La Lettera 22 dell’Olivetti, come Indro Montanelli che la teneva sulle lunghe gambe. L’amore doloroso per un giornalista sposato, l’aborto spontaneo, il tentato suicidio, il ricovero in una clinica psichiatrica, i successi di prima donna inviata di guerra dopo il flop dell’intervista a Marilyn Monroe, la lotta con l’alieno, il cancro di cui morirà nel 2006, la passione per il rivoluzionario greco di sinistra Alekos Panagulis ai tempi del regime dei colonnelli che le ricordava, in qualche modo, i tempi di quando a 14 anni faceva la staffetta partigiana e, infine, l’amore per l’astronauta Paolo Nespoli, conosciuto a Beirut, quando lei stava documentandosi sul conflitto libanese e sulla presenza del contingente militare italiano e lui le fece da autista. Era un’eresia e la relazione finì dopo 5 anni di convivenza newyorchese.
La fiorentina Oriana Fallaci torna alla ribalta con una serie di otto puntate prodotte da Paramount + e coprodotte da Minerva Pictures, in corso di conclusione negli Studios di Via Tiburtina, a Roma. La fiction è dedicata all’inizio della carriera della giornalista-scrittrice, un personaggio, come ha ricordato sul Corriere della Sera Vittorio Feltri, “intrattabile e geniale, mi travolse”. Sul set è interpretata da Miriam Leone. Era un carro armato. Non risparmiava nessuno: il cancro morale dell’Occidente davanti all’islamismo e quello fisico che la divorava piano piano. Nella carriera ha venduto circa venti milioni di copie dei suoi libri, firmato centinaia di articoli, intervistato i potenti del mondo. Fallaci che racconta la guerra in Niente e così sia e attacca il potere con Intervista con la storia arriva la scioccante Lettera a un bambino mai nato, il monologo di una donna che aspetta un figlio, guardando alla maternità non come un dovere, ma come una scelta personale e responsabile.
Non si conosce, però, il nome né il volto, né l’età, né l’indirizzo della donna. L’unico riferimento è quello che vive sola, indipendente e che lavora. Era lei? Ogni lettore ha dato un’interpretazione diversa, soggettiva, religiosa, romantica, dissacrante. Fallaci riusciva a colpire con la sua prosa diretta. Alla richiesta retorica: “Perché mi hai messo al mondo?”, la scrittrice rispose: “Tuo padre non sta con me. Sono una donna che ha scelto di vivere sola”. Tragica e assoluta, Oriana Fallaci ha riempito il mondo del giornalismo e della cultura. Si sentiva più a suo agio nella solitudine della letteratura. Poi ha ceduto, con l’esplosivo La rabbia e l’orgoglio. E quando uscì La forza della ragione, il chirurgo, rivelandole per la prima volta la presenza dell’alieno le disse di non parlarne con nessuno, la Fallaci replicò: “Avere il cancro non è mica una colpa, non è una vergogna”.
Tra le tante pagine lasciate in eredità, ce n’è una sulla libertà. “Non la libertà – scrive – intesa come licenza, sfrenatezza, prepotenza, egoismo, cioè la libertà che s’inebria di sé stessa, che si abbandona agli eccessi, che toglie la libertà agli altri. Intendo la libertà ragionata, cioè vissuta con disciplina, anzi autodisciplina. Me l’insegnò Platone”. Il pericolo è che in un clima distorto della libertà non v’è più rispetto e riguardo per nessuno. Parole legate alle tante nefandezze della movida moderna, alle aggressioni delle band di minorenni, degli sbandati che vivono ai margini della società.
Aggiornato il 26 giugno 2023 alle ore 11:42