Nel 1945, in un garage di Los Angeles, nasce la Mattel, destinata a diventare un colosso nel mondo dei giocattoli grazie alla geniale intuizione di Ruth Mosko, nel 1959, di creare Barbie, la bambola evergreen, con un corpo longilineo di una giovane donna adulta − biondissima, bellissima e con tutte le curve giuste − con cui le bambine avrebbero potuto giocare a fare le grandi. E in Barbie, il film di Greta Gerwig, in programmazione nelle sale cinematografiche europee e statunitensi quasi in contemporanea, rispettivamente dal 20 e 21 luglio scorsi, la protagonista che interpreta Barbie (Margot Robbie) da “stereotipo”, sostanzialmente un giocattolo, diviene una vera donna, capace di modificare il suo dorato destino, lottando, affrontando rischi e provando emozioni, senza però rinunciare alla sua eleganza e femminilità.
A Barbieland, dove Barbie vive, ogni giornata è perfetta, proprio come lei, fino a quando non accade un fatto nuovo: il mondo reale interferisce, creando un varco nella sua vita, fino a sconvolgerla drasticamente. Si determinano in lei oscuri pensieri di morte e inoltre, improvvisamente, si accorge anche che i suoi piedi ben disegnati per i tacchi alti, sono divenuti piatti. Di fronte a queste terribili circostanze si reca da Barbie stramba, una Barbie da tempo emarginata, ma con funzioni di sciamana (Kate McKinnon). Quest’ultima le spiega che per risolvere il suo problema deve intraprendere un viaggio nel mondo reale per rintracciare la bambina che è stata la causa dei suoi problemi. Non sarà sola, perché ad accompagnarla in questo viaggio ci sarà Ken (Ryan Gosling), il suo boyfriend.
In questa avventura Ken scopre che il mondo reale è dominato dagli uomini, a differenza di Barbieland, dove è invece realizzata la piena emancipazione della donna. Ken, folgorato da questa scoperta, torna a Barbieland per sovvertire l’ordine precostituito, relegando le donne a ruoli effimeri e subordinati. Barbie si oppone a questo nuovo ordine sociale e va alla riscossa, organizzandosi con tutte le altre Barbie del mondo di Mattel in un’operazione di deprogrammazione che farà riappropriare le Barbie della loro autonomia e personalità. È evidente che questa vicenda sul conflitto di potere uomo-donna riveste un valore pedagogico per bambine e bambini al fine di educarli a una buona vita in comune.
Barbie è costato la stratosferica cifra di 100 milioni di dollari ed è stato un investimento tutt’altro che azzardato, perché la produzione ha calcolato che un film di questo genere, con un retroterra di oltre un miliardo di Barbie vendute dal 1959 ad oggi, ha già di per sé un enorme potenziale di spettatori. E infatti, già dai primi giorni, in piena estate, si sono registrati enormi incassi (a livello mondiale, i produttori sono già rientrati di 40 milioni di dollari), con lunghe file ai botteghini e sale stracolme, confermando prevedibile il successo di Barbie.
Aggiornato il 25 luglio 2023 alle ore 13:06