“Emily”, un film dove protagonisti sono sentimenti e passioni

Le sorelle Brontë rappresentano un eccezionale trio di scrittrici e poetesse della prima metà dell’Ottocento inglese. Famose per aver pubblicato romanzi di successo, sviluppano il loro talento letterario in età molto precoce: Cime tempestose di Emily; Jane Eyre di Charlotte, Agnes Grey e La signora di Wildfell Hall della sorella minore Anne. Lo sfondo dei loro romanzi è la storica regione dello Yorkshire, nel Nord dell’Inghilterra, una “location” particolarmente tagliata per girare film, per via dei suggestivi e lussureggianti paesaggi, i bellissimi castelli e dimore, talvolta anche abitati da inquietanti fantasmi e pieni di segreti, come nel caso di Jane Eyre e Cime tempestose, dai quali sono stati tratti diversi film e svariati adattamenti teatrali. Nel 2022 è uscito Emily, film presentato per la prima volta al Toronto International Film Festival e distribuito subito dopo nelle sale cinematografiche di tutto il mondo, ma arrivato in Italia soltanto nella seconda metà dello scorso giugno. La pellicola, prodotta da David Barron e distribuita dalla Bim, nasce da una sceneggiatura firmata dall’attrice Frances O’Connor, alla sua prima regia.

Emily riassume efficacemente, cogliendone i tratti psicologici più intimi e significativi, la biografia dell’autrice di Cime tempestose, quinta di sei figli, nata a Thornton il 30 luglio del 1818 e divenuta famosa per il suo unico romanzo che all’epoca è oggetto di scandalo a causa, secondo la critica, dell’assenza di un fine morale. Alla sua prima uscita, Cime tempestose, per l’originalità della struttura narrativa e i temi non convenzionati, viene apprezzato solo da una minoranza di lettori, mentre oggi è ormai considerato un classico della letteratura mondiale e uno dei migliori esempi della letteratura inglese dell’Ottocento.

Emily cresce in un’atmosfera permeata da fanatismo religioso, ben descritta nel film anche grazie l’impeccabile recitazione di Adrian Dunbar nella parte del padre Patrick, curato perpetuo di Haworth, rimasto vedovo quando Emily ha poco più di tre anni, e di Oliver Jackson-Cohen nel ruolo del nuovo curato, William Weightman, un giovane sempre galante con tutte le donne che riuscie ad affascinare molte ragazze del paese e farsi amare da Emily. Emily (interpretata da Emma Mackey) e Charlotte (Alexandra Dowling) lasciano il paese per recarsi alla scuola per istitutrici, mentre il fratello Branwell (Fionn Whitehead) viene ammesso alla Royal Academy of Arts. Ma Emily e Branwell tornano nella casa paterna senza aver portato a compimento i loro studi: Branwell decide di abbandonare la pittura per dedicarsi alla scrittura, cominciando a far abuso di sostanze alcoliche e oppiacei dai quali diventa sempre più dipendente coinvolgendo, parzialmente anche Emily.

Dopo la morte della zia Elisabeth (interpretata da Gemma Jones), che assume le funzioni della madre, Emily si dedica alle mansioni di padrona di casa, ostinandosi a svolgere tutte le attività domestiche nonostante, a volte, le manchi il fiato, persino per respirare. Di salute delicata sin dai tempi della scuola, le condizioni di Emily peggiorano drasticamente dopo la morte del fratello, ad appena trentun anni per “delirium tremens”.

La sceneggiatura ben studiata e la regia minuziosa sono accomunate da una sensibilità autenticamente femminile. Il copione coglie anche le più sottili sfumature dell’animo umano: delusioni, aspettative mancate, tradimenti, con conseguenti rivelazioni tardive. Una miscela complessa di sentimenti e relazioni descritta in modo assolutamente convincente. Emily è una vicenda di sentimenti ed emozioni che Frances O’Connor riesce a portare sul grande schermo senza retorica, mostrando in questo suo esordio dietro la macchina da presa, notevoli capacità artistiche.

Aggiornato il 05 luglio 2023 alle ore 09:30