Il cristianesimo di San Paolo

Cristo non teorizzò, profetizzò. Sia uomo, sia Dio, profetizzò. Frasi chiare, visione del futuro netta, prossimo o lontanissimo secondo gli intendimenti, visione umano-cosmica, visione per l’eternità, salvezza-dannazione, amore diluviale, e che chi soffre riceva pietà. In terra e oltre terra, pietà, che non esista chi soffre e non riceva pietà, e chi fa soffrire patisca lui il patire che suscita o sia anche egli perdonato in una pietà onnicomprensiva. Soffriva di vedere soffrire, Cristo. A differenza del suo compassionevole anticipatore, Buddha, che aveva benevolenza distaccata verso ciò che vive, Cristo soffriva in chi soffriva e intendeva soffrire lui e sgravare il dolore dagli altri. Toglieva il peso dalla schiena del prossimo e lo caricava sulla sua, umana e divina.

Concepì di soffrire purché non soffrissero gli altri. Quando secoli e secoli trascorsi il suo avversario profetico sentì la pietà verso chi soffre, un disgraziato cavallo bastonato, lo abbracciò fraternamente. Impazzì, del resto lo aveva sempre dichiarato, la vera pietà strazia chi la sente. Era Friedrich Nietzsche. Dicono i musulmani che il Cristianesimo è una religione impossibile. È impossibile la pietà, il non rispondere al male? Quando Cristo uomo morì e Cristo Dio uomo risorse, cominciò l’indagine sulla possibilità del Cristianesimo. E nacque il Cristianesimo.

Saulo era un ebreo al servizio di Roma. Perseguitava i cristiani iniziati alla nuova fede. Sulla via di Damasco, una folgore lo abbatte, una voce lo accusa: “Saulo, Saulo, perché mi perseguiti?”. L’atterrito chiede: “Chi sei Tu, o Signore”. “Sono Gesù, che tu perseguiti. Alzati, entra nella città, ti sarà detto quel che devi fare”. Saulo è accecato (è il passato da non credente che lo acceca). Viene ospitato a Damasco, il Signore chiede al credente Anania di recarsi da Saulo e guarirlo.

Lui, conoscendo quanto egli sia persecutore dei credenti, rifiuta. Il Signore Gesù lo conforta, dice che ha scelto Saulo come evangelizzatore. Anania guarisce Saulo, il quale digiunava, ed ora “vede” e riprende le forze. Da questo momento, ormai nella luce della verità (la fede) diviene Paolo, il diluvio cristiano sul mondo, una sorta di anima mundi, diviene l’ombra attiva di Cristo, insieme a Maometto l’uomo più operoso della storia, quale trasformatore della mentalità. Gli ebrei tentano di ucciderlo, i cristiani lo salvano, lo recano a Gerusalemme. Fedeli ed apostoli sospettano che dentro Paolo regga ancora Saulo. Un fedele , Barnaba, li rassicura, dicendo che “Saulo è ormai Paolo, gli ebrei lo perseguitano”.

La circoncisione, ecco il problema. Se il Cristianesimo mantenesse la circoncisione, sarebbe una maniera di essere dell’ebraismo. Che decidere? Paolo è lo spartiacque, spezza il Cristianesimo dall’Ebraismo staccandolo dalla circoncisione. È il momento fatale. Cristianesimo non è un modo dell’Ebraismo, è una religione per tutta l’umanità, circoncisi e non circoncisi. Questa è una religione di salvezza per l’intera umanità. Sì, l’Ebraismo prepara il Cristianesimo, i Profeti, Dio, ma il Cristianesimo oltrepassa l’Ebraismo, è una religione di salvezza, e la salvezza non può concernere un solo popolo. La circoncisione si trasforma da fisica a identificazione spirituale. Chi fa guerra per tale sconvolgimento è Paolo.

La salvezza lo ossessiona, e ispirerà altre personalità: Agostino, Dante, Michelangelo, Lutero, Calvino, Giansenio, Pascal, Kierkegaard per dirne alcuni. Il peccato lo tortura. L’uomo? Un peccatore abominevole. Da Adamo a venire ereditiamo l’abiezione strisciante. Salvarci da noi? Presuntuosa assurdità. Che vanagloria è mai questa! Il miserabilissimo uomo riterrebbe se stesso capace di salvarsi. E che sarebbe venuto a compiere Gesù se l’uomo può salvarsi da sé? È proprio lui che si è fatto uccidere per salvarci. Ancora una volta si è addossato l’uomo per tutelarlo, morendo per lui. Ci ha consentito di non morire. Noi, incapaci di salvarci. Cristo ci salva, e si sacrifica e soffre e riscatta il peccato al nostro posto. Una sostituzione dalla condanna a morte per essere peccatori.

Lui si pone davanti agli esecutori della condanna, in quanto peccatori al nostro posto. Ucciso lui, noi scampiamo. Però, ecco l’abisso: dobbiamo credere che lui ci salva, soltanto con tale trasposizione siamo salvi! È la fede in Cristo salvatore a salvarci. esclusivamente la fede? Paolo dice questo: l’uomo è un miserevole peccatore. Non fosse venuto Cristo a riscattarci sacrificandosi per noi, strisceremmo tra polvere e fango e nella dannazione? Dobbiamo umilissimamente credere in Cristo e non in nostri meriti per la salvezza? Secoli di contrasti. Dio? La Fede? Le opere? Il nulla del tutto?

Aggiornato il 13 aprile 2022 alle ore 09:29