Russell Crowe: “L’Intelligenza artificiale minaccia la creatività”

Russell Crowe incontra i giornalisti a Cinecittà. L’interprete neozelandese affronta la questione “dell’Intelligenza artificiale nel cinema”. A suo avviso, “va presa con estrema serietà, l’Ai è una minaccia alla creatività. Se le lasciamo prendere il sopravvento andrà persa la creatività della mente umana e le nostre vite saranno molto più povere”. L’attore Premio Oscar (nel 2001, miglior attore per Il gladiatore di Ridley Scott) si trova nella Capitale per tenere un concerto (la tappa romana è la terza delle quattro in Italia) con la sua blues rock band Indoor Garden Party (prima si sono esibiti a Catanzaro, Taranto e chiuderanno a Bologna dove devolveranno l’incasso agli alluvionati dell’Emilia-Romagna). Commentando lo sciopero degli sceneggiatori a Hollywood che ha tra i punti di lotta proprio impedire l’uso dell’Ai per creare opere artistiche come i film: “Siamo a un punto di svolta – spiega Crowe – i sindacati degli sceneggiatori e degli attori stanno cercando di trovare una soluzione, ma è difficile perché ci sono tanti soldi in gioco. Il rischio è che più si vada avanti a trattare peggiore sarà la soluzione”.

Il cinema “è cambiato profondamente negli ultimi anni. Mi ricordo che nel 2009, sul set di Robin Hood dove avevano ricostruito persino un castello, ho avuto un momento epifanico rendendomi conto che quello probabilmente sarebbe stato l’ultimo set così grandioso su cui avrei lavorato. Ora ci sono i film grandissimo budget, come quelli sui supereroi: Io sono stato nel mondo della Dc Comics, il padre di Superman, e in quello Marvel il padre di Hercules e presto mi vedrete anche come padre del protagonista in Kraven il cacciatore (in uscita a ottobre), ma lì sei davanti a degli schermi blu, poi tutto viene creato dopo al computer”. Nel cinema di oggi “si va per estremi, ci sono i film dal grandissimo budget e una parte per quelli destinati a un pubblico adulto con un budget limitato. Mancano quei film che consentivano di raccontare belle storie con budget più sostanziosi, come Toro scatenato o A beautiful mind, ma è uno spazio che hanno preso oggi soprattutto le serie”.

Proprio per motivi di budget è fermo anche il progetto su un film in cui avrebbe interpretato il pittore Mark Rothko: “Non so cosa succederà, l’avremmo dovuto fare nel 2019, ma capisco che la regista non volesse abbassare troppo l’ampiezza del progetto, vedremo”. Cosa la spinge ad accettare un film? “Cercare qualcosa che non ho fatto, anche se nel mio lavoro non è semplice, vogliono sempre che tu ripeta quello che è andato bene. Io parto sempre dalle parole, dalla sceneggiatura. Per questo i miei migliori amici e i miei peggiori nemici in questo mestiere sono sceneggiatori”.

Crowe, che ha ricevuto all’anno scorso dal sindaco Roberto Gualtieri il titolo onorario di ambasciatore di Roma nel mondo ha sostenuto in video la candidatura della capitale per Expo 2030. Fin da inizio anni Ottanta porta avanti la sua vita parallela da musicista a quella da attore e l’ha tracciata dando vita a varie band: In Italia si era già esibito in altre città ma è la prima volta a Roma (il concerto è anche in collaborazione con Alice nella città): “Chissà un giorno mi piacerebbe anche fare al Colosseo. Ma spero prima del 2030, sapete che fottuta età avrò allora?”, dice sorridendo. Il suo legame profondo con l’Italia “è dovuto al mille per cento al Gladiatore, sento qui un grandissimo calore e famigliarità dalla gente. Le persone mi considerano quasi uno zio. Non è dovuto solo al fatto che è famoso, sento qui riconoscimento e un apprezzamento da parte della gente, che non ricevo in maniera uguale in Australia”.

Aggiornato il 26 giugno 2023 alle ore 18:11