Gianfranco Funari, l’anima pop della tv

Popolare, per qualcuno nemmeno troppo populista, per qualcun altro un paraculo. Una gallina dalle uova d’oro, un influencer quando i social erano un microrganismo unicellulare, un mattatore sicuro di sé, con un gran difetto a suo dire, ovvero non avere paura di niente. Lui era, è e sarà Gianfranco Funari.

Il docu-film andato in onda lunedì 21 marzo (per i 90 anni della nascita del presentatore) su Sky Documentaries (“Funari, Funari, Funari”) è il frutto di un’idea di Andrea Falorni e Andrea Frassoni (Libero Produzioni Tv): un viaggio nella televisione del secolo scorso, quella che ha salutato i tumultuosi anni Settanta e che si è apprestata ad abbracciare un decennio rivoluzionario, dove Gianfranco Funari ha lasciato una impronta indelebile. Croupier da giovane, poi il mondo del cabaret fino a Torte in faccia su Telemontecarlo cui seguì Abboccaperta, palcoscenico per l’ordinary people, ovvero la gente della strada, quella che ha questa o quella posizione. E lì si piazzava proprio Funari, il mediatore, che si è così posto l’obiettivo di portare la democrazia sul grande schermo, con uno schema semplice quanto efficace: domanda-conduttore-popolo.

Il doc si è snodato focalizzando l’attenzione su tre periodi della vita di Gianfranco Funari (anni Ottanta, Novanta e Duemila) e catturando le parole dell’ex moglie Rossana Seghezzi e di Morena Zapparoli (legata allo showman dalla fine degli anni ’90), ma anche di Piero Chiambretti, Paolo Bonolis, Aldo Grasso, Vittorio Sgarbi, Massimo Bernardini, Paola Severini, Matteo Bordone. Il passaggio in Rai (Mezzogiorno è) e dopo in Fininvest (Mezzogiorno italiano), i litigi “con destra e sinistra”, ma pensando sempre che la gente comune doveva avere diritto di parola. Quella gente comune che, il giorno del funerale del giornalaio d’Italia, riempì la chiesa di San Marco a Milano. Già, perché di vip e politici ce ne erano ben pochi. Ha diretto il quotidiano l’Indipendente (con poca fortuna), sperimenterà gli spazi delle televisioni locali (Zona franca): ritornerà in Mediaset e in Rai, correrà come sindaco di Milano, non si risparmierà mai, tra belle donne e sigarette.

È morto nel 2008 e il suo genio ha lasciato un vuoto incolmabile. Molti hanno provato a emularlo, ma l’unico che è riuscito a imitarlo è stato il comico Corrado Guzzanti il quale, in una frase, ha riassunto l’essenza dell’opinionista romano: “Hai presente quando spiri, che ce sta’ quella grande luce bianca? È a carico vostro”.

Aggiornato il 22 marzo 2022 alle ore 17:14