La solitudine non è più una tema confinato nella letteratura o nella religione. È un fenomeno sociale che ha assunto dimensioni tali da diventare oggetto di discussione in Italia ma anche in Europa e nel mondo. In Giappone il fenomeno è arrivato a livelli estremi. È la nazione con il maggior numero di persone sole che scompaiono al punto che è stata istituita una sezione speciale di polizia per il loro tracciamento, ma il resto del mondo non sta meglio. Questo libro è il completamento in un precedente illustre pubblicato nel 1969: “La solitudine del cittadino globale” del sociologo Zygmunt Bauman che ha studiato gli aspetti umani e sociologici della solitudine. Aurelio Musi nel suo libro “Storia della solitudine” compie un’esplorazione più ampia in campo filosofico, storico, letterario, musicale e religioso. La narrazione parte dall’esperienza greco-antica con Aristotele per arrivare alla modernità attuale caratterizzata dal crescente predominio dei media. La rete prevede una forte diminuzione o perfino l’eliminazione totale della presenza fisica nella interazione fra umani. Le tecnologie spingono prepotentemente le persone verso una tastiera in solitudine assoluta. I contatti virtuali perdono le sfumature infinite dell’incontro reale.
Il piccolo volume si articola in diciotto parti per complessive 172 pagine. Nonostante la brevità del testo, gli argomenti sono trattati con stile avvincente e con notevole chiarezza. La ricerca analizza le questioni in modo interdisciplinare toccando diversi campi del sapere. L’esperienza greca che apre il testo, offre una efficace chiave di lettura per comprendere il pensiero dei Maestri successivi dal Medioevo al periodo barocco (Montaigne, Pascal, Cervantes con la solitudine visionaria del suo Chisciotte) fino all’epoca romantica fra i quali Goethe e Foscolo fino alla ossessiva chiusura di Samuel Beckett, o le aspre riflessioni di Emil Cioran e di Manlio Sgalambro.
La solitudine non è solamente isolamento e sdegno del mondo, ma è anche una scelta, è un cammino di conoscenza solitaria tipica del movimento monastico e cenobitico dei Benedettini e dei Certosini in Occidente e dell’eremitismo occidentale ed orientale. Le teorizzazioni massime sulla solitudine sono elaborate dai pensatori del livello di Sant’Agostino, da Spinoza o da poeti come Leopardi, Emily Dickinson e Paul Celan. Molti sono i riferimenti musicali dal barocco al romanticismo in Italia e in Europa. La solitudine non è pertanto una sconfitta, ma si rivela una scelta meditata che ha creato importanti sistemi filosofici, scientifici, musicali. Ben altra cosa è il paradiso dell’isolamento consumistico tecnotronico offerto dalla propaganda illusionistica e ipnotica dei media in rete.
L’Autore ha scritto un libro molto istruttivo che merita una attenta e calma lettura. Può essere riletto in alcune parti preferite. Un libro da non sottovalutare.
(*) Aurelio Musi, Storia della solitudine (Neri Pozza, 2021), 17 euro
Aggiornato il 11 gennaio 2023 alle ore 10:06