Cultura e lavoro culturale, l’Italia vista dal rapporto Federculture

Lo scorso 14 luglio è stato presentato a Roma al Ministero della Cultura il 18° Rapporto Annuale Federculture. Sono intervenuti: Dario Franceschini, ministro della cultura; Miguel Gotor, assessore alla Cultura di Roma Capitale; Andrea Cancellato, presidente Federculture; Daniela Picconi, vicepresidente Federculture e Umberto Croppi, direttore Federculture. Con questo rapporto si è fatto il punto dopo due anni di pandemia e dalle informazioni ci si accorge che il settore della cultura in tutti i suoi ambiti è stato travolto dalla crisi. Dai vari dati, studi, comunicati, emerge che gli effetti di due anni di pandemia sul settore ci sono e sono pesanti. Quanto riportato nel volume Impresa Cultura. Lavoro e innovazione: le strategie per crescere toglie ogni dubbio: tra il 2019 e il 2021 si è assistito a un considerevole calo di partecipazione alle attività culturali. Tutti i settori registrano veri e propri tracolli: -81 per cento cinema, -85 per cento teatro; -72 per cento musei, -82 per cento concerti.

“I dati che abbiamo presentato oggi sono purtroppo, nella loro crudezza, chiarissimi: c’è una crisi della vita culturale del nostro Paese in termini di partecipazione dei cittadini. È l’eredità della pandemia” dice il presidente di Federculture Andrea Cancellato. Dopo questo terribile crollo però negli ultimi mesi arriva qualche segnale di recupero in particolare grazie alla ripresa del turismo che, nonostante non sia ai livelli pre-Covid del 2019, torna a crescere: nel 2021 rispetto al 2020 si contano + 41 per cento di arrivi e +39 per cento di presenze; nel primo trimestre del 2022 sono triplicate entrambe le voci rispetto agli stessi mesi dello scorso anno. Quindi ci sono elementi per una possibile inversione di tendenza. Poi il successo delle domeniche gratuite nei musei che in tre giornate nei mesi di maggio, giugno e luglio, hanno riportato nei siti statali oltre 400mila visitatori, e ancora il Salone del Libro di Torino che ha avuto il record di presenze nell’edizione 2022 con più di 168mila ingressi. Anche il dato del Bonus Cultura per i diciottenni conta finora 396.651 registrazioni per un valore di 65,7 milioni di euro che i giovani spendono in libri, concerti, musica, cinema. Purtroppo però anche l’occupazione nel settore culturale ha risentito molto e nel volume dati, saggi e analisi mostrano fragilità e criticità nuove e preesistenti la crisi attuale. Nei due anni di pandemia si sono persi 55mila posti di lavoro, il 6,7 per cento.

La perdita di posti di lavoro è maggiore nei settori della cultura in senso stretto, -11 per cento, e tra i giovani sotto i 35 anni, -12,6 per cento. “Stiamo affrontando anni impegnativi – riprende il presidente Cancellato – che sollecitano risposte e scelte né scontate, né casuali, né superficiali. Proprio la crisi ci ha messo sotto gli occhi l’importanza della cultura nella nostra società e nella nostra vita. Non possiamo né dobbiamo farne a meno. A questo avevamo alluso quando abbiamo indicato nella cultura il nuovo Welfare dell’Italia, tanto quanto la cura e la prevenzione della salute di tutti i cittadini. Per questo oggi è necessario un intervento drastico e incisivo per la ripresa del consumo e della partecipazione culturale delle famiglie, anche con interventi di emergenza che possono essere avviati in via provvisoria come la detrazione fiscale dei titoli di ingresso a mostre, concerti, cinema, ecc. Allo stesso modo servono interventi di sistema sul regime Iva per i prodotti culturali e incentivi agli investimenti nel settore.

Al Legislatore e al Governo, in particolare al ministro Dario Franceschini, chiediamo di continuare nella strada intrapresa di considerare la cultura e la fruizione culturale un obiettivo per il Paese, per il suo rinnovamento, per il suo futuro”. Insomma, come spesso si sente dire, abbiamo la fortuna di vivere nel “Paese più bello del mondo, dove c’è di tutto: migliaia di chilometri di coste meravigliose, le Alpi e gli Appennini, gli Etruschi e i Romani con i tesori dell’archeologia, i monumenti unici al mondo, i geni dell’arte che ci hanno lasciato capolavori irripetibili, il Rinascimento, e poi i maestri della moda, e ancora la varietà enogastronomica, la cucina migliore che esista, spaghetti, pizza... il made in Italy ce lo invidiano ovunque”. Se siamo davvero tanto fortunati ma incapaci di trarne ricchezza per il Paese, qualcosa non torna. Almeno stavolta c’è l’alibi della pandemia, ahinoi.

Aggiornato il 20 luglio 2022 alle ore 14:05