Visioni. “Sayen”, un improbabile film d’azione in un contesto primordiale

Sayen è un imbarazzante film di vendetta che si svolge nella grande foresta pluviale dell’area Wallmupu, terra della comunità Mapuche. Un popolo amerindo originario del Cile centromeridionale. La seconda messa in scena del regista e direttore della fotografia cileno Alexander Witt, allievo di Ridley Scott, è un film prodotto da Fabula, in collaborazione con la piattaforma Vod e Casting Calls for Movies. Il lungometraggio, da marzo su Amazon Prime Video, racconta la storia di Sayen (una combattiva Rallen Montenegro), una giovane Mapuche, tornata a casa dalla nonna Ilwen (un’intensa Teresa Ramos), dopo sei anni vissuti all’estero. Ma la pace che la ragazza sembra avere ritrovato nella terra natia si rivela solo apparente. La foresta è un potenziale deposito di cobalto su cui gli enti governativi e le multinazionali straniere cercano di mettere mano. Lo spagnolo Antonio Torres (uno spaurito Arón Piper), a capo di una spedizione geologica, viene inviato nell’area dal padre Máximo Torres (un protervo Enrique Arce), per acquisire alcune aree strategiche della foresta per conto della compagnia Actaeon. Ma la situazione precipita presto nella violenza e nel sangue. Sayen, unica della sua comunità a essere stata addestrata alla sopravvivenza nella foresta come i guerrieri maschi, sarà costretta a usare gli insegnamenti appresi durante l’adolescenza e a usarli per la sua furia vendicatrice.

Alexander Witt, dopo avere diretto film di genere come Resident Evil: Apocalypse (2004), firma la regia di un film d’azione dall’ambientazione primordiale che scivola presto nell’assurdo. La sospensione dell’incredulità viene messa a dura prova pochi minuti dopo l’inizio del racconto. Sayen riprende con il proprio smartphone le prove che inchiodano la multinazionale. Assiste sgomenta all’uccisione dell’amata nonna, eppure viene inspiegabilmente risparmiata da Torres e dai suoi uomini. Solo dopo la fuga della giovane inizia un inseguimento che prende lo spazio dell’intero film. Con tutta evidenza, la causa ambientalista e umanista rappresenta solo un pretesto per una narrazione greve e sprovveduta. Il regista realizza un film di serie B animato da propositi nobili che avrebbero meritato una cura e un approfondimento maggiori. Il risultato finale è frutto di superficialità e velleitarismo. Witt è solo un tecnico del cinema. Non è un autore.  

Aggiornato il 31 marzo 2023 alle ore 18:29