L’invasione del Tibet, uno Stato con una superficie di due milioni e mezzo di chilometri quadrati – un quarto dell’intera Cina – e una popolazione di circa 6 milioni di abitanti con una sua specifica identità per etnia, storia, lingua e religione, ha avuto inizio nell’ottobre del 1950: fu occupato violentemente dalla Repubblica popolare cinese e, nella sostanzialmente indifferenza degli Stati democratici, fu un vero oltraggio al diritto internazionale. Per sfuggire all’oppressione esercitata dal regime comunista, molti tibetani, tra cui il Dalai Lama, sono stati costretti a fuggire all’estero, dove hanno formato il legittimo governo tibetano in esilio. Nonostante siano trascorsi settantatré anni, nel corso di questo lungo arco di tempo, i Paesi democratici hanno continuato ad avere sulla questione tibetana atteggiamenti accomodanti, deboli, contraddittori e poco hanno fatto per contrastare l’insistente campagna di disinformazione sviluppata dalla Repubblica popolare cinese per dare giustificazione all’annessione del Tibet. Allora, in questo quadro, assume una funzione molto significativa Tibet occupato. La storia, i diritti, i doveri dei nostri governi (Il cerchio 2023, 300 pagine, 35 euro), puntuale e approfondito studio portato a termine nel corso di dieci anni dai noti specialisti di diritto internazionale Michael van Walt van Praag e Miek Boltjes, pubblicato due anni fa in inglese e adesso anche in Italiano, grazie all’ efficace traduzione di Enrica Garzilli.
Questa ricerca di Michael van Walt van Praag e Miek Boltjes rappresenta un aggiornamento di The Status of Tibet: History, Rights and Prospects in International Law (Westview, 1987). I due studiosi, nell’elaborare il nuovo testo, hanno avuto la possibilità di avvalersi di fonti che negli anni Ottanta non erano accessibili. È, dunque, un aggiornamento che conferma e rafforza la confutazione della pretesa sovranità della Cina sul Tibet. La Repubblica popolare cinese, soprattutto a partire dal 2008, per giustificare agli occhi del mondo l’annessione del Tibet e per far pressione sui governi per indurli ad accettare che la terra del Dalai Lama è naturalmente parte della Cina, continua a sviluppare una persistente propaganda costruita attraverso studi pseudoscientifici, privi di qualsiasi solido fondamento: né storico, né culturale, né giuridico. Con questo importante lavoro i due specialisti di diritto internazionale smontano le tesi cinesi e inchiodano i governi dei Paesi democratici davanti alla responsabilità di assumere posizioni politiche conseguenti che finora sono mancate.
Tibet occupato. La storia, i diritti, i doveri dei nostri governi di Michael van Walt van Praag e Miek Boltjes, Il cerchio 2023, 300 pagine, 35 euro
Aggiornato il 14 marzo 2023 alle ore 16:54