L’Illuminismo fu amplissimo. Immanuel Kant lo mise a sistema: l’uomo libero che si autodetermina con la ragione, la quale sa quel che deve pensare e fare per restare razionale, libera, collaborativa tra gli uomini (la pace perpetua). Però, in forme specifiche, altri pensatori – che vengono ritenuti illuministi in quanto favorevoli al progredire addirittura illimitabile (Nicolas de Condorcet) – ebbero e meritano di mantenere rispettosa cognizione, taluni specie in giovinezza amatissimi, e tra costoro massimamente Voltaire (1694-1778). Come non leggerlo, è il volto ridente della libertà, il beffardo nemico della superstizione fanatica religiosa e di qualsivoglia fanatismo, il sovrano del dialogo e del confronto delle opinioni distinte non totalizzanti, il moderato scettico sulla sorte umana provvidenziale ma volitivo di una soggettiva ricerca di felicità, il sostenitore di un Dio al di sopra di specifiche religioni faziose, e soprattutto lo scrittore che fa inarcare le labbra in un sorriso continuo perché ironia, coraggio in nome della libertà di giudizio e avversione al pregiudizio gli percorrono la pagina.

Abbiamo sorsato in Voltaire il diritto e il dovere di rispettare la diversità di opinione, la “critica”. Tutt’altro soggetto Jean Jacques Rousseau (1712-1778). Cupo, sospettoso, messianico, estremo. Anch’egli intende dare libertà e bene all’uomo ma radicalmente, distruggendo la società e sostituendola con la natura, una natura da lui supposta (in ogni concezione rivoluzionaria si ipotizza una condizione antecedente o futura, il paradiso perduto o da fondare). In Rousseau l’uomo in “natura” era uguale all’altro uomo, non dominio, quando il più forte usa la forza per dominare, impossessarsi, allora cessa l’uguaglianza naturale. Che deve fare la politica? Ripristinare l’uguaglianza. Come? Mediante una parte che rappresenti, anche se una parte, la volontà generale, quindi il bene di tutta la società essendo volontà comprendente, generale. Rousseau è generatore di presso che tutte la concezioni a venire, il presunto maleficio della proprietà, l’eguaglianza obbligata, il diritto di una parte di rappresentare il tutto, il dominio.

Rousseau è, nello stesso modo, interpretabile all’opposto, specie se consideriamo la sua idea della Natura come spontanea manifestazione di libertà contro gli eccessivi vincoli sociali. Diremo di altri, accresce la cognizione, personalità degne di riguardo presso che tutte (Denis Diderot, Cesare Beccaria, Paul Henri Thiry d’Holbach). Talune così avvinte alla ragione della libertà da volerla imporre. L’Illuminismo pose questioni decisive: l’uomo è un animale progredibile allinfinito, la natura è buona, o la natura non lo è minimamente e se mai è la società che tenta di correggerla o addirittura natura e società sono una maledizione. Un sovrano che governi per il bene di tutti, una volontà generale per il bene di tutti costituiscono sogni, e può esistere il bene di tutti se gli uomini hanno esigenze difformi? Questioni problematiche, sopite nel passato stabile con l’aristocrazia al sicuro. Ma adesso vi è la borghesia, il proletariato, nuove classi, nuove concezioni, con il rischio di oppressione da ogni parte, giacché pretendere di essere la “ragione”, volere rendere l’uomo razionale può coartare l’uomo irrazionale.

Storicamente avvenne che dopo l’Illuminismo che nel suo aspetto apparente fu o diceva di essere moderato, controllato, fautore di una libertà razionalizzata, una coesistenza armoniosa di uomini liberi, avvenne l’assalto della irrazionalità – che non significa irragionevolezza, significa non credere che sia la ragione a dirigere la vita e la società –. O che sia la ragione di una sola parte, ad esempio della borghesia ma non del proletariato o viceversa. Vi fu la disputa tra chi intende essere razionale, tra borghesia e proletariato, una prosecuzione dell’Illuminismo. Problematica attualissima, anche se non percepita culturalmente. Ma vi fu pure una disputa d’altra natura. Negare che la ragione ci guida. E chi ci guiderebbe? Un qualcosa di sottostante. Cosa? La volontà di vivere, la volontà di potenza, la struttura, l’inconscio. E la ragione? No, non è scomparsa.

Aggiornato il 19 luglio 2022 alle ore 16:54