La cozza tarantina è da qualche tempo presidio Slow Food e il patron, Carlo Petrini, a Taranto ha visitato gli insediamenti di mitili presenti nel Mar Piccolo, facendone un elogio.
Il Mar Piccolo è una laguna costiera interna che si estende per poco più di 20 km², a nord della città di Taranto. È suddiviso in due seni di forma ellittica, il primo in comunicazione con il Mar Grande (Mare Jonio). Il piccolo mare interno racchiude ancora un patrimonio naturalistico unico nel suo genere.
“Ho scoperto un’iniziativa produttiva di rilevanza mondiale ‒ ha spiegato Petrini ‒ che non immaginavo così straordinariamente in armonia con l’ambiente e con la vita sociale dei mitilicoltori. Per me questa è una cosa straordinaria, ero già ben predisposto ma dopo aver visto quell’acqua pulita, quelle sorgenti di acqua dolce che arrivano dalle montagne, parlo dei citri, dopo aver visto come crescono queste cozze io ho cambiato molto dell’idea che avevo di Taranto”.
L’associazione Slow Food, fondata in Piemonte, è conosciuta principalmente per i marchi apposti su alcuni alimenti, coltivazioni o allevamenti, detti presìdi. Il comitato scientifico Slow Food assegna il presidio solo in presenza di alcuni importanti requisiti come: sostenibilità ambientale e sociale. Ogni giorno Slow Food lavora in 150 Paesi per promuovere un’alimentazione buona, pulita e giusta per tutti.
L’ecologia integrale, la transizione ecologica, la produzione sostenibile, il cibo equo e solidale, sono stati alcuni temi toccati nella conversazione tra il fondatore di Slow Food, Carlo Petrini, e l’arcivescovo di Taranto, monsignor Filippo Santoro, ispirato ai contenuti dell’ultimo libro di Petrini “TerraFutura” (Giunti - Slow Food Editore, 2020), scritto proprio a seguito di un dialogo con Papa Francesco sull’ecologia integrale.
Nel Salone degli Specchi di Palazzo di Città del Comune di Taranto, Petrini e monsignor Santoro si sono confrontati nell’evento organizzato dall’amministrazione Melucci e da Slow Food Puglia, moderati dall’assessore all’Ambiente Laura Di Santo, alla presenza del vicesindaco Fabrizio Manzulli.
La premessa usata da Petrini, che mai avrebbe immaginato di “diventare amico di un Papa”, è quella del suo libro “TerraFutura” nel quale, sollecitata dal dialogo con Bergoglio, propone una riflessione sul deterioramento del pianeta e un avvicinamento ai principi dell’ecologia integrale lanciati dal pontefice.
In questo quadro, vi è anche una riflessione più incisiva sul cibo, cuore dell’impegno di Petrini.
“Questo sistema alimentare non funziona – ha spiegato – e genera sofferenze. Produciamo cibo per 12 miliardi di persone, ma siamo 8 miliardi, uno spreco che deve finire. Ciò avverrà solo quando comprenderemo l’importanza che ha il cibo, la sua produzione, per il cambiamento. Dobbiamo adattarci, altrimenti sprecheremo ancora mentre c’è chi muore di fame”.
Il cambiamento, quindi, è una prospettiva che alberga ovunque. Lo sa bene l’arcivescovo Santoro che, ripercorrendo le giornate intense della 49° “Settimana Sociale dei cattolici italiani” celebrata a Taranto nel 2021, ha ricordato l’impegno della chiesa per le politiche di transizione.
“Abbiamo vissuto un’esperienza esaltante – le sue parole – perché dall’interazione con i giovani è nato un patto intergenerazionale per promuovere il cambiamento, passando dal progetto delle comunità energetiche nelle parrocchie, dalla scelta di investire in attività che non prevedano l’uso di combustili fossili e di non acquistare prodotti macchiati dal sangue del caporalato”.
“Un incontro bellissimo per la sintonia che c’è tra lui e Papa Francesco – ha commentato a margine monsignor Santoro – e per la passione che hanno entrambi per la casa comune e poi per l’attenzione che ha avuto sul punto che abbiamo sviluppato durante la Settimana sociale di Taranto, quello di rendere le parrocchie italiane comunità energetiche. Mi ha detto: ‘Quello che non hanno fatto i Comuni lo sta facendo la Chiesa’. Certo ci vuole tempo, il lavoro non è semplice, in alcune parrocchie ci sono dei limiti strutturali a cui stiamo lavorando e poi serve anche una legge dello Stato che regolarizzi queste comunità produttrici di energia”.
E tornando alla cozza tarantina, era presente tra il pubblico, Luciano Carriero, presidente della Sezione Miticoltori di Confcommercio e a Taranto una delle voci più rappresentative del nuovo corso della cozza nera recentemente divenuta presidio Slow Food.
È presidente della cooperativa miticoltori che raggruppa il 90 per cento dei produttori di Taranto costituitasi nel 2019 per tutelare il Mar Piccolo sperimentando nuovi materiali per quanto riguarda l’allevamento delle cozze.
Si tratta di bioplastica, un materiale compostabile che dopo qualche anno si degrada e si sta testando anche la canapa, il tutto per tutelare l’ecosistema marino, ritornando alle origini eliminando la plastica.
“Finalmente abbiamo firmato dopo due anni di lavoro e di sperimentazione e controlli sulle acque, il protocollo d’intesa con Slow Food aderendo a un disciplinare molto rigido che attesta la bontà, l’unicità e la salubrità della cozza tarantina, plastic free. Siamo gli unici in Italia, forse al mondo, ad aver intrapreso questo percorso che vogliamo trasmettere anche alle altre marinerie. Con il presidio Slow Food abbiamo ridato dignità a tutte le famiglie che lavorano nel Mar Piccolo da generazioni e dato definitivamente l’identità alla nostra cozza dal Mar Piccolo. La cozza tarantina non era riconosciuta sul mercato perché non aveva marchi, aveva solo la bontà del sapore unico” ha concluso.
Aggiornato il 02 marzo 2023 alle ore 15:59