Nell’acronimo A.I. (Artificial Intelligence) è racchiuso un vasto catalogo di idee e di ipotesi talvolta in contrasto fra loro. Questa definizione segna una nuova frontiera delle ricerche scientifiche attuali e nuove emozioni, speranze, svolte concettuali. L’idea di macchine pensanti che possono prendere decisioni provoca molto sospetto nell’opinione pubblica che aumenta a misura della difficoltà di comprensione dei temi connessi. Si tratta di una strada dove confluiscono i risultati di moltissime discipline finora scollegate fra loro. Il tratto distintivo dell’A.I. è il concetto di autoapprendimento delle macchine. Ci raccontano che, poiché non è possibile inserire a priori nel Cpu (Central Processing Unit), cioè il cervello del dispositivo, l’intero ventaglio di conoscenze acquisite dagli umani, le ricerche più recenti si sono orientate verso la realizzazione della capacità di autoapprendimento delle macchine per prova ed errore. Il processo di machine learning, cioè di autoaggiornamento è ormai un percorso irreversibile delle ricerche sull’A.I.
Il libro di Melanie Mitchell, “L’intelligenza artificiale. Una guida per esseri pensanti” costituisce un ottimo e bene informato punto di partenza per acquisire una buona conoscenza personale, offrendo una efficace panoramica su un tema di alta complessità. Il libro fa divulgazione senza cadere nel rischio di semplificare o di travisare le questioni fondamentali che sono al centro del dibattito contemporaneo riguardo alle scienze cognitive e alle sue implicazioni filosofiche e religiose quale punto di partenza per lo sviluppo dell’A.I.
Si tratta di un volume stampato a fine 2022 e quindi è un contributo ancora recente rispetto ad un settore in vertiginoso mutamento.
Il libro di 324 pagine è suddiviso in cinque parti e sedici paragrafi, con note a fine testo ed indice analitico per una rapida ricerca degli argomenti preferiti.
Nella prima parte vengono descritte le origini dell’A.I., delle reti neurali e dell’autoapprendimento delle macchine. L’autoapprendimento suscita i maggiori timori perché apre all’ipotesi che i dispositivi autoaggiornantesi possano estendere la propria area operativa fino al punto di sostituire in modo significativo gli umani sulla terra. All’inizio del libro l’autrice sottolinea che questo non potrà accadere perché le macchine potranno acquisire moltissime funzioni concettuali ed operative, ma non avranno mai il senso dell’ironia. Molta attenzione è dedicata al complesso rapporto tra l’A.I. e il linguaggio umano prendendo a prestito le pionieristiche deduzioni del geniale Alan Turing e le ricerche sui computer quantici. Poi si entra nel labirintico campo del pensiero orientato ad una valutazione del livello di astrazione concettuale massimo possibile per un robot. Si tratta di una filosofia degli automi che in Italia è stata argomentata dal filosofo ed epistemologo Vittorio Somenzi.
Il volume è corredato da 49 immagini didascaliche il cui scopo è chiarire concetti non sempre comprensibili con l’uso esclusivo del linguaggio scritto. Si tratta di un’opera di grande utilità per comprendere molti aspetti dello sviluppo impetuoso dell’intelligenza artificiale definita “artificiale” perché – allo stato attuale – è la risultante di processi meccanici ed elettronici elaborati da robot e da strutture delocalizzate.
L’etica si pone una domanda ultima: se l’A.I. raggiungerà le capacità elaborative e proiettive della mente umana, si potrà ancora parlare di intelligenza artificiale? Dove sarebbe la differenza con l’intelligenza naturale umana?
(*) Melanie Mitchell, L’Intelligenza Artificiale, Einaudi, 2022, pagine 324, euro 26.
Aggiornato il 14 febbraio 2023 alle ore 10:47