Tra le ricorrenze commemorative ormai dominanti vi è la data di un centenario riguardante lo scrittore Italo Calvino. Di certo non avrà la percussione che ha provocato nel 2022, e provoca ancora, Pier Paolo Pasolini. Ma qualcosa avverrà. Ne sono interessato direttamente, per la ragione che segue nello scritto e coinvolge Italo Calvino, Elsa De Giorgi e me. Attingo al mio recente libro: “Ho vissuto la vita-Ho vissuto la morte” (Armando Editore), ed alla memoria. Un evento di anni passati, il “caso” Elsa De Giorgi/Calvino. Un giornalista del Corriere della Sera, Paolo di Stefano, ebbe voglia e opportunità di conoscere qualcosa, non so quanto, del carteggio di Italo Calvino con l’attrice scrittrice Elsa De Giorgi. Il carteggio si riferisce a una vicenda sentimentale, tra il Calvino e la De Giorgi. Calvino era consulente editoriale della casa editrice Einaudi, oltre che scrittore giovane ma riconosciuto come personalità di rilievo. Elsa De Giorgi era stata una diva negli ultimi anni del fascismo, quale attrice di cinema, e dopo il fascismo aveva proseguito la sua attività teatrale con registi di rilievo, come Visconti e Strehler. Proprio negli anni in cui Calvino era consulente della Einaudi, Elsa De Giorgi scriveva un volume di memorie sulla guerra, prendendo spunto da vicende che lei stessa aveva vissuto, ma specialmente quelle del coniuge, Sandrino Contini Bonacossi, il quale apparteneva a una famiglia ricchissima, tra tesori in oggetti d’arte e quadri, in particolare.
Il livello dei protagonisti era dunque considerevole, e certamente almeno in quel momento la situazione della De Giorgi prestigiosissima. Paolo di Stefano è convinto, e di ciò sono stupito, e dirò perché, che il rapporto sentimentale e d’amore, diciamo, tra Italo Calvino e Elsa De Giorgi iniziasse mesi prima della scomparsa misteriosissima e tragica di Sandrino Contini Bonacossi. Di Stefano collega, senza farne una relazione di causa ed effetto ma stabilendo qualche motivo causante, la fuga di Sandrino Contini Bonacossi “anche” alla conoscenza di questa relazione tra Elsa De Giorgi e Italo Calvino. Per il resto, la fuga è ormai notoriamente riconosciuta nelle sue ragioni essenziali, pare che si trattasse di grossi problemi in rapporto al commercio illegale di opere d’arte. In questo vi è certamente del reale. Chi si reca alla Galleria di Washington vede delle tele che sono state donate al Museo da un magnate americano, Kress, in rapporti di scambio e di acquisto con i Contini Bonacossi. Forse Sandrino Contini Bonacossi era entrato in un giro che non doveva far suo, o qualche azione non apprezzata, o si dedicò allo smercio di moneta. Le ipotesi furono tantissime, e la De Giorgi ne scrisse in uno dei libri più potenti della saggistica criminale, diciamo, dei nostri giorni, ovvero “L’eredità Contini Bonacossi”, pubblicato dalla Mondadori e scomparso dalla circolazione. In ogni caso, pur con questa dissoluzione di Sandrino Contini Bonacossi, il volume di Elsa De Giorgi sulla guerra e sulla Resistenza venne pubblicato per intervento di Italo Calvino, ed è “I Coetanei”, che considero tra le più oneste e ben scritte testimonianze su quel periodo.
La relazione tra Italo Calvino ed Elsa De Giorgi prosegue per qualche anno, e le lettere che Di Stefano annota sono di quel periodo. Mostrano un Italo Calvino innamorato, sedotto dalla personalità anche estetica della De Giorgi, inventore di nomignoli familiari e intimi. Un Calvino che parla della sua opera, che dichiara scontentezza, che crede di essere uno scrittore freddo ed intellettualistico ai limiti della sterilità. Ovviamente del carteggio abbiamo minimassimi cenni, tenuto conto che si tratta di centinaia e centinaia di lettere. La faccenda avrebbe significato, ma non da farne un “caso”, non fosse che questa pubblicazione esacerbò, il meno che si possa affermare, giornalisti o saggisti che scrivevano su la Repubblica. Innanzitutto, con un’intervista alla moglie di Calvino, che parla della De Giorgi raccontando come taluni amici ne schernivano le pose da diva, ritiene che Calvino si adattasse “dolorosamente” con il suo linguaggio alla De Giorgi, riferisce di un amico che sostiene l’aver potuto Calvino dedicarsi alla De Giorgi in quanto in ogni uomo di genio, e Calvino sarebbe un genio, per questo amico della moglie di Calvino, c’è anche la possibilità di essere un idiota, un genio può permettersi di essere idiota, sarebbe la parte idiota di Calvino che ha avuto la relazione con la De Giorgi. Tali considerazioni sono discutibilissime, anche se provengono da una moglie a conoscenza del coniuge innamorato di un’altra. La De Giorgi fu un’attrice, una scrittrice e una donna di tempra morale, e il fatto di non essere distrutta dalla vicenda orrenda che ha vissuto ne mostra la ferrea personalità. Credo che pochi avrebbero resistito alla scomparsa secca, misteriosa, del coniuge, in un ambiente di quel genere, con mille sospetti, mille paure, con gente potentissima che poteva spezzarle l’esistenza in un attimo.
