Reggio Calabria, terra benedetta da Dio e trascurata dagli uomini

Reggio Calabria, fondata nell’VIII secolo a.C., è con Messina una città di singolare e specialissima bellezza, per l’incantevole posizione sullo Stretto, che consente al visitatore di entrambe le sponde di contemplare la visione di una sorta di “infinito finito” – ci sia consentito l’ossimoro – poiché al di là del mare si vede la terraferma. Dopo il terremoto del 1908 che distrusse entrambe le Perle dello Stretto, venne alacremente avviata la ricostruzione delle due città, accomunate dalla stessa cadenza linguistica, che le rende reciprocamente più vicine tra di loro, che non rispetto alle altre città delle rispettive regioni di appartenenza. Circoscrivendo le nostre riflessioni alla città metropolitana calabra, ricordiamo che, accanto alle residue vestigia del passato, scampate alla furia del citato sisma, il suo più noto “biglietto da visita” per i turisti attratti da ogni parte del mondo, sono le due note statue dei Bronzi di Riace, ritrovati nel 1973 in tale località, donde la loro denominazione.

Più di quarant’anni or sono, e precisamente nel 1981, le due statue furono ospitate nel luminoso atrio antistante la Vetrata che si affaccia sul Cortile interno al Palazzo del Quirinale, consentendo a numerosissimi visitatori di venire ad ammirarle nella suggestiva cornice dell’antica sede già dei Papi e dei Re, oggi dei presidenti della Repubblica. La loro naturale sede stabile era ed è ovviamente quella di Reggio Calabria, ma proprio mentre i due guerrieri bronzei erano ospitati nella Casa degli italiani (così il Quirinale è stato in seguito chiamato per le sempre più frequenti aperture al pubblico), avvenne un fatto a dir poco singolare. Mente il presidente Sandro Pertini era fuori dall’Italia per una visita di Stato, un altissimo dirigente del Ministero per i Beni culturali e ambientali, telefonò al Gabinetto del Segretario generale, Antonio Maccanico, che si trovava all’estero insieme al capo dello Stato, chiedendo di parlare con il funzionario di servizio presso tale ufficio, che era allora assai giovane (e con tanti capelli!).

Il colloquio si svolse più o meno in questi termini:

Dirigente Beni culturali: “Buongiorno dottore, noi saremmo in procinto di disporre il trasferimento temporaneo dei Bronzi negli Stati Uniti, per una mostra”.

Funzionario del Quirinale: “Signor direttore, è stato valutato l’impatto che ciò avrebbe nella città di Reggio Calabria, che – da quanto ho recepito casualmente da alcuni giovani reggini – qualora le due statue venissero trasportate all’estero, sarebbe messa a ferro e fuoco, in modo tale da far impallidire il ricordo dei moti del 1970?”.

Dirigente Beni culturali: “A noi dei reggini non importa un bel nulla. Sono delle note teste calde. Ci basta l’assenso del presidente Pertini e i Bronzi partiranno subito per l’America”.

Funzionario del Quirinale: “Ha perfettamente ragione, i reggini sono proprio delle teste calde, ma non si preoccupi, lasci fare a me! (celebre frase pronunziata dal Griso nei Promessi Sposi, in quel momento ben adatta allo scopo). Non si preoccupi, chiamo subito il Segretario generale”.

Detto fatto, tramite la Centrale telefonica del Quirinale, il giovane funzionario raggiunse il segretario generale Maccanico. “Eccellenza – esordì il funzionario – ha telefonato il suo omologo dei Beni Culturali per il trasferimento dei Bronzi negli Stati Uniti, ma nel momento in cui lo ho doverosamente informato che la popolazione locale scenderebbe in piazza rivoltandosi, ha pensato bene di passare la patata bollente dell’impopolarità al presidente Pertini”.

Consigliere Maccanico: “Ah è così? I Bronzi rimangono lì dove sono. Parlo subito io con il presidente”.

Ebbene, ora a distanza di circa quarant’anni un uomo politico aspirante a diventare ministro dei Beni culturali, nel Governo che prevedibilmente sarà formato dopo le prossime elezioni del 25 settembre, ha manifestato il proposito di farli girare per il mondo, con tutti i rischi che ne conseguono per la loro delicatissima conservazione, e con grave depauperamento delle già esigue risorse di Reggio Calabria, di cui i Bronzi rappresentano il miglior biglietto da visita e attrattiva turistica. Attrattiva che, insieme all’incantevole paesaggio dello Stretto, non basta peraltro a nascondere la realtà di oggettivo degrado che si presenta al visitatore, per il pessimo spettacolo di cumuli di immondizia in ogni angolo delle strade con il relativo olezzo, cui va aggiunta la cronica mancanza d’acqua, che nel mese di agosto è stata erogata nel Centro storico per sole 12 ore al giorno, mettendo così a dura prova la pazienza civile dei reggini, già definiti paradossalmente – come ricordato – teste calde”. Ci vuole del coraggio a definirli tali, perché si sono rivelati cittadini esemplari per la capacità di sopportazione finora dimostrata, che non dovrà ulteriormente essere messa alla prova, perché la pazienza non è infinita: “Alla fin d’ogni soverchio, salta pure anche il coperchio!”.

Aggiornato il 02 settembre 2022 alle ore 11:17