matteo Ricci, nel Rinascimento. Oggi, “Ciao Cina”, ricollegandosi idealmente a questi precedenti, pone l’accento sulla comunanza fra Italia e Cina, al di là di tante differenze, di valori di base come l’amore per la famiglia, il rispetto per gli anziani, il culto dei defunti, la passione per l’arte e la musica. E cerca di valorizzarli per avvicinare le due realtà, specie attraverso l’arte. Non a caso, la città che il presidente dell’associazione, Qin Jun, ha scelto come sede dell’associazione è Napoli (“non è solo la città del sole, ma anche la patria della pizza e dell’Opera! Il patrimonio artistico e musicale della città è ricchissimo”).
Incontriamo il professor Qin Jun, docente universitario di Diritto, a Roma, al Centro commerciale e culturale, “Caput Mundi”, nei pressi del Vaticano, durante un rapido giro di incontri di lavoro con importanti realtà dell’Urbe.
Presidente, quali sono precisamente i fini di “Ciao Cina”, e quali iniziative organizza?
“Ciao Cina” si occupa di iniziative culturali varie nel vostro Paese, per diffondere la nostra cultura in Italia e promuovere, così, una maggior integrazione tra le nostre comunità qui e la vostra società. Nonché, indirettamente, una miglior conoscenza reciproca tra le comunità cinesi stesse. Tutto questo, organizzando convegni, mostre, concorsi, corsi di formazione professionale, e attività di scambio in campo artistico (pittura, disegno), musicale, teatrale, cinematografico, editoriale, turistico ed enogastronomico. Vorremmo incentivare l’osmosi tra i nostri due Paesi anche attraverso la pubblicizzazione di prodotti italiani sul mercato cinese, privilegiando aziende di piccola-media grandezza. Come associazione che offre anzitutto servizi, forniamo un servizio di accoglienza e assistenza alla comunità cinese, fungendo da “vettore” per quei nostri studenti che desiderano iniziare, o continuare, i loro percorsi formativi negli Atenei partenopei e, in prospettiva, di tutta l’Italia.
Come è nata l’idea di porre a Napoli la sede dell’associazione?
Ogni città italiana medio-grande ospita da anni una comunità cinese, composta perlopiù da studenti, commercianti, ristoratori e artigiani. La prima comunità, per estensione, oggi è quella di Prato dove, da tempo, molti operatori economici cinesi si son pienamente inseriti in quella che è da sempre la prima attività economica locale, l’industria tessile. A Napoli, che molti cinesi amano, la nostra è la seconda comunità dopo quella ucraina. Ma soprattutto, Campania e Cina si somigliano molto, per il calore della gente e la creatività, e per la grande passione della musica.
Con quali realtà di Napoli avete maggiori rapporti?
Anzitutto con il Comune. Poi, con realtà importanti come il Museo archeologico nazionale e il Museo e Real Bosco di Capodimonte. Mentre l’Istituto universitario “L’Orientale” e l’Istituto “Confucio” (l’istituzione del Ministero cinese dell’Istruzione per la diffusione della lingua e della cultura cinese, creato, a Napoli, dall’Università partenopea “L’Orientale” insieme alla Shanghai International Studies University, ndr) lavorano per avvicinare le due culture.
Napoli, del resto, con l’eredità di personaggi come Benedetto Croce e la presenza del glorioso Istituto Italiano per gli Studi filosofici, è da sempre una delle capitali della filosofia italiana, anzi, europea...
Esatto. Collaboriamo, inoltre, col Conservatorio di San Pietro a Majella (vogliamo diffondere la musica cinese, sia classica e operistica che buddhista) e l’Istituto “Pontano”, dove è decollato anche un corso della nostra lingua. Ma un altro dei nostri successi a Napoli è l’organizzazione del nostro Capodanno (l’inizio dell’anno per il calendario lunisolare cinese, i cui mesi iniziano con il novilunio, ndr).
Può parlarcene meglio?
Nelle varie edizioni del nostro Capodanno a Napoli abbiamo dato sempre spazio al canto e alla danza, cercando poi di coinvolgere anche il naturale talento dei bambini. E siamo sempre rimasti tutti sbalorditi delle loro capacità artistiche e della loro serietà nel portare a termine gli impegni presi con maestri e organizzatori. Lo stesso per l’altra nostra esperienza del “Coro Mulan” (dal nome della leggendaria figura della Cina antica, protagonista del film d’animazione Disney, ndr), che ha coinvolto non solo i bambini cinesi, ma anche quelli italiani e di altre comunità straniere a Napoli.
E vostri progetti per il futuro?
Sono diversi. Vorremmo confrontarci, e avviare comuni iniziative, con varie realtà della vostra società civile. Come, anzitutto, l’associazione “Tota Pulchra” (da anni attiva in arte e cultura e nella ricerca di nuovi talenti) col suo presidente, monsignor Jean-Marie Gervais, membro emerito del Capitolo Vaticano e un innovativo imprenditore italiano del settore alimentare (soprattutto dell’olio d’oliva), il pugliese Alessandro Russo, nostro amico e collaboratore. Mentre ringrazio vivamente, per lo spazio concessoci, il Centro “Caput Mundi” e, naturalmente, il mio infaticabile, stretto collaboratore, Michele Damiano.
Aggiornato il 10 agosto 2023 alle ore 14:34