Della vicenda sono colui che può scrivere con cognizione di causa, avendo vissuto con la De Giorgi per dieci anni e conoscendone gli aspetti. Innanzitutto, la De Giorgi aveva, ha una veemenza narrativa che non hanno scrittori più noti, racconti come L’Innocenza, romanzi come Un coraggio splendente sono da ripubblicare. Disgraziatamente cadde in disgrazia dopo la vicenda coniugale, e ricevette gli onori della perdente. Ma credo che, quando si aprirà il suo lascito, verranno sorprese. Personalmente, ho sue poesie inedite di una devastante solitudine quando sparì il marito e dalle stelle altissime precipitò nel terrore.
Detto questo, da chiarire la questione, ed è il punto delicato della pubblicazione del carteggio, della presunta relazione tra Calvino e la De Giorgi prima della fuga di Sandrino Contini Bonacossi, forse in questo centenario se ne dirà. La De Giorgi mi ha sempre detto, nei rari momenti che ne parlammo, che la relazione con Calvino nacque “a causa” della scomparsa del coniuge, poiché lei si trovò sola, angosciata, osteggiatissima dalla famiglia Contini Bonacossi, con l’amatissimo fratello Edgardo all’estero insieme all’altrettanto amatissima cognata Irina Alberti, che diverrà collaboratrice, è noto, di Solgenitsin. In tali circostanze Calvino, che le si presentava come un cavaliere esistente e insistente, fu per la De Giorgi un rifugio di protezione. Non ho vissuto direttamente quelle vicende, le ho vissute successivamente, avendo convissuto con la De Giorgi. E la sua situazione era quella che dico. Calvino lasciò la De Giorgi nel pieno delle tragiche vicissitudini. Di lei. Successivamente, rimproveravano alla De Giorgi di non essere crollata, di non sottomettersi al tremendo Fato, d’aver continuato a scrivere. E a vivere.
Vissi con la De Giorgi credo otto anni, dal 1965 al 1973. O, forse, dieci anni. Ero molto, troppo giovane, e dopo qualche tempo la distanza dell’età cresce. Non seppi di lei, separandomi. Certo, riuniva ancora, faceva “salotto”. Un pomeriggio, per una presentazione alla Mondadori, in via Sicilia, a Roma, esco, e vedo Elsa accanto alla macchina, invecchiata, malvestita, addirittura, capisco che mi vuole salutare, ho appreso che è malata, sono dispostissimo a salutarla, ho recuperato una porzione di mente meno cervellotica degli anni vissuti insieme, ma l’editore Salvatore Dino mi chiama e parla, parla, per quella disposizione invasiva che lo travolgeva. Elsa mi guarda e sorride, infine ci incontriamo. Dino parla, parla, Elsa mi guarda e sorride, infine ci saluteremo. Dino continua, non ha niente da dirmi ma gli piace sequestrare. Guardo, non vedo più Elsa. Mesi dopo, quando la rivedo, non può osservarmi. È stesa, in un pancone, la camera ardente, qualche visitatore. È ridotta, smagrita, una donna inginocchiata prega assorta. Non mi guarda, forse mi riconosce e mi giudica uno dei cannibali addentatori di Elsa. Dopo Italo Calvino, suppongo.
Da Elsa venivano tutti, per dire. Moravia, De Chirico, Guttuso, Rafael Alberti, Cagli, Carlo Levi, Pasolini, amici suoi e miei. Cerco di salvare nel mio libro, nella memoria, quell’epoca. Ormai siamo in pochi a rammentarla. Credo che solo Dacia Maraini ne scriverebbe quanto o più di me. Io ho cercato di riviverla. Per il resto, chissà quando effettivamente iniziò la vicenda tra Calvino e la De Giorgi. Le sue poesie sono disperatissime dopo la fuga del coniuge. Fosse innamorata e ricambiata da Calvino, non avrebbe lo sconforto che rivela nei suoi scritti che ho. Non è una faccenda esclusiva. Riguarda la vastità delle segrete stanze della vita. A leggere gli inediti di chi scrive, occorrerebbero secoli. A rammentarli, servirebbero millenni. Che cosa è massimamente vitale, se non vivere e ricordare?
Aggiornato il 16 febbraio 2023 alle ore 11:25