Bartleby lo scrivano, forse uno tra i racconti più belli di Herman Melville, presenta il protagonista che si caratterizza per la celebre frase: “Avrei preferenza di no”. E queste parole sono anche un refrain della protagonista di Preferirei di no, testo teatrale scritto da Antonia Brancati, in scena per la regia di Silvio Giordani fino al prossimo 4 giugno al Teatro Manzoni.
Nella vicenda è rappresentato un forte scontro dovuto alle diverse concezioni di idee e moralità esistenti tra madre e figlia: una visione dei rapporti sociali, del rispetto e delle relazioni tra le persone, di amicizia e professionali, valutati dal punto di vista psicologico e sulla base delle diverse opportunità in maniera profondamente difforme. Entrano in gioco soprattutto i mutamenti di mentalità e dei costumi sociali ed anche, ovviamente, il gap generazionale. La madre, Teresa, una matura donna colta ed intelligente, ma che si sentiva spesso inadeguata al ruolo sociale che le competeva: è una donna sconfitta e delusa a causa del legame affettivo con il marito che l’ha portata a compiere un gesto estremo, pagato con la restrizione per alcuni anni in una clinica. Teresa decide di vivere isolata in campagna per avere spazi e tempi per pensare. Completamente diversa, invece, la figlia Diana scaltra, opportunista e profondamente innamorata del padre, un politico di successo. Diana denigra e contesta la visione del mondo e le scelte della madre.
Preferirei di no ha anche un legame, in senso lato, con l’inchiesta giudiziaria di Mani pulite svolta dalla magistratura di Milano che ebbe inizio il 17 febbraio del 1992 e che diede origine allo scandalo di Tangentopoli con l’arresto di Mario Chiesa, presidente del Pio Albergo Trivulzio.
Racconta infatti l’autrice, figlia dell’attrice Anna Proclemer e dello scrittore Vitaliano Brancati: “Preferirei di no nasce nel 1994. Era l’epoca di Tangentopoli, del “così fan tutti”, della sconfitta dell’idealismo, del prevalere della rassegnazione o del pragmatismo ed io volevo scrivere di una donna che fosse – come siamo o, almeno, come dovremmo essere – migliore degli uomini. La casa di campagna in cui la mia protagonista cucina maniacalmente e si occupa del bucato vuole essere in realtà una ‘torre d’avorio’ in cui – per dirla con le parole di mio padre, l’aria di un secolo si condensa meglio che in un ufficio pubblico”.
E Silvio Giordani, nelle note di regia sottolinea che “Preferirei di no è un interessante duello psicologico con un finale a sorpresa. Teresa si è nascosta da se fuggendo dal passato e dal riflesso abbagliante di una vita politica accanto al marito senatore”.
La pièce teatrale portata in scena al Teatro Manzoni si avvale dell'interpretazione impeccabile di Ivana Monti ben supportata dalla convincente Maria Cristina Gionta, ormai affermata e non più solo una giovane promessa. Questo testo fu già portato in scena al Festival del teatro di Taormina nel 1995 con Anna Proclemer, nel ruolo della madre, e Fiorenza Marchegiani. Successivamente anche la grande attrice spagnola, Julia Gutiérrez Caba, nel 1998 scelse questo testo per festeggiare i suoi 50 anni di teatro.
A distanza di oltre un quarto di secolo il testo dimostra di aver retto al trascorrere del tempo e la messa in scena di oggi lo ripropone con la necessaria incisività e freschezza che non fanno rimpiangere le precedenti rappresentazioni.
Aggiornato il 30 maggio 2023 alle ore 10:38