Festival di Cannes, il laboratorio dei talenti internazionali

La missione del Festival di Cannes è confermarsi come laboratorio dei migliori talenti internazionali. Al contempo, la kermesse cerca di consolidare lo storico rapporto con il cinema americano. Il festival spalanca le porte alle donne. Sette registe sono presenti nel concorso, un record: l’italiana Alice Rohrwacher, con La Chimera; le francesi Justine Triet e Catherine Breillat, rispettivamente con Anatomie d’une chute e L’été dernier; la tunisina Kaouther Ben Hania, con Les Filles d’Olfa; l’austriaca Jessica Hausner, con Club zero; la senegalese Ramata-Toulaye Sy, con Banel e Adama. Sulla Croisette sono attese 35mila persone nelle due settimane del festival, oltre mille i giornalisti. La sostenibilità è un’aspirazione potente: lo scorso anno è stato plastic free tutto il palazzo, insieme al badge alla stampa è stata data una borraccia per ricaricare l’acqua potabile comunale. Quest’anno il taglio è sul mitico red carpet della Montée des marches, la salita delle star più fotografata al mondo (con gli Oscar e il Met Gala): è stato dimezzato come dimensioni con un risparmio di 1.400 chili di moquette. L’importante che lo calpesti Johnny Depp. Qualche imbarazzo per il pirata dei caraibi accusato di violenza domestica dall’ex moglie? “È stato assolto – afferma Thierry Frémaux – e il film l’ho preso dopo la risoluzione giudiziaria. A me interessa Depp come attore”.

Secondo il delegato generale, “il festival 2023 è testimone di un tempo in cui lo sguardo femminile illumina tutte le arti, non solo il cinema. Da qui partirà una nuova generazione di cinema, giovane, affrancata dai maestri e tutta la selezione è orientata ai nuovi talenti pur accanto ai maestri assoluti come Marco Bellocchio, Aki Kaurismäki, Wim Wenders, Martin Scorsese, Ken Loach e tanti altri”. E anche la giuria, presieduta dallo svedese due volte Palma d’oro Ruben Östlund (nel 2017 The Square; lo scorso anno Triangle of Sadness) è “irregolare, inconsueta, giovane”. Insomma, promette Frémaux, sarà una bella annata “in dialogo tra le generazioni” quella che si apre domani con la cerimonia condotta da Chiara Mastroianni. L’Italia ha una ribalta d’eccellenza, con ben tre film in concorso: Rapito di Marco Bellocchio, Il sol dell’avvenire di Nanni Moretti, La Chimera di Alice Rohrwacher. Frémaux decanta le lodi del cinema italiano. “Il cinema italiano è forte ma anche estremamente fragile e andrebbe protetto”. Poi parla del lungometraggio atteso stasera per l’apertura del festival: “Un film che passa qui, come Jeanne du Barry (diretto dall’attrice e regista francese Maïwenn, ndr) deve avere l’uscita cinematografica necessariamente, con un’eco mediatica che fa bene al ritorno del pubblico in sala”. Frémaux non ha dubbi: “Per due settimane Cannes è una specie di ombelico del mondo, una ribalta per tutti”.

Aggiornato il 16 maggio 2023 alle ore 19:45