Anna Maria Buzzi è direttore dell’Organismo Indipendente di Valutazione del Ministero dei Beni e della attività culturali e commissario straordinario dell’Istituto per la storia del Risorgimento italiano. Le abbiamo rivolto qualche domanda sull’importanza di questo ente.
Dottoressa, da quanto tempo ricopre questo incarico?
Io sono stata nominata ad aprile 2022. Terminato il periodo di incarico, il ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano lo ha rinnovato fino alla fine di febbraio 2023. Vorrei approfittarne per ringraziarlo della fiducia accordatami.
L’Istituto era stato commissariato per vicende amministrative e contenziosi in atto: dovendo risanare la situazione, avendo io svolto a lungo l’incarico di direttore generale degli archivi, ed avendo l’istituto finalità archivistiche, sono stata nominata commissario straordinario. Ruolo che è assolutamente a titolo gratuito, come quello del comitato tecnico-scientifico, che assiste il commissario nell’attività di divulgazione scientifica e di pubblicazione della rivista.
Mi permetta una battuta: tanti oneri e pochi onori?
Oneri tanti, ma quello che conta è lo spirito di servizio e soprattutto il riconoscimento della valenza e dell’importanza di questo periodo storico del nostro Paese. Quindi direi che è maggiore l’onore rispetto all’onere. Un Istituto così importante dovrebbe ritornare agli splendori di un tempo. In un momento in cui, tra l’altro, il nostro ministro della Cultura e l’esecutivo pongono molta attenzione alle tematiche risorgimentali.
Questo governo ha un’attenzione maggiore alla tematica del Risorgimento, che poi rappresenta la storia della formazione della nazione Italia?
Devo dire che anche il precedente governo aveva dedicato ampia attenzione. L’Istituto è stato assistito nelle varie procedure che hanno poi portato alla mia nomina.
Quali sono le iniziative che state portando avanti?
In questo momento stiamo cercando soprattutto di riallacciare i contatti con i comitati territoriali. Questo è l’unico Istituto che può vantare una rete di 65 comitati territoriali disseminati sulle varie regioni italiane. Inoltre c’è una diffusione anche all’estero, con 8 comitati. La strutturazione, quindi, è simile ad una direzione generale che coordina vari uffici sul territorio: questo lavoro di collegamento è un elemento che si era un po’ perso nel tempo. Quindi abbiamo creato un nuovo sito web, incrementando la digitalizzazione e l’informatizzazione multimediale di tutto il sistema, proprio per creare dei collegamenti a distanza per rinforzare relazioni già esistenti. In questo periodo storico, con la pandemia che ancora fa vedere i suoi strascichi, la valenza della tecnologia è stata molto importante.
Da una parte abbiamo avviato una modernizzazione degli strumenti tecnologici per diffondere ulteriormente la ricchezza culturale dell’Istituto e le attività che porta avanti. Dall’altra, per esempio, abbiamo bandito 6 borse di studio: 3 dedicate a persone già esperte ed in possesso di elevata conoscenza della materia, e 3 per giovani laureati post-dottorato per avvicinare maggiormente alle tematiche del Risorgimento.
Un altro progetto fondamentale avviato è stata la ricognizione dei beni posseduti ai fini di una stima del valore degli stessi, cosa che in tanti anni non era mai stata fatta. Anche in questo caso si è trattato di tutto lavoro volontario, senza ulteriori aggravi di spese. Il vicedirettore del museo centrale del Risorgimento, il dottor Marco Pizzo, che è anche perito del Tribunale di Roma, è stato incaricato da me di fare questa stima. L’Istituto, oltre l’archivio (documenti, lettere, ecc.), possiede anche un museo: tutto ciò che è al suo interno appartiene all’Istituto per lascito testamentario. La stima, che è stata fatta per difetto, si aggira intorno a 115 milioni di euro. A questo si deve aggiungere la valutazione del medagliere storico Padoa e dell’armeria storica e altri materiali. Quindi, realisticamente, la stima del valore del patrimonio posseduto dall’Istituto si aggira intorno ai 200 milioni di euro. Purtroppo tutto questo materiale negli anni non aveva ricevuto la manutenzione necessaria per la propria conservazione: per esempio il materiale archivistico non veniva spolverato da più di 50 anni. Ai fini della conservazione e per evitare il danneggiamento della documentazione stessa, è stato fatto un progetto totalmente finanziato dalla Soprintendenza archivistica del Lazio per risanare e mettere in sicurezza tutta la documentazione e le scaffalature risalenti a Vittorio Emanuele III. Parliamo quindi di scaffalature del 1911.
Dottoressa, questo intervento è stato possibile grazie ad un finanziamento ad hoc. Ma l’Istituto per la storia del Risorgimento italiano che tipo di sostegno economico può vantare?
I fondi per l’Istituto provengono unicamente dal ministero della Cultura, non ci sono altri introiti. Questi fondi servono anche per pagare gli stipendi delle 7 unità di personale di cui si avvale. Per questo tutte le risorse devono essere gestite in maniera estremamente attenta. Poi ci avvaliamo delle possibilità che la legge ci consente, come l’intervento della Sovrintendenza archivistica del Lazio.
