
Si è spenta a Roma Paola de Gregorio, scultrice romana molto apprezzata (il decesso è stato comunicato alla stampa solo ieri). Nata e residente a Roma, quest’artista (che chi scrive ha avuto l’onore di conoscere, organizzandole l’ufficio stampa di varie personali, come quella del dicembre 2011-gennaio 2012 alla Camera, Sala del Refettorio) aveva frequentato giovanissima l’atelier di Pericle Fazzini. In seguito, aveva studiato all’Accademia di Belle Arti di Roma, sezione scultura, prima con Attilio Selva, poi con lo stesso Fazzini. Per approfondire lo studio dell’anatomia (indispensabile per un’artista che, un po’ come Leonardo da Vinci, aveva ritratto infinite volte il corpo umano), e completarlo con la fisiologia, aveva conseguito la laurea in Scienze biologiche presso La Sapienza. Parlare di Paola significa parlare d’un’artista poliedrica, specializzata però nella scultura (in marmo e legno, con un’incredibile capacità di ritrarre, in un personaggio, anche la sua psicologia, i suoi moti interiori) e nel disegno.
Amica di studiosi di rilievo come Claudio Strinati, Vittorio Sgarbi, Wladimiro Maraschio, e di maestri come, appunto, Fazzini, e Giacomo Manzù (il cui tratto a volte ricordava, sia in disegni che in sculture lignee), già protagonista della vita intellettuale romana degli anni ‘70-’80, Paola era una persona umile e amabile, che non faceva mai sentire a disagio il suo interlocutore, anche quando capiva di non avere punti in comune con lui. E da tutti, umilmente, cercava sempre di apprendere qualcosa: perché Paola era, prima di tutto, cristiana nel senso vero e immediato del termine, al di là dei catafalchi “dogmatico-liturgici” o, peggio, delle sovrastrutture di potere.
Aveva esposto in varie personali, prima a Roma (Galleria Astrolabio, Palazzo Valentini, l’Università Gregoriana, Palazzo del Laterano), poi al Forte Spagnolo de L’Aquila e a Villa Pisani di Stra a Venezia. Infine, all’estero, col contributo del Maeci, a Lisbona, Vienna, Zagabria, Belgrado, Atene, Salonicco, Zurigo, Helsinki. Sue opere si trovano presso collezioni pubbliche e private: Museo Dantesco di Ravenna, Università Gregoriana di Roma, Castello de L’Aquila, Museo Gulbenkian di Lisbona. Nel 2003 aveva ricevuto il “Premio Minerva” per la Scultura, riservato alle donne particolarmente distintesi nei vari settori di attività. Negli ultimi anni si era dedicata molto all’arte sacra: come con la Mostra personale “Qualcosa di nuovo nell’arte sacra”, presso l’Ateneo Pontificio “Regina Apostolorum” di Roma. In quest’ultima manifestazione, l’artista s’era fatta ritrarre con un gruppo di non vedenti: ai quali, nelle sue esposizioni, dedicava sempre un’attenzione speciale, dando loro l’opportunità di toccare fisicamente le opere e commentarle insieme a lei.
Nel 2020, invece, c’era stata l’inaugurazione ufficiale, da parte dell’arcivescovo di Trento, monsignor Lauro Tisi, del grande bassorilievo in pietra “Ritratto di Rosmini”, sulla parete esterna della casa natale/museo del filosofo a Rovereto. A ottobre 2021, pur affaticata, Paola aveva assistito, con vari amici (tra cui anche la senatrice Paola Binetti), all’ installazione – nella sede della Congregazione delle Suore Carmelitane Teresiane di Roma – del suo bassorilievo “Ritratto di Edith Stein”: la filosofa e mistica tedesca di origine ebraica, allieva di Edmund Husserl, fattasi poi carmelitana scalza e morta, con la sorella Rosa, ad Auschwitz nel 1942 (dal ‘98, infine, per volere di Giovanni Paolo II, Patrona d’Europa). Gli ultimi mesi di vita son stati dedicati da Paola allo studio di un’altra opera, su Armida Barelli: l’educatrice, cofondatrice dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, dirigente dell’Azione cattolica italiana, beatificata dalla Chiesa ad aprile scorso. Sarebbe bello, osserviamo, se quest’opera potesse essere collocata all’entrata del Policlinico Gemelli, o dell’Università Cattolica.
Aggiornato il 07 luglio 2022 alle ore 12:27