La festa di San Patrizio: dalle origini alla cultura di massa

Nato nella Britannia romana, rapito dai pirati e portato in Irlanda come schiavo all’età di 16 anni. Fuggito, torna missionario per portare la cristianità al suo popolo. San Patrizio è il patrono d’Irlanda, e oggi si celebra la festa in suo onore, il St. Patrick’s Day. Un uomo che si è avvicinato alla religione in tarda età, in Francia, dopo essere sfuggito alle mani della schiavitù. È stato un sogno, una visione, a proporgli l’idea di cristianizzare la terra dove fu prigioniero. Diventa vescovo nel 432 e viene presto inviato come missionario in Irlanda da Papa Celestino I. Un uomo pratico, che capisce di dover incorporare i riti pagani con la religione di Roma, per riuscire nel suo scopo. La leggenda narra che ha spiegato la trinità (padre, figlio e spirito santo) utilizzando le tre parti del trifoglio, simbolo della regione. Il mito racconta che Patrizio, dopo 40 giorni e 40 notti di preghiera, abbia scagliato una campana dalla sommità del monte Croagh Padraig, scacciando tutti i serpenti dall’Irlanda. La caduta di questa nella Baia di Clew, oltre a fugare gli aspidi, avrebbe creato le isole che contraddistinguono quella zona. Storie a parte, il vescovo ha dato ordine all’organizzazione ecclesiastica, creando consigli, fondando monasteri e dividendo in diocesi il territorio della nazione.

Il 17 marzo si celebra l’eredità di questo personaggio, data presunta della sua morte. All’inizio, la festa consisteva nella marcia di una parata. La prima viene registrata nel 1601, non in Irlanda, ma in America. Sul suolo dell’odierna St. Augustine, in Florida. Le celebrazioni cominciano a crescere esponenzialmente dal 1772 quando un plotone di soldati irlandesi dell’esercito inglese, a New York City, hanno marciato onorando il loro santo patrono. Nel diciottesimo secolo, a causa di una tremenda carestia, quasi un milione di irlandesi cattolici sono scappati negli Stati Uniti. Boston, Chicago, New York, sono le città dove si trovano la maggior parte degli immigrati. Da qui, grazie alla spensieratezza, al colore e alla vivacità della festa, di carattere cattolico-nazionale, è diventata una celebrazione mondiale della cultura e del retaggio irlandese.

Il verde impera durante questo giorno di metà marzo, il Chicago River viene tinto del colore del trifoglio e viene servita birra (bevanda nazionale insieme al Whisky) verde. La pianta fortunata, il piatto tipico – a base di bacon e cavolo – e il leprecauno. Questo, che in irlandese significa “ometto dal corpo piccolo”, deriva dalla mitologia celtica. Questi corrispettivi delle fate erano principalmente i loro calzolai. Irritabili, vivaci e furbi, si dice che facessero di tutto per proteggere i loro grandi tesori, colmi di monete d’oro. Forse il momento dei festeggiamenti che salta più all’occhio, è la sera. Viene celebrata la tradizione dei pub, con bevute molto spesso eccessive, balli e canti popolari. Per la diffusione nella cultura di massa del St. Patrick’s Day sono stati importantissimi gruppi musicali come i Dubliners e i Pogues. I due hanno reinterpretato in chiave moderna le ballate della tradizione irlandese, con i secondi che hanno preso una deriva decisamente più punk. The Irish Rover, Seven Drunken Nights e Whiskey in The Jar sono solo tre delle innumerevoli canzoni registrate dai due gruppi che vengono ogni anno, il 17 marzo, cantate all’unisono in tutti gli Irish Pub del mondo.

Sempre nell’ambito musicale, Tourism Ireland ha organizzato un festival digitale, chiamato Green Button Festival. Per prendere parte a questa rassegna musicale basterà scansione un Qr-code presente sui tabelloni pubblicitari delle maggiori città del mondo: Times Square a New York, Westfield London, Via Dante a Milano e Sydney Cove. In Italia il teatro delle celebrazioni saranno gli Irish Pub. Il Joy’s Pub di Bari ha organizzato tre giornate di festa, iniziate ieri con una fiaccolata inaugurale. Allo Shamrock Pub di Roma, ritrovo soprattutto di giovani studenti da tutto il mondo, ci si prepara a cantare, ballare e soprattutto bere alla maniera irlandese, più del solito. Infine è da segnalare la presenza degli Achtung Babies, probabilmente la più famosa cover band degli U2 dello Stivale, al The Gammon, a Roveredo in Piano.

Aggiornato il 17 marzo 2022 alle ore 13:15