“L’esorcista del Papa”: credere a Satana?

Ma, Satana è sempre qui con noi? Sì, senza dubbio alcuno, secondo Julius Avery, che firma la regia del film L’esorcista del Papa, tratto dalla storia vera di Padre Gabriele Amorth (interpretato magistralmente dal premio Oscar Russel Crowe) e dalle sue memorie di esorcista. Il film, prodotto dalla Sony Pictures e distribuito dalla Warner Bros, nelle sale italiane da ieri, oltre a Crowe, ha come co-protagonisti Daniel Zovatto, Padre Esquibel il futuro braccio destro di Amorth; Alex Essoe, Julia la madre del bambino posseduto, Henry (un bravissimo Peter DeSouza-Feighoney); e Franco Nero nella parte del Papa. Certo, Satana è davvero tra di noi, se si ha una statistica come quella di Amorth, con decine di migliaia di casi trattati, di cui solo uno scarso 2 per cento rimane nel cono d’ombra impenetrabile del regno degli inferi.

Mentre tutti gli altri casi, chi più e chi meno, sono riconducibili a fenomeni di autosuggestione, mentre quelli più seri sono da trattare in ambito psichiatrico, per cui l’Amorth esorcista è, in primo luogo, un esperto psicanalista sul campo. Ed è sempre lui, l’esorcista del Papa, a rappresentare il nemico n° 1 del Demonio, essendo l’ultimo difensore rimasto della Chiesa di Roma, erede di Cristo. Per demolire dalle fondamenta la Casa di Pietro che le forze demoniache intendono distruggere, non resta a Satana che intrappolare Amorth in una sorta di giostra medievale, in cui la posta in gioco è il possesso dell’anima dell’esorcista o, viceversa, il trionfo della sua fede. Rimane soltanto da stabilire solo il “luogo” della sfida. E che cosa c’è di meglio di una chiesa conventuale del XV secolo, l’Abbazia di San Sebastiano in Castiglia, sperduta nelle colline spagnole e in stato di abbandono da quando i monaci l’hanno definitivamente lasciata a sé stessa?

Lì è custodito un segreto terribile, murato vivo assieme a figure eminenti dell’epoca, che padre Amorth dovrà scoprire con l’aiuto del giovane padre Esquibel, per fare uniti da contrafforte all’immenso potere del Male che li attende al varco, e che trae biblicamente origine dalla caduta dal Cielo degli angeli dannati. Le loro uniche armi? Le preghiere ininterrotte (preferibilmente nella originale lingua “mistica” del latino!) e alcuni simboli sacri, contenuti nella valigetta “medicale” che Amorth porta legata dietro la sella della sua vecchia Lambretta (simbolo di povertà e di tenace resilienza), con la quale si reca nei posti più imprevedibili e disagiati, facendola quasi scomparire con la sua notevole mole di lottatore. L’antico e il moderno si incontrano simbolicamente nel confronto tra gli abiti talari che, se è vero che non fanno il monaco, però ne distinguono le ere di appartenenza. Il primo, il più antico che va fino alla fonte di Cristo, è indossato da Amorth, massiccio e autorevole, rivestito com’è nella sua larga veste nera, lunga fino ai piedi e ricamata con un grande stemma papale in corrispondenza del cuore.

L’altro, il giovane padre Esquibel, veste in modo moderno, con il suo clergyman impeccabile, che solo l’esplosione della bolla di sangue del Demonio renderà praticamente inservibile. Ma, contro entrambi, nella singolar tenzone tra fede e demone, il Diavolo contrappone la sua arma preferita: “L’incontro con i propri peccati”. E sì, perché nei nostri ricordi profondi ci sono cose del passato che vengono sepolte per non più riemergere. A meno che, Satana non le scagli come pietre di una fionda ancestrale proprio negli occhi di chi, essendo prete per vocazione, non avrebbe mai dovuto commetterli quei peccati (che solo il sacramento della Confessione può rimuovere!) d’orgoglio o di debolezza della carne, non portandoli mai a conoscenza nel confessionale di un confratello, il solo che potrebbe assolverli in nome di Cristo.

Ma, nel film come nella vita reale di Amorth, c’è molto altro che agita le somme sfere del potere temporale della Chiesa, dato che, a quanto pare, sarebbero oggi in molti nelle gerarchie curiali di Roma a non credere più all’esistenza di Satana. Né, quindi, alla necessità di mantenere in vita i riti dell’esorcista, derisi in segreto e ritenuti antimoderni in pubblico, dei quali si pensa occorra disfarsi per rimediare alla crescente, diffusa scristianizzazione del mondo cattolico occidentale. Dimenticando così i delitti imperdonabili e la ferocia di almeno due facce orribili della storia cristiana degli ultimi seicento anni. Per capirci: la Santa Inquisizione e i genocidi di popolazioni autoctone amerindie da parte dei cattolicissimi spagnoli conquistadores furono o no opera del Diavolo? Amorth non ha dubbi: Satana trova udienza e abita (purtroppo!) anche nelle consacrate stanze del Vaticano.

Ma il “plotone togato di esecuzione”, costituito da una commissione di alti togati curiali, è destinata a scontrarsi con il suo indice medio teso in alto e mostrato volgendo loro le spalle, mentre sordo ai richiami della gerarchia un formidabile padre Amorth si allontana dalla stanza affrescata del suo giudizio, forte della nomina papale che lo rende invulnerabile. Sarà proprio il diario quattrocentesco dei resoconti dell’abbazia indemoniata, censurato in molte sue parti, tranne che nell’apocrifo finale “Incontrerai i tuoi peccati”, a costituire la bussola di un tesoro terribile contenuto in fondo al pozzo della memoria e non solo.

Il vero “torto” del film? Privilegiare fin troppo gli effetti speciali della realtà virtuale, con corpi sollevati e scagliati contro le pareti da forze soprannaturali, esaltando le eccessive posture mostruose che alterano la faccia angelica di Henry. Il tutto a scapito delle ben più profonde questioni che stanno alla base e fanno da fondamento alla teoria della “eternizzazione” della presenza di Satana nelle società umane e, soprattutto, all’interno della mente dell’uomo: la sola che dà veramente potere alle autentiche forze demoniache di possederla. Non è il Demonio, infatti, a conoscere dall’esterno i nostri peccati inconfessabili, dato che siamo noi stessi a conservarli nel recesso della nostra corteccia cerebrale. Satana è solo un medium che ci ricorda della loro esistenza, perché in suo nome continueremo a commetterne di orribili, per l’eternità.

Certo, per capire la tempesta emotiva che le presenze demoniache scatenano nella mente umana, lo scuotimento dei corpi, e le posture esagerate dei personaggi rievocati nelle visioni dei peccati commessi, sono un modo del tutto strumentale per approssimare il reale con una finzione scenica orripilante. Film da non mancare, in ogni modo, affrontando il tutto con lo spirito giusto di chi vuole capire senza cedere allo spavento.

Aggiornato il 14 aprile 2023 alle ore 16:47