Le sculture “estroflesse” di Calido

Alla “Ulisse Gallery Contemporary Art” in via di Capo le Case – una galleria d’arte nel centro storico di Roma, attiva sin dal 1999 nella promozione di artisti innovativi – sino al 27 luglio è aperta la mostra “Pieghe nello spazio”, a cura della critica d’arte Carmen D’Antonino e del gallerista Carlo Ciccarelli. Una personale di sculture dell’artista Calido, al secolo Claudio Migliarino, singolare figura, diremmo, di “self made man” dell’arte, “entrato – dice lui stesso – in questo mondo non da artista, ma da operatore, che nel suo lavoro ha potuto conoscere vari artisti e, da una decina d’anni, si dedica prevalentemente all’arte”.

Calido nasce nel 1961 a Rovereto, vicino Trento. Assorbe, da ragazzo, la particolare atmosfera culturale di questa cittadina. Da un lato, luogo di primaria formazione del mitico Fortunato Depero (1892-1960), esponente di primo piano del cosiddetto “Secondo Futurismo” (che, a partire dal Manifesto “Ricostruzione futurista dell’Universo” di Giacomo Balla e Depero del 1915, entrò veramente nella vita quotidiana della gente, esprimendosi anche nella pubblicità, nell’arredamento, negli allestimenti teatrali, nell’architettura). Dall’altro, “Città della pace”, luogo in prima linea nella “Grande guerra”, poi sede, dal 1925, della Campana dei Caduti “Maria Dolens” sul Colle di Miravalle, opera in memoria dei caduti del conflitto, fusa nel bronzo di cannoni appartenuti a tutti i Paesi belligeranti.

Dopo il Trentino, Calido ha trascorso la maggior parte della sua vita in un piccolo paesino del Molise (Pozzilli, vicino Venafro, dove attualmente risiede), sua terra d’origine, di cui è appassionato testimone.

La sua arte si fonda su un’indagine minuziosa di nuovi temi, nuove tecniche, nuovi materiali: “anzitutto – precisa – mi piace la tridimensionalità nel lavoro dell’artista, per rappresentare il più possibile, nelle sue opere, tutte e tre le dimensioni dello spazio (questione, ricordiamo, da secoli dibattuta nell’arte, dalle dispute rinascimentali tra Piero della Francesca e Paolo Uccello fino ai futuristi, ndr). Essenziale, per me, è anche l’uso costante del colore. Tutto questo non mi fa scordare mai che l’opera d’arte è, anzitutto, un oggetto. La cui collocazione adeguata nello spazio, ovviamente, influenza tutto l’ambiente circostante”.

Tutto ciò porta Calido – diremmo, nella migliore tradizione futurista, riattualizzata – a realizzare soprattutto sculture (con materiali particolari come juta e tela grezza, poi “ammaestrati” con speciali fissanti) che, opportunamente collocate in ambienti sia domestici che professionali, e adeguatamente illuminate, valorizzano e, in un certo senso, trasformano, gli ambienti stessi. Sculture che, proprio come teorizzato, a suo tempo, da Depero, Balla, Cambellotti, sino al “mostro sacro” Marinetti, diventano oggetti d’arredamento o addirittura d’uso quotidiano, stemperando fortemente i confini tra arte e design.

“L’arte di Calido”, racconta Carmen D’Antonino – che è anche membro supplente della Commissione consultiva in materia di elenchi nazionali dei Beni culturali del Mic – “un artista di cui ho già curato mostre, ad esempio al Museo Diocesano di Termoli e in altre importanti gallerie romane, è all’insegna soprattutto dell’estroflessione. Cioè, far diventare, le sculture – che, con lui, sono anzitutto nuvole di colore – oggetti, quasi espressioni di raffinato design. Per vari aspetti, Calido s’inserisce, così, anche nel solco di Lucio Fontana (1899-1968, il pittore, scultore e ceramista, argentino ma di famiglia italiana, fondatore, negli anni ’40, dello Spazialismo, ndr), che abbandonò la rappresentazione illusoria della profondità per sfruttare unicamente lo spazio concreto della tela”.

“Ho accolto con piacere la proposta espositiva dell’amico Calido in questa Galleria di Roma – dice Carlo Ciccarelli, gallerista animatore della “Uliisse”, sorta sulla base delle ricerche e dei contatti avviati dalla sua famiglia e dai suoi collaboratori sin dagli anni ’70 – sia per l’originalità della sua produzione (ricollegata idealmente a Fontana e a Giulio Turcato, esponente tra i principali dell’astrattismo informale italiano) che per la sua lunga esperienza di frequentatore del mondo dell’arte e dell’ antiquariato”.

Nel tempo, hanno frequentato l’“Ulisse Gallery Contemporary Art” artisti come il pittore e architetto cileno Roberto Sebastian Matta, l’astrattista rivoluzionario Piero Dorazio, Ennio Calabria ed altri.

Quest’anno, infine, la galleria è impegnata anche a celebrare il centenario (1923) della nascita di Ugo Attardi: il pittore e scultore, di origini siciliane, che dopo il 1945, a Roma, entra in contatto con Dorazio, Turcato, Carla Accardi e altri giovani artisti e, negli anni ’50, orienta la sua arte verso una propria forma di Espressionismo (ispirandosi anche all’irlandese Francis Bacon e al tedesco George Grosz).

Dagli anni ’80, Attardi (nel 2003, tre anni prima di morire, insignito del premio della presidenza del Consiglio per la Cultura nel settore dell’Arte) ha realizzato anche importanti opere pubbliche. Come il gruppo “Il vascello della Rivoluzione”, omaggio del Governo italiano alla Francia per il bicentenario dell’assalto alla Bastiglia, esposto temporaneamente a Parigi e installato definitivamente all’Eur vicino al Palazzo dello Sport, “I sogni del re normanno”, all’interno del nuovo aeroporto internazionale di Palermo, l’“Ulisse” al Battery Park, a New York, il “Cristo” acquisito nella collezione dei Musei Vaticani.

Aggiornato il 21 giugno 2023 alle ore 09:47