Il Primo conflitto mondiale non si limitava alla sola Europa, ma venne di fatto combattuto su uno scacchiere molto più ampio. All’Alto comando tedesco non sfuggì che la vastità stessa dell’Impero britannico lo esponeva fatalmente ad una serie di “punti deboli” che meritavano di essere sfruttati. Un intervento abbastanza minaccioso delle Potenze centrali su uno di essi avrebbe garantito, nella peggiore delle ipotesi, di vincolarvi un numero consistente di forze britanniche, se non addirittura anche di contingenti russi. Forze e contingenti che sarebbero così venuti a mancare in Francia o sul lunghissimo fronte orientale. Uno di questi punti era sicuramente il confine nord-occidentale dell’India. Il governo britannico dell’India era consapevole di quanto una qualsiasi minaccia proveniente dall’Afghanistan e dalla Persia rischiasse di compromettere la stessa “presa” britannica sul sub-continente indiano e le sue variegate popolazioni.

Nel 1914 l’Alto Comando tedesco chiedeva esplicitamente che venisse avanzata a Enver Pasha, Ministro della Guerra dell’Impero Ottomano, la proposta dell’invio di ufficiali turchi accanto ai colleghi tedeschi a Kabul, per spingere l’emiro afghano, Habibullah Khan, ad invadere la valle dell’Indo. In Afghanistan, un popolo bellicoso e un esercito di circa 50mila uomini, deciso e combattivo, sembravano sopportare sempre più a fatica le ingerenze anglo-indiane da sud e la costante minaccia russa da nord.

Nel 1915, al culmine della Prima guerra mondiale, le potenze centrali inviarono una missione segreta, guidata da Oskar Ritter von Niedermayer e Werner Otto von Hentig, alla corte dell’emiro Habibullah Khan. Ad effettuare quello che comunque si configurava come un tentativo all’estremo limite delle possibilità, venne chiamato l’allora primo tenente Oskar von Niedermayer che conosceva già le regioni da attraversare per viaggi di ricerca geologico/esplorativa effettuati pochi anni prima e che poteva contare su un’apprezzabile padronanza della lingua. Malgrado l’incoraggiamento dei sentimenti anti-britannici da parte della Germania e la ribellione degli afghani lungo i confini dell’India britannica l’Afghanistan rimase però neutrale.

Oskar von Niedermayer (1885-1948) fu in sostanza l’equivalente tedesco di Lawrence d’Arabia, con la differenza che egli non riuscì a ottenere il sostegno dell’emiro Habibullah Khan contro gli inglesi, che peraltro lo foraggiavano abbondantemente. In seguito, cioè dopo le vicende narrate nel suo diario, venne mandato come agente nella Russia sovietica e nel secondo conflitto mondiale comandò le legioni filo-naziste di turkmeni etc. Combatté anche in Italia, ma Kesserling lo rispedì in patria perché non abbastanza deciso. Si lasciò catturare dai russi, convinto che i suoi contatti gli sarebbero bastati per un trattamento di riguardo ma morì di lì a poco in un nosocomio russo.

Il libro “Minaccia tedesca a Kabul”, tradotto e curato da Paolo Pozzato, Gastone Breccia e Francesco Ippoliti, pur dedicato prevalentemente alle vicende che videro protagonista l’autore, non mancherà di ricordare quanto fatto dagli altri componenti, riservando un largo spazio alle avventurose peripezie di Seiler ai cui ricordi personali von Niedermayer fa ampio ricorso.

Questo libro non è un romanzo, ma una sobria descrizione di quanto l’autore ha vissuto. Esso si basa sul suo diario scrupolosamente redatto insieme alle annotazioni dei suoi compagni d’armi.

(*) Tratto da Il Nodo di Gordio

Aggiornato il 11 giugno 2022 alle ore 10:42