Alcune proposte di questo mese a teatro: Camus, Mazzantini e Panatta
Nonostante quello che abbiamo vissuto in questo ultimo periodo, dagli effetti del Covid a quelli di una guerra della quale non abbiamo ancora ben chiari i veri motivi scatenanti, da quello che in futuro molto vicino sarà il “lusso di fare la spesa” e il prossimo oscuramento delle strade per ridurre i consumi di energia, gli spettacoli che sono in scena in questi giorni ci ricordano che il teatro è il luogo che premia la nostra intelligenza e il piacere di essere al mondo. A marzo, finalmente, abbiamo molti allestimenti di buon livello tra i quali vanno segnalati: Peste. Il tentativo di essere uomini scritto con la solennità maschile e l’attualità di Albert Camus, Manola di Margaret Mazzantini e Civico 33 di Emanuela Panatta.
Serena Sinigaglia ha rielaborato per il teatro, con la traduzione e l’adattamento di Emanuele Aldovrandi, il fortunato romanzo di Camus, Premio Nobel nel 1957, La peste. Il rapporto con i nostri giorni è evidente: in una città dove non ci sono giardini né fiori c’è una misteriosa moria di topi. È il primo segno di una epidemia che costringerà tutti a chiudersi in casa per evitare il contagio della peste, prima bubbonica poi polmonare. A causa del cordone sanitario, un gruppo di attori resta confinato in teatro e non può far altro che riproporre sempre la stessa rappresentazione. Gli interpreti di questo “testo necessario”, come lo ha definito la regista, sono Marco Brinzi, Alvise Camozzi, Matteo Cremon, Oscar De Summa, Mattia Fabris.
Manola di Margaret Mazzantini, che vede sul palcoscenico Nancy Brilli nel ruolo di Anemone e Chiara Noschese in quello di Ortensia, due sorelle naturalmente diverse e da sempre in contrasto tra loro, è un gioco teatrale di piacevole e divertente leggerezza. Manola in realtà è un interlocutore esterno al palcoscenico, una entità terapeutica alla quale rivolgersi e forse, probabilmente, è il pubblico stesso ad essere chiamato in causa e a intervenire in un gioco di specchi tutto al femminile.
Civico 33 è tratto dall’omonimo libro di Emanuela Panatta che, tra un monologo e l’altro, ospita una serie di appunti e riflessioni di tanti personaggi dello spettacolo. Monolocale Produzioni ha creduto nella versione teatrale interpretata dall’autrice e da Alessandra Fallucchi, che insieme ne hanno curato l’adattamento e la regia.
In un palazzo, al civico 33 appunto, si incrociano tante storie, tutte al femminile, di diversi personaggi che hanno da raccontare ciascuna la propria tragicomica vicenda. In comune hanno la certezza che non è l’uomo ad essere il salvatore delle loro vite ma è la capacità di riconoscere, di dire e di dirsi quali sono gli aspetti deboli del proprio essere, di ritrovare un proprio centro di equilibrio. Due donne che diventano mille donne, due attrici che rappresentano la forza dell’universo femminile declinata in tutti i suoi colori e che non si rassegna alla precarietà del lavoro e dell’amore.
In questi spettacoli si trova la certezza che l’umanità non si può ridurre a schiere di follower o di clienti Amazon, di telespettatori seriali o di sbandieratori pacifisti sempre indiscutibilmente dalla parte giusta, ma è fatta di persone vere dotate della capacità di pensare e di sognare, grazie al cielo, come da sempre lo è il teatro che, per citare Nancy Brilli, in questo momento “deve offrire qualità”.
Aggiornato il 15 marzo 2022 alle ore 14:16