Rappresentare il “male”

Le Sventure di Kalàf, il profeta delle mille lune è un testo teatrale, originale per taluni aspetti innovativi. Innanzitutto è un testo “narrato”, teatralmente narrato. Gli attori leggono, e c’è un vero e proprio narratore. Il teatro narrato lo misi in atto sovente in rappresentazioni sceneggiate di miei testi, e ne furono partecipi Riccardo Moccia ed Ettore Savarese che recitano e scrivono lo spettacolo di cui dico ora, insieme a Davide Inzillo. Ma la novità inconsueta è unaltra. Il testo proviene dai tre attori-autori, ma non in una stesura unificata, ciascuno manifesta una vicenda, pur nell’insieme continuativo.

Credo sia novità radicale, tre autori con parti distinte ma un insieme continuativo, dicevo, come un romanzo ogni capitolo affidato ad uno scrittore differente. Ne viene un vario plurilinguismo. Inzillo si affida a un linguaggio d’altri tempi, e questo spezia e spezza l’andamento, arricchendolo. Ma è il testo che prende fuoco. Drammatico, estremo, sia nella sostanza, sia nella recitazione, sia nella mimica sceneggiativa. È notevole che può ottenere la mimica, il movimento, una lanterna, un uomo incappucciato, soprattutto il modulare delle voci. Quest’ultimo aspetto è stato decisivo.

Moccia ha eccessi violenti, aspri, rabbiosi, Savarese misurati, discorsivi, Inzillo rapidi, fluenti. Un trio vocale, talvolta persino un sovrapporsi di voci, come nella lirica; per dire che? Ricerca, dubbi, il male, il segreto dell’esistenza, un luogo paradisiaco, la disillusione, l’uomo che cerca e non trova. Ma le parole, i dialoghi cedono o meglio si rafforzano con gesti mimici. Dicevo, la lanterna, l’uomo incappucciato, una mimica misteriosa, di una investigazione sperduta, sconfitta. Moccia e Savarese sono attori mimici inventivi.

Inzillo è rapido. Poi, di colpo, una vicenda tragica, la presenza di uno che vuole a ogni costo uccidere, quasi come unico coerente scopo della vita, in una vita senza scopo e soluzione degli interrogativi esistenziali. Il deliberato assassino è sorvegliato, tuttavia uccide e viene ucciso in un annientamento senza feritoie. Testo sintomatico, sado-metafisico, direi. Nessuna decifrazione della condizione esistenziale, vita, morte, aldilà, e per quanto riguarda l’esistenza sociale, delitto e avversione. Che tre giovani si aggirino in tali zone rivela dove siamo pervenuti! Le musiche sono scelte o composte da Riccardo Moccia, Altamira Multimedia produttrice.

Il tutto in uno dei luoghi abbaglianti di Roma, la Basilica di San Crisogono, IV secolo d.C. Una saletta con un giardino accanto che incarna la primavera. Loredana Paolesse, imprenditrice volitiva, che presiede l’Associazione Il cibo & l’arte, da anni aggiunge la convivialità alla cultura in modo serio e gradevole. Caterina Gaeta la coadiuva efficacemente in queste manifestazioni culturali che Loredana Paolesse non si risparmia di proporre.

Aggiornato il 03 novembre 2022 alle ore 11:58