Dato il valore dell’Istituto, le cui radici risalgono al 1906, non sarebbe auspicabile trovare il modo di poter usufruire di ulteriori risorse?
Guardi, lo spero per il futuro, ma in un momento come questo, in cui ci sono ristrettezze economiche e i pochi fondi a disposizione vanno giustamente utilizzati per il sostegno alle famiglie, noi dobbiamo adottare una gestione oculata. Gestione con la quale siamo riusciti ad attivare diverse iniziative: il progetto di informatizzazione che comprende il sito, la newsletter mensile, la digitalizzazione, le borse di studio. Abbiamo anche incentivato delle forme di donazione: per esempio è stato donato l’archivio della Fondazione Sergio La Salvia (che è stato segretario generale dell’Istituto) che andrà ad integrare le donazioni già fatta da Giuseppe Talamo e Alberto Maria Ghisalberti (altri due segretati generali).
Ultimamente, in occasione del convegno svoltosi lo scorso 12 gennaio, abbiamo acquisito la documentazione Palamenghi-Crispi. In questa occasione abbiamo invitato come relatori il donante Palamenghi-Crispi e Costanza Ravizza Garibaldi (erede e pronipote di Anita Garibaldi); ha partecipato all’incontro anche il presidente della VII Commissione cultura, scienza e istruzione della Camera dei deputati, l’onorevole Federico Mollicone.
Questi sono solo alcuni esempi di acquisizioni fatte a costo zero.
Un’altra iniziativa che realizzeremo il prossimo 26 gennaio è un evento scenico sulla figura di tre donne che sono state protagoniste del nostro Ottocento: Cristina Trivulzio di Belgioioso, Margaret Fuller Ossoli e Rose Montmasson.
Rose Montmasson è la moglie poi ripudiata di Francesco Crispi, celebre quale unica partecipante femminile alla spedizione dei Mille; a Margaret Fuller Ossoli e Cristina Trivulzio di Belgioioso si deve la rete degli ospedali militari e forse proprio da lì nascono le prime crocerossine. Non per niente, due di queste donne (Montmasson e Trivulzio di Belgioioso) sono state citate nel discorso di insediamento del Presidente del Consiglio Giorgia Meloni, quali figure di donne che con il loro esempio costituiscono le assi per le quali lei stessa è riuscita a sfondare il famoso “tetto di cristallo”.
Anche questo spettacolo teatrale che realizzeremo qui in Istituto, sarà un evento pro bono della compagnia “Centro teatrale artigiano”, e vedrà 3 attrici interpretare queste donne straordinarie.
Tra le molte iniziative che stiamo portando avanti per rilanciare il ruolo dell’Istituto, abbiamo anche immaginato una possibile riunione di quanti più pronipoti dei “Mille” per ricordare e raccontare le esperienze di vita degli avi. Vorremmo inoltre rilanciare, attraverso gli istituti della cultura italiana sparsi per il mondo, la rete degli istituti territoriali all’estero con delle iniziative mirate.
Ma tutto dipenderà anche se il mio mandato di commissario straordinario verrà riconfermato o meno.
E sarebbe un vero peccato se non venisse riconfermata, dato il notevole lavoro che è riuscita a svolgere in così poco tempo (meno di un anno). Ma, soprattutto, credo che questa esperienza possa mandare un messaggio positivo e propositivo in questo momento storico di ristrettezze e difficoltà economiche: è la dimostrazione che anche con pochi fondi, e con difficoltà gestionali ereditate, è possibile raggiungere comunque grandi risultati.
Sì, è stato possibile anche grazie alla squadra dei collaboratori, tutti fortemente motivati. Ho trovato da parte loro una piena corrispondenza di intenti. È la dimostrazione che si può fare tanto anche con poco, quando ci si impegna.
Un’ultima domanda: come sa L’Opinione è stata fondata da Camillo Benso Conte di Cavour, quindi mi sento abbastanza vicina alla tematica risorgimentale. Lei prevede un maggiore coinvolgimento delle scuole in un prossimo futuro, qualora venisse riconfermato il suo incarico? L’Istituto potrebbe avere un prezioso ruolo di supporto agli insegnamenti canonici.
Un tempo l’Istituto gestiva il museo e le attività con le scuole era continue. Oggi lo stiamo facendo in formato contenuto, però l’intenzione è sempre quella di migliorare: abbiamo ipotizzato di indire un concorso nelle scuole, ma sono progetti ancora da strutturare. Sicuramente l’intento è di coinvolgere il più possibile i giovani, che sono il futuro dalla nostra nazione. Per ora, grazie alle borse di studio, siamo riusciti a coinvolgere giovani laureati (che stanno lavorando già da due mesi), ma l’obiettivo è tornare a potenziare il confronto anche con i licei.
Aggiornato il 20 gennaio 2023 alle ore 09:04