Visioni. “Con chi viaggi”, un maldestro remake on the road

Con chi viaggi è il remake italiano di un film spagnolo. Un’opera costruita attorno a uno spunto, che non convince sin dall’inizio. È un breve lungometraggio on the road di 73 (lunghissimi) minuti che perde l’occasione di rendere appassionante una discreta idea di partenza, Quien Viajas, una commedia iberica girata da Martin Cuervo. La versione italiana è diretta da Younuts!, il duo formato da Niccolò Celaia e Antonio Usbergo. I due registi di video musicali hanno all’attivo tre film, incluso il titolo in questione: Sotto il sole di Riccione e Altrimenti ci arrabbiamo (altro rifacimento). Il copione è firmato da Matteo Menduni, Tommaso Renzoni e Pasquale Petrolo (noto come Lillo), che interpreta il ruolo di Paolo.

Il suo è il personaggio centrale del film. È un uomo sulla sessantina che, attraverso un’app, offre un passaggio da Roma a Gubbio. L’obiettivo è ospitare una sola passeggera, Elisa (una raffinata Michela De Rossi), una giovane che torna in Umbria ogni fine settimana, per vedere la madre. Ma Paolo, poco incline alla tecnologia, non ha posto limiti agli ospiti. Così, si aggiungono altri due viaggiatori: Michele (un intimidito Fabio Rovazzi), un tipo taciturno che nasconde numerosi segreti e Anna (una vivace, ma querula Alessandra Mastronardi), una ragazza polemica e battagliera, che odia visceralmente tutti gli ex fidanzati. Dopo qualche ora di viaggio, è proprio Anna a scoprire quale sia la vera identità del guidatore. A questo punto, prende il via un inquietante gioco degli equivoci che si svelerà solo alla fine. E ancora oltre.  

Con chi viaggi viene distribuito nelle sale lo scorso 23 maggio. Il 6 giugno viene mandato in onda anche su Sky Cinema. In seguito, approda sulla piattaforma Amazon Prime Video. Il clima di suspense agrodolce è l’unica coloritura di un film altrimenti anemico. D’altro canto, il primo madornale punto debole del film è rappresentato proprio da Lillo, uno dei migliori comici italiani contemporanei. Eppure, nonostante il suo funambolismo verbale e la sua proverbiale bonomia, il suo sguardo perennemente votato all’assurdo mal si sposa con un’atmosfera dai toni volutamente equivoci. Il gioco che si consuma all’interno dell’auto vira progressivamente dal grottesco al thriller casereccio. Con un risultato evidente: l’inevitabile rischio di ingolfare, letteralmente, il meccanismo già assai faticoso del lungometraggio. Per queste ragioni, le sorprese e le rivelazioni suonano posticce, inverosimili, per niente coerenti. Anche il commento jazz di Francesco Cerasi e Andrea Bellucci suona fuori tono e non riesce a creare il necessario disincanto.

Aggiornato il 24 giugno 2022 alle ore 20:54