“Finale a sorpresa”: il compleanno del boss

Quando si è straricchi, che cosa si può regalare al mondo e alla società, in occasione dei tuoi ottanta anni, in modo da essere ricordati per sempre? Decisamente due cose: la produzione epocale di un film vincente, premiato con tanti Oscar; o un bel ponte avveniristico nuovo di zecca. O anche tutti e due! Bene, nel primo caso, i caratteri del gruppo cinematografico di contatto e le sue vicissitudini sul set vengono raccontate in Finale a sorpresa, per la regia di Gastón Duprat e Mariano Cohn, in uscita nelle sale italiane dal 21 aprile. Poiché tutto deve svolgersi nel segno della megalomania, dato che l’importante non è quanto costa il cast e il film, ma come e quando lo si realizza, dopo aver pagato una fortuna per l’acquisto dei diritti esclusivi di un romanzo mediocre da cui trarre la sceneggiatura, vengono scelti dal produttore il meglio del meglio degli artisti più richiesti sul mercato, tra cui una regista dichiaratamente omosessuale, Lola Cuevas (Penelope Cruz), e due attori famosi, antitetici l’uno all’altro, Félix Rivero (Antonio Banderas) e Iván Torres (Oscar Martínez).

Il primo, terribilmente superficiale, simpatico e sciupafemmine, idolo delle donne a caccia di avventure assai poco galanti ma molto goderecce; l’altro un intellettuale pauperista irriducibile, che tiene corsi colti di recitazione in un lurido scantinato, a beneficio di studenti sfigati aspiranti attori, e viaggia in classe economica per distinguersi dagli altri suoi colleghi tutta abbronzatura e poco cervello, come Félix Rivero.

Per avere a che fare con due tipi così, non c’è nulla di meglio che metter sopra le loro teste una tiranna dispotica come la regista Lola Cuevas, che li stressa da vera vampira, imponendo loro l’accettazione di tutte le sue piccole e grandi manie in fatto di recitazione. Ma lei stessa è un soggetto da intenso stress, che si circonda di segretarie tuttofare, inespressive e anodine, maschili e professionalissime, al contrario di Félix che brilla per estrema superficialità anche nella scelta del suo segretario personale; per non parlare poi del tipo di donne che vanno e vengono dal suo appartamento.

Tutto all’opposto di Iván, con una moglie grassottella e bruttina, un’intellettuale che scrive raccontini un po’ scemi per bambini piccoli: e tutti e due ascoltano brani cervellotici di musicisti moderni, scambiando per vere note i rumori di un martello che percuote la parete del loro soggiorno! Insomma, un film ultraleggero e tutto da ridere, girato interamente in interni e grandi spazi architettonici nelle adiacenze di strutture moderne, in cui regista e attori stanno come tanti galli da combattimento appollaiati su sedie e divanetti, o in posizioni yoga, misurando ciascuno la portata del proprio ego. Ed è quello della vampirissima Lola a sovrastare tutti, da una cabina di regia che abita e si attrezza come lei vuole e le aggrada per realizzare tutto ciò che le passa per la testa.

Sempre Lola al centro di tutto, che non accetta consigli da nessuno dei due pur espertissimi attori, pretendendo da loro fin nei più minuti dettagli l’assoluta conformità alle proprie regole, che siano nella dizione o negli scenari dell’arena in cui sono calati senza pietà i suoi due galli da combattimento, di cui osa triturare perfino i ricordi più cari! Ed è vero che, nonostante queste briglie fin troppo serrate sulle loro mascelle, i due sono lasciati correre per affinare esercizi di bravura che affascinano l’intero trio per l’arte della menzogna quando sconfina in virtuosismo impagabile, in cui i due di turno che ascoltano sono rapiti dal racconto verosimile del terzo tra di loro.

Ma, mentre Lola non ha trucchi di sorta (il tutto le viene ispirato dai suoi eccentrici appunti, che appaiono all’esterno come un collage di brandelli di carta e di colori senza continuità apparente), gli altri due, per stupire, affascinare e attrarre l’attenzione della loro despota e degli altri consumatori seriali di cocktail nelle occasioni mondane, danno fondo a tutta la loro arte consumata di attori per battute implacabili, eccitando stati d’animo che sono un vero capolavoro di bravura, satira e ilarità.

Non c’è nulla di veramente impegnato in Finale a sorpresa, tranne forse una cosa truculenta ma serissima di come si bacia con passione una donna: falliscono miseramente la prova Félix e Iván, ridicolizzati dall’atto amoroso travolgente ed esemplificativo di Lola con la giovane attrice, parente del produttore, che si toccano oscenamente di santa ragione, provando un piacere senza pari in questa loro dimostrazione di prepotente omosessualità. Insomma, divertente in tutto, soprattutto nella conclusione finale semi inaspettata, in cui la perfida e determinatissima Lola volge a proprio favore una tremenda disgrazia e ne fa il cavallo di battaglia per il successo finale del suo film. Ma, forse, non accade proprio così nella vita di tutti i giorni?

Aggiornato il 15 aprile 2022 alle ore 12:21