Ma l’avranno mai letto, a destra come a sinistra, ciò che scrisse per primo, in un lontano Ottocento risorgimentale, esule in Inghilterra, un mazziniano, massone, carbonaro ed esoterista che si chiamava Gabriele Rossetti?
Ma no che non l’hanno mai letto, a destra si leggono – quando si legge – soltanto i contemporanei, al più ma neanche troppo, qualcuno che abbia scritto qualcosa il secolo scorso. Da sinistra non lo si legge invece, perché già uno che si presenta così, con tali caratteristiche, puzza di fascismo lontano un miglio, anche se antecede il fascismo stesso di quasi un secolo... ma del resto pure Platone non scherza... Insomma, se non si è letto Gabriele Rossetti e soprattutto se non si conosce l’opera di suo figlio Dante Gabriel, si dovrebbe avere il buon gusto di tacere.
Comunque l’irritazione molesta che hanno generato le parole del ministro Gennaro Sangiuliano, nell’aver – in maniera decisamente poco politicamente corretta – dichiarato che “il fondatore del pensiero di destra in Italia sia Dante Alighieri”, ai vari Nicola Fratoianni e ad altre menti eccelse dell’opposizione sinistra arcobalenante, è degna di plauso, posizioni alle quali si aggiunge lo scontato appoggio di Monsignor Marco Frisina, già autore di un musical sull’Alighieri, ormai fortunatamente quest’ultimo (Dante non monsignor Frisina) passato a miglior vita (nova) e come tale distante da simili operazioni culturali di marca tanto terrena e di bocca buona. Ciò va detto non tanto perché il buon “ghibellin fuggiasco” fosse effettivamente uno che avesse fatto la Marcia su Roma, quanto perché, forse inconsapevolmente, Sangiuliano afferma però una verità non d’ordine storico né politico, quanto metafisica.
Dante infatti, ma con lui praticamente qualsiasi altro filosofo (non dico “intellettuale” perché nell’Età di Mezzo la parola “intelletto” ha ben altro significato da quelle che noi oggi riteniamo) del Medio Evo, non può che trovare corretto collocamento in una parte di “destra” che non è quella degli scranni post Rivoluzione francese, bensì – leggerlo René Guénon ogni tanto, anche se non facile, farebbe bene a qualcuno e non dico Julius Evola perché altrimenti ricominciano con la solita solfa che ha francamente esaurito ogni paziente sopportazione – perché la parte “fausta” che nasce dalla verticale, da quell’axix mundi che unisce la Terra al Cielo e che è appunto la “parte destra” del Cosmo, dalla quale giungono, all’uomo le benedizioni divine, è la vera Destra. La “mano destra” è quella che benedice, lo sanno anche i bambini.
Dante quindi, si tranquillizzino entrambe le parti politiche dagli animi sin troppo accesi, non fu mai fascista, semmai fu il Ventennio ad essere “dantiano”, ma certamente fu, lui, cavaliere templare dei Feditori a cavallo, poeta, stilnovista e molto altro, sempre a favore di un Sacro Romano Impero, di un’ideale teocrazia, di una vera monarchia (letto il suo De Monarchia? No, a scuola appena ve ne parlano, lo so) dove il Sommo pontefice sarebbe il Papa e l’Imperatore reggerebbe il governo del mondo terreno. E questo non si discute, così come è indiscutibile il primato dell’illustre fiorentino sulla lingua italiana, anche se poi, – sarà mica fascista pure lui? – non sarà il modello poetico dantiano a vincere, bensì quello di Francesco Petrarca. E di Giovanni Boccaccio ne vogliamo parlare? Ma sì, quello sporcaccione che si divertiva a raccontare storielle zozze su frati e suore, su mercanti e borghesi e ancora su pittori burloni con la scusa della pandemia del Trecento, e sulle quali poi ci ha fatto un film persino uno come Pier Paolo Pasolini che sicuramente non era iscritto al Movimento Sociale Italiano? Poi ancora Jacopone da Todi, Guido Gavalcanti, figuriamoci poi Federico II... Tutti al libro paga del Minculpop, non lo sapevate? No, non potevate saperlo perché Sangiuliano su una cosa ha ragione in senso assoluto, ovvero che esista dai tempi della Prima Repubblica, nel nostro Bel paese, un’egemonia culturale, storica e artistica della sinistra – spesso favorita da una chiesa silente e accondiscendente – che ha saputo far man bassa di tutto in tal campo, appropriandosene e mistificando tutto il mistificabile, secondo le direttive di Antonio Gramsci.
Si abbia altresì il coraggio – da parte dell’attuale destra di governo – di ammettere però che essi stessi per primi, e per decenni, hanno negletto e schifato qualsiasi apporto e supporto culturale offerto loro. Quindi che ciascuno pianga le proprie colpe, che sono tante e dolorose. Magari una remissione dei peccati in contrita confessione da parte di Monsignor Frisina... tre pater, ave, gloria.
Aggiornato il 16 gennaio 2023 alle ore 09:25