L’arte di legare le persone di Paolo Milone è un libro che riassume la questione psichiatrica con chiarezza migliore rispetto a decine di testi sull’argomento. L’Autore ha raccolto una selezione di riflessioni, impressioni, descrizioni di situazioni vissute in corsia in un ospedale di Genova. Sono immagini, stati d’animo, silenzi e contatti fisici con le persone vittime di sofferenze mentali. Le sofferenze sono tantissime. Nessun manuale sa riassumerle se non l’esperienza diretta quotidiana: ora triste, ora allegra, ora faticosa.
Il medico non nasconde di aver fatto ricorso alla contenzione fisica dei pazienti e di aver preso decisioni in un’eterna emergenza. Riconosce che, nel corso dei decenni, sono state scoperte farmacologiche più mirate. Il “mestiere” di psichiatra si vive velocemente ma anche lentamente. Corre nell’imprevisto, su sentieri snodati, ora rettilinei, ora con curve e strapiombi improvvisi. Dietro a tutto questo esiste un filo conduttore che è l’attenzione, l’ascolto dei comportamenti e soprattutto, il silenzio delle persone che spesso nasconde abissi imperscrutabili e letali. In qualche caso, l’Autore confessa insuccessi per casi di suicidio, fortunatamente molto rari e compiuti da prigionieri del silenzio. Il libro argomenta le ragioni che hanno portato all’uso della contenzione fisica dei malati a rischio di autolesionismo nonostante le critiche e le perplessità. Non nasconde la necessità di ricorrere al tso (trattamento sanitario obbligatorio) in casi di persone aggressive o autopunitive.
Tra le righe del testo non appare compassione. L’Autore agisce con l’esperienza accumulata nel tempo, con decisioni rapide, anche se talvolta non ben centrate. Agire senza venir meno alle proprie responsabilità. Di ogni persona ci consegna gradualmente il ritratto, lasciandoci il tempo per capire, collegare, attivare l’empatia. L’empatia è un’altra chiave di lettura, che induce il lettore a una partecipazione attiva. Alcune pagine scorrono veloci, altre lentamente. Siamo indotti a rileggere i frammenti, a metabolizzarli. Abbiamo una galleria di persone che si incrociano con altre e seguite con impegno e con la fatica del medico che deve far quadrare i conti delle ricadute esistenziali del suo lavoro con quelli della vita privata e delle sue emozioni, con i collaboratori, gli infermieri e i loro diversi comportamenti professionali, con l’ansia di non fare abbastanza e al momento giusto, con le fughe del malato nella loro fortezza interiore e con i suoi mutamenti improvvisi da curare con velocità e sangue freddo.
Non mi è capitato fino a oggi di leggere un libro due volte consecutive! La seconda lettura ha evidenziato altre percezioni e particolari non percepiti. È un libro che ci porta davanti all’abisso, dentro a un recinto quasi ignorato e percepito tramite gli slogan ideologici e dai pregiudizi. Con garbo e fermezza il libro fa pulizia, senza facili pietismi né timori. È un diario di viaggio che traccia un bilancio dell’esperienza umana e professionale che l’Autore ha vissuto in quaranta anni di lavoro. È una finestra che dobbiamo aprire per guardare cosa accade “oltre il giardino”. Buona lettura e buon viaggio…
(*) Paolo Milone, “L’arte di legare le persone”, Einaudi, 2021, pagine 196, 18,50 euro
Aggiornato il 26 agosto 2022 alle ore 12:17