La pittura in versi di Davide Romanò

Si è conclusa da poco, con un prestigioso finissage, la mostra del pittore – e poeta – Davide Romanò alla galleria “Arte Sempione” di Roma, magistralmente curata – come sempre e senza alcun dubbio – dal professor Egidio Maria Eleuteri, che ha da tempo preso sotto la sua ala protettrice, da decano della critica d’arte dell’Ottocento e del Novecento qual egli è, questo giovane artista alla sua prima esposizione capitolina.

Le opere di Romanò, chiosate dalle sue stesse poesie in versi liberi, si situano certamente in quell’immaginario metafisico della contemporaneità postmoderna, che però racchiude un cuore vibrante di passione antica, non comune in tutti e sebbene si orienti verso la scomposizione astratta dell’immagine, al tempo stesso la conserva nella sua più pura essenzialità. Opere profondamente soggettive che con i loro colori squillanti illuminano e squarciano il grigiore di questi tempi, mutandosi in un racconto musicale e cromatico, a tratti sinestesico, formato com’è da parola scritta e segno sulla tela. Il richiamo a Paul Cézanne appare così fatto proprio e trasmutato dalla tensione creatrice dell’artista lombardo che sicuramente avrà, in un futuro a breve termine, ulteriori motivi di condividere le proprie opere con un più vasto pubblico, anche all’estero, vivente com’è della propria dimensione extraterritoriale, dinamica, di un mondo i cui confini si fanno ogni giorno più labili, anche grazie all’arte.

Non ci resta che attendere la prossima esposizione delle opere “ipnotiche” di Davide Romanò e poterne godere insieme la poesia divenuta pittura.

Aggiornato il 07 aprile 2022 alle ore 12:39