John Locke. Liber(alism)o per natura

Il fondatore del liberalismo è un inglese non razionalistico, John Locke (1632-1704). Dico fondatore perché lo pretese sistematicamente, proprio come diritto a essere liberi, in quanto a uomini che vollero la libertà personale ne potremmo nominare, in specie il poeta poematico John Milton. Locke avversa di netto il razionalismo, non crede che la ragione abbia autosufficienza cognitiva, processi logici interni idonei stabilire la conoscenza verace. Per Locke la conoscenza deriva dall’esperienza, dalla sensazione percepita e associata ad altre sensazioni. In anticipo alle sensazioni l’uomo è vuoto, le sensazioni segnano se stesse isolatamente (semplici), vengono associate, piuttosto: si associano (complesse), le percepiamo e formuliamo le idee. La similitudine le associa, e le denominiamo: l’idea di albero, che non esiste in realtà, è una terminologia astratta associativa di percezioni somiglianti.

Se la conoscenza proviene dall’esterno, dai sensi percepienti, di innato non vi è alcunché, nell’uomo. Cartesio aveva ritenuto che l’uomo ha in sé l’idea di perfezione, la quale non può venire dalla realtà, che è imperfetta, dunque viene da Dio, dunque Dio esiste. Locke nega che l’uomo abbia l’idea di perfezione innata e l’idea di Dio (i popoli che venivano “scoperti” lo dimostravano), quindi nessun innatismo, la conoscenza è possibile per il nostro sentire il mondo esterno. Allora Dio è inconcepibile? Locke non si spinge a tale conseguenza, ricorre al consueto principio di causa: il mondo non si crea dal nulla, è creato, e da chi, da Dio. Al dunque, non siamo un mondo nel mondo recando nella nostra mente il mondo, siamo un mondo che riceve il mondo a mezzo delle sensazioni associate. È interessantissimo porre in relazione Francesco Bacone, John Locke e il tentativo odierno della cancellazione culturale e anche naturale. Perché? Perché quando si vuole suscitare un nuovo uomo si annichilisce il preesistente. Con una differenza ciclopica.

Bacone voleva fondare la coscienza-conoscenza scientifica qualitativa eliminando i pregiudizi (Idola), termine attualissimo; Locke vuole ripulire l’uomo da una razionalità legata alla società passata rendendolo aperto a un nuovo percepire, ne dirò subito; oggi vogliamo distruggere l’interiorità individualizzata renitente per ottenere un uomo robotico transgenico a disposizione del potere. Che aveva, per Locke, l’uomo a fondamento ricostruttivo? Opportuno dirlo adesso: se stesso, l’io corporeo, l’individuazione, la soggettività (mia forzatura non falsificatrice), il se stesso padrone, il soggetto, ciascuno è proprietario di sé, quindi non siamo in proprietà dello Stato, della collettività, di una entità comprendente sopraindividuale. Ma, se siamo proprietari di noi stessi, ciascuno, uno per uno, io sono proprietario delle “mie” manifestazioni, del mio me stesso, della mia vita, innanzi tutto, che è mia, della libertà di esprimermi, quale mia manifestazione, della proprietà, anch’essa frutto del mio operare.

Sono diritti naturali. L’individuo non è figlio della società, nascere è un evento di natura, siamo figli della natura, la società deve riconoscere che veniamo dalla natura indossando diritti naturali, che la società deve riconoscere, la società commetterebbe una prevaricazione se ci ritenesse esclusivamente prodotto sociale, sicché quanto essa non riconosce non esiste, non merita tutela. La società non fonda, piuttosto deve riconoscere i diritti naturali: vita, pensiero manifestato liberamente, proprietà. Se mai può intervenire se questi diritti non vengono rispettati mai non riconoscerli, addirittura: se è la società a non riconoscerli il cittadino ha il diritto di insorgere. È il Liberalismo sacramentato. I Parlamenti lo difendano. La proprietà non è quella passivamente ereditata ma riattivata con il lavoro.

Locke non si quieta, cerca di suscitare l’uomo appropriato all’epoca in cui proprietà, vita, libertà si attuavano, nel suo scritto sull’educazione propone il gentleman inglese: laborioso, attento al corpo sano, conoscitore delle lingue, viaggiatore, e soprattutto suscitatore di abitudini propositive che poi da imposte diverranno una natura acquisita spontanea, se mi costringo a svegliarmi alle sei e a dormire alle due, interiorizzerò la volontà. Inutile rilevare che abbiamo codificato il borghese di primo stampo, che si ispirava a una natura armonizzata dalla reciprocità riguardosa (gentleman), io rispetto la tua proprietà, tu la mia, io rispetto la tua libertà, tu la mia, io rispetto la tua vita, tu la mia, e il “tu” si riferisce specialmente allo Stato, che non deve valere più degli individui.

Si accetti o meno la concezione dei diritti naturali che lo Stato deve riconoscere, naturali o no che siano, gli individui li facciano riconoscere. Il liberalismo esiste se esiste e si fa valere il soggetto che non vive di diritti acquisiti ma conquistati. Vogliamo essere liberi. Liberi da uomo a uomo. Liberi dallo Stato se ci tutela dominandoci. Soprattutto liberi di operare per salvare l’umanità dalla catastrofe bellico transgenica. Liberi di ridare dignità alla libertà. Essere europei. Perché se ben ricordo il valore del singolo l’abbiamo inventato noi europei. Separazione della religione dallo Stato, tutela del singolo anche nei confronti dello Stato. Poter dire e poter dire No.

Aggiornato il 27 giugno 2022 alle ore 12:24