Il docu-film Come siamo (dietro le quinte), ideato e diretto dal regista Pier Paolo Segneri, è molto più di un documento cinematografico o televisivo, destinato al web, ma è un progetto davvero interessante e coinvolgente, una vera e propria esperienza di vita. La struttura narrativa del backstage, infatti, è autentica, affascinante e spontanea. Soprattutto perché si svolge nel “dietro le quinte” di un film in preparazione, cioè mostra la fase di preparazione di una pellicola o di una serie televisiva che si spera, attori e regista, riescano a realizzare. I protagonisti-attori sono ragazzi tra i 19 e i 26 anni, tutti esordienti, ex allievi – ai tempi del liceo – del professor Segneri, scelti dall’insegnante stesso, che conosce bene le particolarità di ciascuno di loro, i talenti di ogni ragazzo e le singole capacità di ognuno di loro. Di conseguenza, attribuisce i personaggi in virtù di tale conoscenza.
Gli attori, quindi, lavorano sui rispettivi personaggi e indagano, approfondiscono, le diverse esperienze di vita di ogni singolo personaggio, a cominciare dal modo di ragionare e di sentire, individuando la ferita inconscia di ciascun personaggio, i rapporti con i genitori, il talento, il sudore, le ansie, le aspirazioni, i provini e narrando le loro emozioni, le paure, i desideri, il coraggio, la scintilla che li ha spinti ad affrontare questa nuova avventura, soprattutto mostrando l’amicizia che si è creata tra i protagonisti e svelando apertamente la sinergia che si è instaurata tra il professore e gli aspiranti attori.
Il lavoro sul set è caratterizzato dalla gioia e dalla voglia di esprimersi liberamente mettendo in gioco il proprio talento. Infatti, i ragazzi si esibiscono cantando, ballando e recitando. Si è notato, a tal proposito, che la preparazione del dietro le quinte è piena di armonia e serenità, anche se traspaiono alcune ansie dei protagonisti, quando stanno per entrare in scena, pur rimanendo molto naturali e disinvolti nell’esprimersi. Bravi. Il docu-film è emozionante, espressivo, divertente ed è una grande occasione per far riflettere lo spettatore su argomenti che, molto spesso, le persone non affrontano e su cui non si soffermano a ragionare e a pensare, nonostante riguardino tutti noi. La cosa incredibile è che i protagonisti della storia narrata, attraverso l’espediente del backstage, riescono a trasmettere tutto questo e molto altro ancora, in un’ora e quaranta minuti, la durata classica di un film. Tutto viene raccontato con amore, soprattutto attraverso gli sguardi, poiché gli occhi sono lo specchio dell’anima. La scenografia e la sceneggiatura sembrano sposarsi fedelmente come se entrambe, pur così diverse, coincidessero in una medesima forma di scrittura creativa e sono realizzate, scenografia e sceneggiatura, con un medesimo pensiero strategico: quello di trasmettere amore, e invoglia così lo spettatore a vedere e a sentire le emozioni e i pensieri dei personaggi.
L’introduzione dei personaggi-attori viene fatta attraverso confessioni, analisi dei personaggi, svelamento psicologico dei personaggi, dialoghi efficaci o monologhi interessanti. A tal proposito, il monologo che mi ha colpito di più è stato quello dell’attrice Martina Fianchini, che esprime un pensiero che condivido pienamente, cioè che tutti noi possiamo davvero credere in noi stessi soltanto se c’è qualcuno che riconosce i nostri talenti e le nostre capacità, seppur nascoste, credendo pienamente in quello che facciamo e, inoltre, si è notato – dalla sua recitazione – che è una persona molto sensibile. La struttura narrativa fa scattare l’attenzione sul racconto dei conflitti interiori ed esteriori dei ragazzi che, dalle difficoltà e dalle sconfitte, cercano di risalire credendo nelle proprie capacità.
Non a caso, il ritmo della storia è basato specialmente sul coinvolgimento diretto dello spettatore. I temi su cui si sofferma il docu-film sono: l’importanza delle relazioni umane e sociali, il bisogno di amare ed essere amati, ma soprattutto si sofferma sull’importanza di esprimere noi stessi senza vergognarsi della propria identità, l’essere altruisti e non egoisti, avere autostima di sé stessi e, infatti, lo scopo principale del docu-film è proprio quello di trasferire e trasmettere questi messaggi di vita con spensieratezza. Di conseguenza, questo dietro le quinte ci insegna che si può credere davvero in noi stessi soltanto se si trova almeno una persona capace di riconoscere le nostre qualità e talenti, quindi se si ha la fortuna di trovare qualcuno che crede in noi. Perché questa piccola cosa ci può migliorare la vita.
Insomma, il Come siamo (dietro le quinte) è un docu-film che ci aiuta a non essere sempre sospettosi, di non diffidare sempre e comunque degli altri, ma di essere meritevoli di fiducia e di avere fiducia negli altri perché, altrimenti, si rischia di isolarsi, di dare la caccia all’untore, di caricarci di pregiudizi verso gli altri, di costruirci falsi nemici. Occorre essere umili, questo afferma il backstage di Pier Paolo Segneri, ma non bisogna mai rassegnarsi e, anzi, è necessario vivere con amore e libertà rispettando il prossimo.
Nel corso del docu-film ci viene presentata anche la bravissima costumista, Valentina Ciaralli, una vera professionista, molto attenta al ruolo dei ragazzi e, inoltre, c’è da segnalare la presenza di uno special-guest, lo scenografo Francesco Bronzi che, in tale contesto, interpreta se stesso attraverso un’amichevole partecipazione al film, ma la scenografia è firmata da una delle attrici protagoniste, Valentina Cairoli. Infine, sono state molto espressive e comunicative le musiche del docu-film, firmate e interpretate da un altro studente di ieri del professore, Lorenzo Tarquini.
Aggiornato il 03 maggio 2022 alle ore 10:01