“Fidanzata in affitto”: come ti defloro il pupo

Ieri è uscito nelle sale italiane il divertente film Fidanzata in affitto, diretto da Gene Stupnitsky. Il cast vede come protagonisti Jennifer Lawrence (una bravissima Maddie, “l’apetta” regina), Andrew Feldman (del tutto convincente nel ruolo di Percy, il “Pupo” da svezzare), Laura Benanti e Matthew Broderick, nei ruoli rispettivi di madre e padre (imbranatissimi) del giovane Percy. La storia, in fondo, è semplice: la trentaduenne Maddie, abbandonata dal padre ancora prima di nascere e orfana della mamma, deve vedersela con il fisco e le banche per pagare il mutuo della sua bellissima casa in riva al mare. Per sua fortuna, Maddie è dotata di amici semplicemente stupendi, come la coppia giovane di gestori di barche in affitto. Lei, Sara, sagace, bella, in dolce attesa, ha la battuta feroce e prontissima, atteggiandosi a mantide vera nei confronti del suo compagno, succube e soccombente. E giustamente, visto il tipo di uomo che Sara si è scelto, grossier, ma buono come il pane. Fino a quel giorno fatidico in cui tutto ha inizio, Maggie raggranellava i risparmi per pagare gli strozzini “legali”, grazie al suo lavoro part-time come autista di Uber. Contratto finito quando il Comune e il Codice della strada le sequestrano quell’unica sua fonte di reddito. Da lì inizia il capitolo della ricerca di un’auto d’occasione e, con vicende tutte da scoprire, il primo passo è rappresentato dall’incontro con i genitori del Pupo che le propongono una sorta di baratto. Ovvero: svezzare sessualmente Percy come, appunto, deve fare per contratto non scritto una fidanzata in affitto, in cambio di una vecchia auto di famiglia.

Detta così parrebbe finita con lo slogan trito, ma di successo, di “una botta e via”, pochissimo Politically correct, ma moltissimo praticato ormai a tutte le età (Tinder vi dice qualcosa?), e non solo nell’adolescenza delle prime esperienze. Giustamente, vista da fuori, vi sembrerà una cosa assai poco seria, riflettendo sulle solide cose stantie della mercificazione del corpo della donna. Poi, invece, Nulla quaestio se quel mercimonio è volontario e volutamente scelto. Così, tra parentesi ma non tanto, eserciti di femministe si dimenticano di fare una guerra spietata ai siti porno gratuiti, che immettono nelle case di tutti molti milioni di clip praticamente disgustose, per chi ama l’amore per l’amore e prova odio per la donna-oggetto sessuale. Chiusa parentesi. Anche perché, invece, Gene Stupnitsky fa proprio la cosa giusta, traghettando un evento strumentale a qualcosa di molto più profondo, addirittura passionale in senso bidirezionale, in cui si mette in scena un movimento sentimentale top-down e down-top che va dalla giovane donna adulta al post-adolescente puberale. Facendoci brillantemente vedere come, dentro il guscio chiuso del contenitore di una giovane personalità para-autistica, ci siano mondi interi da scoprire, come tenere delicatezze sentimentali che solo la visione attenta del film riesce a restituire.

Meglio, cioè, non approcciare la Fidanzata in affitto come una venere in vetrina, tale e quale alle navigate signore delle case chiuse che facevano da nave-scuola ai giovani verginali, portati da parenti o amici al battesimo del sesso. Perché, in questo caso, va detto che l’albero è pieno di rami e di frutti. L’amicizia, innanzitutto. La lealtà è con se stessi e nei confronti degli altri, in particolare. La sdrammatizzazione totale avviene con la saggia diluizione di un copione ben studiato, carico di battute fulminanti, che consente di abbassare il ponte levatoio tra la storia e i suoi fruitori, nascondendo i contenuti dei sentimenti veri e profondi dietro un paravento linguistico cabarettistico. Mentre invece qui si tratta di qualcosa di autentico che riguarda alcuni tratti fondamentali del rapporto (a volte drammatico) genitori-figli, siano essi muniti di Tesla da 200mila dollari, o inscatolati in baracchini a quattro ruote da pochi soldi. Le famiglie sono come le ostriche: ne devi aprire tantissime prima di trovare una perla all’interno delle loro valve, sempre troppo strette e serrate su quello che, troppo spesso, è il frutto malato del loro amore. Come va a finire? Come finirebbe una supercar arenata. Vedere per credere.

Aggiornato il 22 giugno 2023 alle ore 15:46