Harrison Ford presenta alla stampa internazionale di Los Angeles Indiana Jones e il Quadrante del destino diretto da James Mangold. L’attore ottantunenne mostra la sua età stravolta dagli effetti speciali del film. Il capitolo 5 dell’epopea del più famoso archeologo della storia del cinema, dopo la prima del Festival di Cannes, arriva nelle sale americane il 30 giugno e, nel nostro Paese, con due giorni d’anticipo, il 28, distribuito da The Walt Disney Company Italia. Mangold arriva a dirigere il nuovo Indiana Jones, dopo le quattro regie del maestro Steven Spielberg: Indiana Jones e il tempio maledetto (1984), Indiana Jones e l’ultima crociata (1989), Indiana Jones e il regno del teschio di cristallo (2008). “So – afferma Ford – che Marlon Brando consigliò a un giovane collega attore di non preoccuparsi troppo altrimenti lo si sarebbe visto sulla sua faccia. E questo significa, per chi non è un addetto ai lavori, che certo devi preoccuparti, non del successo, ma solo di essere lì”. Come è cambiato Indiana Jones in questo quinto e ultimo appuntamento del franchise?
“Molto. Abbiamo mostrato – dice l’attore – i suoi punti di forza nel corso di quattro film. Ora stiamo entrando in una nuova fase della sua vita e lo vediamo dopo un’assenza di quindici anni. È un uomo invecchiato, sta andando in pensione e lo incontriamo appunto l’ultimo giorno dalla sua vita accademica, il che non è certo il massimo per lui. Ma penso che tutto questo funzioni drammaticamente molto bene perché introduce il personaggio di Helena (Phoebe Waller–Bridge) per una nuova avventura intorno al mondo”. Siamo infatti nel 1969, nei giorni dell’Allunaggio, con un Indiana accasato con Marion e che si sente superato dal mondo che lo circonda, tanto che scienziati ex nazisti come Voller (Mads Mikkelsen) collaborano persino con la Nasa. Che significa dare definitivamente addio al suo personaggio di Indiana Jones? “Non mi sembra un addio diverso dagli altri, ma non ho rimpianti perché sento che abbiamo fatto un film davvero soddisfacente per il pubblico. Abbiamo avuto una grande attenzione al personaggio e abbiamo cercato poi di plasmare una storia che riportasse Indiana nelle vite delle persone con una storia interessante. Insomma, è stato davvero uno splendido addio”.
Cos’è per Ford il personaggio di Indiana Jones? “Intanto, ci tengo a dire, in questo mestiere siamo tutti dei narratori e quello che ho imparato nel corso degli anni mi viene dall’esperienza. Per oltre quarant’anni non solo ho conosciuto sempre meglio questo personaggio, ma anche il mio lavoro. Indiana Jones significa per me ciò che significa anche per il pubblico. È come un contratto che c’è tra noi. La cosa più importante è che la gente apprezzi quello che abbiamo fatto”. Per ringiovanire Harrison Ford nelle scene ambientate nel 1944 è stata utilizzata una serie di tecnologie molto avanzate, tra cui un nuovo software di intelligenza artificiale, detto Fran, sviluppato dalla Disney. Sono state così selezionate le immagini desiderate attraverso materiali di archivio, poi sovrapposte a quelle frutto delle ultime riprese. Con questo nuovo programma sono state abbattuti i tempi del de–aging: si impiegano infatti solo cinque secondi per ringiovanire in modo coerente il personaggio di fotogramma in fotogramma. Il software riesce a percepire quali punti del volto saranno modificati dall’età e interviene per creare o togliere i segni della vecchiaia. Una tecnica comunque che ha fatto ricredere lo stesso Harrison Ford: “Non ho mai amato l’idea fino a quando non ho visto come è stata realizzata in questo caso – che è molto diversa dal modo in cui è stata fatta in altri film che ho visto”.
Aggiornato il 15 giugno 2023 alle ore 19:12