Cate Blanchett vince la Coppa Volpi: e chi lo avrebbe mai detto

Nessuno sul pianeta Terra credo abbia mai osato avere qualche dubbio sull’assegnazione della Coppa Volpi per la migliore attrice a Cate Blanchett. E infatti, sabato scorso alle 20.15 circa, Julianne Moore, presidente della Giuria della 79ª Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia, insieme all’improbabile madrina di quest’anno, hanno invitato, senza nessuno stupore sui loro volti, la Divina a salire sul palco nel suo solito abito nero estremamente elegante (del marchio di moda di cui è testimonial) per ritirare il premio. Vi è mai capitato di vedere Cate Blanchett in un’intervista?

Ho avuto la fortuna nei giorni scorsi proprio a Venezia di partecipare alla conferenza stampa di presentazione di Tàr, il film in concorso alla Mostra di cui è protagonista e che pare il regista Todd Field abbia scritto su di lei. La sua sicurezza fa paura, il suo splendore quasi antipatia. Nel film, Cate interpreta magistralmente una donna a lei simile, la pluripremiata direttrice d’orchestra e compositrice Lydia Tàr: Cate è – almeno in parte – Lydia Tàr, ma quest’ultima non è né sarà mai Cate. Perché un’altra cosa credo sia chiara a coloro che la seguono da un po’. A differenza del suo personaggio, sin dall’inizio del suo percorso, Cate ha avuto le idee molto chiare sul dove sarebbe andata a parare: una carriera, come si dice, con unico obiettivo quello di diventare un ibrido evoluto tra Greta Garbo e Katherine Hepburn. Abbiamo avuto tutti per l’ennesima volta conferma di ciò vedendola ieri scontatamente raggiante sul palco. Ma per tornare a Tàr, be’ si vince facile: sceneggiatura magistrale, fotografia onirica, eccellente tutto il cast quasi tutto femminile, ma soprattutto la pellicola con…. vince grazie a lei.

Un bel film, non il mio preferito di quest’anno, ma senza dubbio Cate tiene perfettamente il ritmo mostrando agli spettatori l’ascesa e la caduta di questa donna baciata dal Genio, Maestro – e Lydia ci tiene a rimarcare il genere – della Berliner Philharmoniker, allieva dell’immortale Leonard Bernstein e una delle poche donne nella storia a entrare nella lista Egot – con l’acronimo si indicano le persone che hanno vinto i quattro principali premi annuali statunitensi dedicati all’intrattenimento ossia l’Emmy Award, il Grammy Award, l’Oscar e Tony Award. Come è ovvio che sia, la sorpresa arriva nel secondo tempo e, senza spoilerare, posso solo dire che saranno le contraddizioni dovute alla troppa umanità della protagonista a mandare tutto a rotoli. La fine è grottesca rispetto a quello che ci si aspetterebbe da un personaggio immortale che forse in fin dei conti Lynda Tàr non è, ma in compenso – almeno per ora – Cate sì.

 

 

Aggiornato il 13 settembre 2022 alle ore 15:56