Visioni. “Memory”, un deludente film d’azione dai toni vagamente crepuscolari

Un dolente Liam Neeson è il protagonista assoluto di un film che mette in scena l’ennesima idea reazionaria della giustizia. Memory di Martin Campbell è il remake del film belga The Alzheimer Case diretto da Erik Van Looy, a sua volta adattamento di un romanzo d’azione in lingua fiamminga, De Zaak Alzheimer di Jef Geeraerts. Il lungometraggio, visibile sulla piattaforma Prime Video di Amazon, racconta la storia di Alex Lewis (Neeson), un sicario 70enne che vive in Messico e accetta di uccidere a pagamento dall’altro lato del confine, a El Paso, nel Texas. Uno di questi incarichi lo mette in contrasto con l’Fbi, la cui task force per la prevenzione dello sfruttamento di minori capitanata da Vincent Serra (un appassionato Guy Pearce), indaga su un’organizzazione criminale, cui fa capo Davana Sealman (una bellissima e improbabile Monica Bellucci). Alex decide di disobbedire agli ordini quando gli viene commissionato l’omicidio di una ragazzina. Il killer diventa l’obiettivo numero uno della cosca. A quel punto prende il via una caccia all’uomo spietata che produce solo morte.

L’attore irlandese interpreta, ancora una volta, il ruolo dell’assassino. La variante, rispetto ai film del genere, riguarda per l’appunto la perdita di memoria del personaggio principale, dovuta a un’insorgenza precoce dell’Alzheimer. Neeson negli ultimi quindici anni ha impresso un’autentica svolta alla propria carriera compiendo scelte alquanto discutibili. Eppure, il suo percorso attoriale inizia nel segno del cinema d’autore. Figura tra gli interpreti di Excalibur (1981) di John Boorman e Mariti e mogli (1992) di Woody Allen. Poi arriva la consacrazione con Schindler’s List (1993), il capolavoro di Steven Spielberg sulla Shoah, premiato con 7 Oscar. Segue Michael Collins di Neil Jordan. Il film vince il Leone d’oro alla 53ª Mostra del cinema di Venezia. Neeson viene premiato con la Coppa Volpi per la Migliore interpretazione maschile. Gangs of New York di Martin Scorsese è del 2002. Otto anni dopo Neeson incarna il giustiziere di Io vi troverò (2008) di Pierre Morel. La trasformazione (per ora definitiva) è compiuta. Da quel momento diventa il nuovo Charles Bronson degli anni Duemila. Gli ingredienti dei film che interpreta non regalano mai sorprese: violenza, sadismo e giustizia sommaria. Anche in Memory, Neeson, pur caricando d’intensità un personaggio meschino che cerca la redenzione, risulta poco credibile. D’altro canto, mentre Guy Pearce è un agente gravato dai mille tormenti, Monica Bellucci interpreta il ruolo insolito di una boss che ha la necessità di proteggere il figlio. Purtroppo, la diva non riesce a dare verità al profilo psicologico della villain. La sua giunonica figura materna non conferisce la necessaria cattiveria al personaggio.

Il film, che segna il ritorno di Campbell (già regista di Casino Royale, con Daniele Craig), prova stancamente a narrare lo scontro-confronto tra un assassino e un agente federale in uno scenario carico di disumanità compiaciuta. Rispetto agli ultimi film, The Protégé (2021) e The Foreigner (2017), Campbell dedica meno spazio alle scene d’azione. Nonostante il cineasta provi a conferire empatia al suo personaggio principale, Memory si caratterizza unicamente per la variante legata alla malattia. Il resto sono scene di sangue già viste che poco aggiungono a un filone stanco come il protagonista. Così l’ambizione crepuscolare del film risulta assolutamente stonata. Appare come un’imitazione, quasi una parodia involontaria, del cinema di Clint Eastwood. La cui sensibilità di interprete e di autore fa parte, da tempo, della storia del cinema.

Aggiornato il 24 marzo 2023 alle ore 18:58