Anche il sole tramonta. Ed anche la Grecia tramonta. Ma è un tramonto lucente rosa azzurro con sfarzi di raggi nelle ombre serali. Il tramonto della Grecia: chi sa se le stelle piansero, sarebbe stato un coro iperuranico, la processione delle stelle , di sicuro Venere, Marte, Mercurio, Giove Saturno patirono di non guardare la loro madre, la Grecia, generatrice di divinità perenni, di miti sorgivi della bella e sana giovinezza, non esiste la vecchiaia nella Grecia, sani, belli, vitali, armoniosi, marmorei, è l’equilibrio incarnato negli uomini e nei templi, nelle sculture, nelle scritture, sono limpidi anche nel tragico, il punto centrale della terra, come bisogna vivere nell’appropriato modo di vivere. Vi sono state civiltà sacre ma la Grecia ne forgia quella irraggiunta. Epicuro rappresenta gli aspetti del pensiero greco dell’epoca successiva all’epoca “classica”.

Egli è nello stesso tempo colui che sigilla la grande civiltà della Bellezza, della Verità, dell’amore per la vita, ma insieme, la difesa della vita dalla vita, il rifugio nella cerchia ristretta degli amici, il vivere nascosto, l’abbandono di ciò che costituì a gloria ateniese: la partecipazione alla vita pubblica. Nacque a Samo nel 342 a. C., morì nel 270. Ad Atene fondò una Scuola, i Giardini di Epicuro, una Scuola che era anche una Comunità di vita, al pari delle Scuole filosofiche del passato ed ancor di più per ragioni che diremo. Epicuro riprende la divisione dei campi filosofici stabilita da Aristotele e che resterà ferma per secoli: Metafisica, Fisica, Etica, Logica.

In quanto alla Fisica, Epicuro accetta la teoria enunciata da Democrito nel V secolo, la teoria atomistica, Democrito riteneva che la realtà fosse materiata di corpuscoli indivisibili, atomo significa in greco, appunto, non divisibile; questi corpuscoli, di varia grandezza, precipitavano nel vuoto e associandosi costituivano i corpi, tutto ciò che esiste sarebbe dunque costituito da materia, atomi, per Democrito, ed è determinato dal movimento. Gli atomi sono difformi per grandezza e per movimento, l’aggregazione avviene secondo la loro grandezza, gli atomi più consistenti si pongono al centro. Tutto ciò che avviene in natura è determinato dalle caratteristiche degli atomi, senza alcuna libertà.

Per Democrito possediamo una conoscenza che proviene dai sensi che ci fanno percepire le qualità degli atomi secondo il nostro criterio valutativo: sapore, odore, sono qualità soggettive; sono invece qualità oggettive, il movimento, il peso. Le qualità oggettive ci forniscono una conoscenza vera. Per Democrito l’uomo deve trovare la felicità nella serenità. Epicuro riprende l’atomismo di Democrito ma non accetta il vuoto né il determinismo. Infatti , se esistesse il vuoto gli atomi avrebbero la medesima velocità, inoltre ritiene che il movimento non sia deterministico, avvengono scarti, mutamenti, che egli chiama Clinamen, si che non esiste niente di determinato nella realtà e nella vita. Di sicuro l’incertezza dell’epoca, ormai con la Grecia senza indipendenza, suggeriva questa concezione di una totale imprevedibilità dell’esistenza, e del reale. L’anima è composta di atomi più sottili ma è anch’essa materiale. Noi conosciamo gli oggetti in quanto da essi ci pervengono effluvi che colpiscono i sensi, la conoscenza avviene mediante i sensi .

Epicuro e l’epicureismo sono celeberrimi per quanto traggono dalla convinzione che tutto ciò che esiste è formato da atomi, L’anima è niente più che un corpo meno consistente ma corpo, dunque muore con il corpo. La morte, secondo Epicuro, non deve angosciare. Egli, e soprattutto il suo eminente seguace, il romano Tito Lucrezio Caro, modificano la concezione corrente, giudicando preferibile morire e concludere la consapevolezza che supporre un’anima immortale che può incorrere in pene eterne (Shakespeare svolgerà la medesima convinzione in Amleto). Del resto, argomenta Epicuro, non conosceremo la morte perché quando viviamo la morte non c’è, quando moriamo non ci siamo noi, al dunque non avremmo in alcun momento, un “incontro” con la morte. Perché soffrire di quanto mai conosceremo? (Errato, pensandola la viviamo!).

Occorre, piuttosto, vivere sereni, imperturbabili (atarassia), senza ricorrere agli Dèi, gli Dei se ne stanno in mondi lontani, immortali, indifferenti all’uomo, giacché se vedendo le nostre sofferenze non intervengono sarebbero malvagi o impotenti, meglio dunque supporli estranei. La vita pubblica non va presa in conto, piuttosto coltivare l’amicizia ed un piacere moderato, non inseguendo beni superflui ma quelli naturali e necessari. L’Epicureismo è una filosofia in difesa da tempi affliggenti. Le scuole filosofiche diventavano un ristretto gruppo di persone che trovavano conforto e salvavano qualcosa del pensiero classico, che era stato però affermazione della vita non difesa dalla vita.

Anche gli Stoici, gli Scettici, vedremo, più che vivere cercano di sopravvivere tra pochi all’avvento della barbarie. Sarà un problema che si ripeterà e si ripete. Come salvare la civiltà, l’arte, la bellezza, la “forma” in epoche anomiche, dismesse, a testa in giù, affluviate? Comunque, nessun attualismo con i tempi di oggi. Allora la “tendenza” del pensiero classico diede comunque un’altra civiltà. Alessandro Macedone conquistando la Persia, giungendo all’Indo raccoglieva le civiltà e le fondeva e ne venne l’ellenismo. Anche Cesare. Anche Federico II lo Svevo, Tamerlano. Anche Napoleone. Rapporti di civiltà. Quelli.

Aggiornato il 22 marzo 2022 alle ore 14:35