Nella serata delle catastrofi naturali (se uno voleva non pensarci per due ore aveva sbagliato canale) e della lezione sgangherata di diritto costituzionale del solito Roberto Benigni, le canzoni non hanno tirato su il morale. Se ne è accorto anche il Presidente della Repubblica alla prima apparizione della storia all’Ariston, e infatti dopo un’oretta se l’è svignata. Ma chi se ne frega, tanto della prima serata di Sanremo 2023 si ricorderà solo Blanco che ha devastato il palco in preda a un accesso di furia distruttrice, il che fornisce lumi sulla faccia di Mahmood ogni volta che si presenta in pubblico col collega per obblighi contrattuali.
Per il resto, bello il messaggio femminista di Chiara Ferragni, non tanto con la lettera a sé bambina quanto con l’esempio: ci fa capire che anche senza tette e con una postura curva si può avere successo.
Comunque, le pagelle alle esibizioni.
Anna Oxa: “Sali” voleva forse essere un invito alla liberazione interiore, se si fosse capita una parola. La Oxa sbiascica tra uno strillo e l’altro e pure la musica – l’unica cosa che si è sentita – è brutta. Una delle poche posizioni condivisibili nella classifica parziale: ultima. Voto: 1.
Gianmaria: colpisce talmente che addirittura Amadeus si era dimenticato chi fosse già al termine dell’esibizione, e infatti lo chiama “Sangiovanni”. Però il ragazzo è alto, bello, biondo e gira con la camicia aperta, quindi il pericolo è che, nonostante la terzultima posizione in classifica, ce lo becchiamo tutto l’anno. Voto: 3.
Mister Rain: nel look è un po’ Mahmood ossigenato, ma poi l’esibizione paracula con un coro di bambini fa più Povia pre-teorie terrapiattiste: qui sono gli amici che fanno “oh” e non mancano neppure i volatili, per quanto con obbligo di uscire in coppia, perché hanno un’ala sola. Voto: 5.
Marco Mengoni: canzone così così, parecchio Sanremo old style, ma almeno lui è un bello – nonostante l’outfit in ecopelle stile Village People e una capigliatura sospettamente rinfoltita – che canta e canta bene, e ieri sera era merce rara. Infatti è al primo posto in classifica. Il voto è proporzionato al livello generale: 8.
Ariete: se l’anno scorso fu il ménage casalingo infelice di Mahmood e Blanco, quest’anno la quota Lgbt è coperta dai tormenti amorosi preadolescenziali di Ariete. Ma i due vincitori della scorsa edizione sapevano cantare e la canzone era bella, mentre qui non ci siamo su entrambi i fronti. Voto: 3.
Ultimo: il successo di Ultimo rende bene il senso del perché questo Paese non si riprenderà mai. Pezzo atroce, stonature da brivido, ascella en plein air. Boh. Voto: 3.
Coma_Cose: più che altro Comatosi: canzone uguale a quella dell’altro festival, se non fosse che questa parla di una crisi di coppia che, purtroppo per noi, è rientrata. Lui canta peggio di lei, e non era facile. Voto: 5.
Elodie: arriva con un cappotto di piume che ricorda il condor di Giacomo Poretti, ma poi se lo butta giù e, con una tutina velata che lascia poco all’immaginazione, ci ricorda che lei è bella tutta. Il brano meno e non lo canta nemmeno bene. Comunque, nel disastro generale, la sufficienza la prende. Voto: 6,5.
Leo Gassman: la canzone è scritta da Riccardo Zanotti dei Pinguini, quindi qualcosa ti aspetti. Invece tanta noia e banalità. Il ragazzo fa il piacione ma stona pure. Va bene, sei il nipote di, ma alla fine diventa un’aggravante. Voto: 4.
I Cugini di Campagna: li aspettavamo come momento trash del Festival, invece guarda tu se, alla fine, sono tra i meno peggio. Ai trampoli e ai lustrini non rinunciano – e vivaddio – ma al falsetto si e l’esibizione di Nick Luciani è quasi impeccabile. Mettici un brano dignitoso, parole e musica de La Rappresentante di Lista, e hai fatto l’outsider dell’edizione. Sono piazzati a metà classifica, stiamo a vedere. Voto: 8.
Gianluca Grignani: il brano parla del rapporto col padre, ma forse ancora più con sé stesso e il proprio inferno. Un po’ Califfo, non canta benissimo ma alla fine commuove. Speriamo che torneremo a sentirlo spesso. Voto: 7.
Olly: canta male, veste male, porta un pezzo inutile e banale: probabilmente esploderà su Spotify. Ma il voto è 3.
Colla Zio: devono essere i simpatici di questa edizione, così arrivano vestiti da Teletubbies. Ma propongono la solita canzoncina che parla d’amore e la rappresentano come se fosse un coretto della recita di fine anno alle medie. Ma perché pure questi? Voto: 4.
Mara Sattei: ben vestita, ben pettinata, canticchia. Voleva sembrare di classe, ma prevale la noia. Vero anche che l’orario non ha aiutato. Il brano è scritto da Damiano dei Måneskin ed è evidente che in questo periodo ha altro da fare. Voto: 5.
Aggiornato il 08 febbraio 2023 alle ore 18:46