“Qualcuno volò sul nido del Cuculo”: Manicomio Napoli

A quanto pare, il cuculo fa il nido anche a Napoli e non soltanto in America. Così, alla Sala Umberto di Roma va in scena, fino al 13 novembre, l’esilarante spettacolo tra farsa e tragedia di Qualcuno volò sul nido del cuculo, per l’indimenticabile interpretazione sul grande schermo di Jack Nicholson, oggi rivisitata nella versione teatrale dalla brillante regia di Alessandro Gassmann, con l’adattamento di Maurizio de Giovanni. Nella versione romana, il delinquente comune Randle McMurphy, che si finge pazzo per sottrarsi al carcere, prende il nome di Dario Danise (interpretato in modo travolgente dal bravo Daniele Russo, che si esprime in un esilarante dialetto napoletano), internato per ordine del magistrato nel manicomio psichiatrico di Aversa e che si produce in un autentico show, per dimostrare al medico del reparto che lui non sapeva che quella ragazzina consenziente, con cui aveva avuto rapporti sessuali, fosse in realtà una quindicenne.

Suor Lucia (una convincente Viviana Lombardo) è la sua controparte terapeutica e sufficientemente perversa, tanto da meritare alla Gaber di stare dentro e non fuori dal cancello del manicomio! Ed è lei la regista dispotica della terapia di gruppo che vede radunati in circolo di autoanalisi altri reclusi volontari: James (Marco Cavicchioli); Manfredi (Alfredo Angelici); Muzio (Mauro Marino) e il gigantesco Ramon (Gilberto Gliozzi). Al centro di questo micromondo di cui loro sono la “Terra di Mezzo” (quelli più in basso nella scala, i catatonici, gli irrecuperabili in genere, sono reclusi al piano di sopra, inaccessibile) c’è la divinità suprema della “Regola”, il solito breviario da Comma 22, per cui: “Chi è pazzo può chiedere di essere esentato dalle missioni di volo, ma chi chiede di essere esentato dalle missioni di volo non è pazzo”.

Così, Diego, l’agit-prop del gruppo, fa il miracolo di scuotere dal suo apparente torpore Ramon, il gigante buono, ottenendo grazie al suo voto a sorpresa la maggioranza dei ricoverati del reparto per vedere in tv i mondiali di calcio del 1982, poi vinti dall’Italia.

Ma, al termine della sofferta votazione, un Diego stupefatto si vede rigettare la domanda dal cerbero con la “capa di pezza”, metafora fin troppo ovvia del “Sistema” che regola il funzionamento del carcere-manicomio, con cui satiricamente si indica la “società dei sani” della maggioranza che, a torto, non si crede pazza. E questo perché la richiesta era stata formulata mezz’ora dopo il termine tassativo delle 19.30, così come prescritto inderogabilmente dalle famose “Regole” di un fantomatico Regolamento che, però, nessuno dei sudditi-pazienti ha mai avuto la possibilità di consultare, sempre in base alla versione modificata del comma 22, per cui “se chiedi di consultare il Regolamento sei pazzo e quindi non lo puoi consultare perché sei interdetto”. Così a Diego non resta che fare una telecronaca immaginaria e coinvolgente di una partita invisibile, a schermo spento, a beneficio dei pazzi spettatori non paganti.

Poiché non c’è nulla di più destabilizzante per l’ordine costituito di un delinquente, simpatico, umano e creativo, accade che l’equilibrio del terrore instaurato da Suor Lucia venga progressivamente eroso dall’attivismo sociale e di gruppo di Diego che, fin dal suo arrivo, spodesta dal trono Muzio, una sorta di Sindaco del Rione Sanità eletto presidente di quell’assemblea di matti, che deve risolvere il suo conflitto di identità sessuale, avendo sposato una donna-cerbero, verso la quale non prova nessun desiderio carnale, pur di evitare un coming out imbarazzante per un professore rispettato della sua specie. E sempre e soltanto la grande pietas fantasiosa di Diego riesce a pilotare e portare dalla sua parte il dualismo schizoide di Adriano (Giacomo Rosselli) che parla e litiga costantemente con il suo doppio, offrendo al pubblico una prestazione da applausi a scena aperta.

È Diego poi a intuire meglio di un esperto psichiatra il bisogno di avere rapporti con una donna, per liberare una sessualità giovane e repressa che sta dietro al disagio di Fulvio (Daniele Marino) e che fa riferimento al personaggio drammatico del film originale, Billy Bibbit, un ragazzo introverso affetto da balbuzie, terrorizzato dalla figura di sua madre, simile a una testa di Medusa dallo sguardo pietrificante.

Diego, una volta intuito, grazie a Muzio, che la sua libertà di “dichiarato guarito” dipende dal giudizio insindacabile di Suor Lucia, divenuta la sua più implacabile nemica, organizzerà una festa d’addio, avendo scoperto una facile via di fuga, che si concluderà in tragedia a causa del fatto che Fulvio verrà scoperto discinto da Suor Lucia tra le braccia della prostituta Titty Love, introdotta nottetempo da Diego nel nosocomio, e minacciato di severa punizione da parte della Medusa sua madre. Così, preferisce il suicidio allo sguardo che uccide, mentre Diego, folle di odio e di rabbia, tenta di vendicarsi strangolando la perfida religiosa, per poi venire immobilizzato prima che accada l’irreparabile e condotto in sala operatoria per la lobotomizzazione, prevista dal “Regolamento” nei casi di pazzi furiosi, inguaribili e aggressivi.

Sarà così che il gigante Ramon, diventato finalmente uomo grazie al sacrificio di Diego, compirà il gesto di sopprimere l’amico ormai ridotto in condizioni catatoniche e di scagliare (come Diego avrebbe voluto e non è riuscito a fare in vita) sulle vetrate blindate del reparto dei pazzi-sani una grande e pesante statua della Madonna, per riguadagnare la libertà a passi da gigante. Una falcata da orco buono, questa di Ramon, amplificata dagli effetti speciali di un pannello trasparente, o “velino”, posto sul boccascena, grazie al quale alcune scene sono trasformate in ralenti cinematografici di grande impatto visivo, come quando vengono “costruiti” i sogni, gli incubi e le immaginazioni di Ramon stesso. Anche qui: quale possente metafora! Se la religione non ci salva, allora meglio usare i suoi simboli per frantumare il tetto di cristallo che ci opprime e ci imprigiona! Spettacolo da non perdere!

Aggiornato il 08 novembre 2022 alle ore 10:58